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(Ansa)
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Gli Usa in pressing sull'Italia per sbarrare la Nuova via della Seta cinese

Mentre Biden si accinge a nominare il nuovo ambasciatore in Italia, lo Speaker McCarthy viene ricevuto a Palazzo Chigi da Giorgia Meloni. Al centro di tutto sta il controverso memorandum cinese

Gli Stati Uniti auspicano che l’Italia non rinnovi il controverso memorandum sulla Nuova via della Seta. È anche in quest’ottica che vanno probabilmente letti due elementi.

In primo luogo, il sito Axios ha riportato che Joe Biden avrebbe deciso di nominare finalmente l’ambasciatore a Roma. Ad essere stato individuato per l'incarico sarebbe, in particolare, Jack Markell: ex governatore democratico del Delaware e attuale ambasciatore statunitense presso l’Osce. Ricordiamo che gli Usa non hanno l’ambasciatore in Italia dal gennaio del 2021, da quando cioè lasciò l’incarico Lewis Eisenberg, che era stato nominato da Donald Trump nel 2017. In secondo luogo, oggi pomeriggio Giorgia Meloni riceverà a Palazzo Chigi lo Speaker della Camera americana, il repubblicano Kevin McCarthy, che arriverà alla guida di una delegazione di deputati bipartisan.

È bene a questo proposito sottolineare che a Washington si registra un consenso politicamente trasversale quando si tratta di rapporti con Pechino. L’amministrazione Biden sta cercando di contrastare da tempo la Nuova via della seta. Dall’altra parte, anche l’importante think tank conservatore americano Heritage Foundation ha di recente esortato il governo italiano a non rinnovare il controverso memorandum, firmato dal governo Conte I nel 2019 sulla scia della strada aperta dal governo Gentiloni due anni prima. Non va inoltre dimenticato che McCarthy sposa delle posizioni piuttosto severe nei confronti di Pechino. Il mese scorso, ha per esempio incontrato in California la presidentessa di Taiwan, Tsai Ing-wen, innescando la reazione furente del Partito comunista cinese.

Sotto questo aspetto, a Washington sono comunque rassicurati dall’atlantismo della Meloni, che si è notevolmente discostata dalla linea filocinese dell’esecutivo giallorosso. L’attuale presidente del Consiglio ha dichiarato il suo sostegno a Taiwan, irritando l’ambasciata cinese a Roma. Ha inoltre rafforzato i legami dell’Italia con l’India: quella stessa India che rappresenta un rivale strategico per Pechino. Tra l'altro, gli americani sono rassicurati dalle politiche pro Kiev che Palazzo Chigi ha finora condotto.

Infine, ma non meno importante, proprio l’attuale governo italiano rappresenta oggi il laboratorio politico per la costruzione di un’inedita alleanza tra Ecr e Ppe in vista delle prossime elezioni europee. Un’alleanza che a Washington viene vista con estremo interesse non solo dai repubblicani ma anche da pezzi del Partito democratico. Gli Stati Uniti auspicano infatti la creazione di un blocco europeo saldamente atlantista che marginalizzi il Pse: uno schieramento, quest’ultimo, da sempre su posizioni filorusse e filocinesi. Non si può quindi affatto escludere che, nel suo incontro odierno con McCarthy, la Meloni affronti anche questo dossier. È d’altronde chiaro che una simile alleanza politica avvicinerebbe Bruxelles a Washington, allontanandola contemporaneamente da Mosca e Pechino. La questione del memorandum cinese ha, insomma, delle ripercussioni che vanno ben oltre i confini del nostro Paese.

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Stefano Graziosi