Caso Trump: il procuratore di Manhattan fa causa ai repubblicani
Donald Trump (Ansa)
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Caso Trump: il procuratore di Manhattan fa causa ai repubblicani

Le conseguenze dell'incriminazione dell'ex presidente americano si fanno sempre più imprevedibili

Si allarga lo scontro politico e giudiziario sulla vicenda dell’incriminazione di Donald Trump. Il procuratore distrettuale di Manhattan, Alvin Bragg, ha fatto causa al presidente della Commissione Giustizia della Camera, Jim Jordan, dopo che i deputati del Partito repubblicano, alcune settimane fa, hanno avviato un’indagine parlamentare su di lui. Un’inchiesta finalizzata a far luce su un eventuale coordinamento tra la procura e il Dipartimento di Giustizia in riferimento all’incriminazione dell’ex presidente. Non solo. Il Gop ha anche intenzione di vederci chiaro sull’eventuale uso di fondi federali in relazione a questo caso.

“Il Congresso non ha alcun valido scopo legislativo per impegnarsi in una campagna di molestie come rappresaglia per le indagini del procuratore distrettuale e il perseguimento del signor Trump ai sensi delle leggi di New York”, si legge nella denuncia di Bragg. “Quella campagna è una minaccia diretta al federalismo e agli interessi sovrani dello Stato di New York”, prosegue il testo. “Prima incriminano un presidente per nessun crimine. Poi fanno causa per bloccare la supervisione del Congresso, quando facciamo domande sui fondi federali che dicono di aver usato per farlo”, ha replicato Jordan con un tweet.

Ora, è possibile che si configuri un conflitto tra autorità. Il punto è che, nel caso concreto, questa obiezione può funzionare fino a un certo punto. Gli aspetti controversi nel caso giudiziario contro l'ex presidente sono infatti numerosi. Innanzitutto, Bragg appartiene al Partito democratico e, secondo il New York Post, avrebbe indirettamente ricevuto soldi dal magnate liberal George Soros attraverso l’organizzazione Color of Change durante la sua campagna elettorale del 2021. In secondo luogo, il giudice che deve supervisionare il procedimento contro Trump, Juan Merchan, effettuò donazioni (ancorché contenute) alla campagna di Joe Biden, mentre sua figlia lavorò per il comitato elettorale di Kamala Harris. In terzo luogo, il sospetto di politicizzazione emerge anche dal fatto che l’impianto accusatorio messo in piedi da Bragg appare piuttosto traballante. E a dirlo è anche l’analisi legale di una testata liberal come Vox. Tra l’altro, proprio Vox ha ravvisato un’incongruenza nel fatto che il procuratore punterebbe ad accusare Trump di violazione delle normative sui finanziamenti elettorali: un reato che, se provato, sarebbe di natura federale e non statale. Non si capisce quindi, in caso, come la procura distrettuale di Manhattan potrebbe perseguirlo.

Il punto vero è che, indipendentemente da come la si pensi nel merito, l'inedita incriminazione contro l'ex presidente equivale all'apertura del vaso di Pandora. E intanto la polarizzazione politica negli Stati Uniti diventa sempre più profonda.

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Stefano Graziosi