«Lezioni da 50 minuti per la scuola post Covid»
Il preside del liceo Parini Giuseppe Soddu sulla Torretta astronomica Tagliaferri della scuola milanese.
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«Lezioni da 50 minuti per la scuola post Covid»

Terza puntata dell'inchiesta: La proposta del preside del liceo Parini di Milano.

  • In attesa che il ministero dell'Istruzione presenti le linee guida per la ripresa delle lezioni a settembre, Panorama ha condotto un'inchiesta per capire a che punto è l'organizzazione per riportare in classe i 7.599.259 studenti italiani dopo il Covid.
  • Prima puntata: La carenza di infrastrutture.
  • Seconda puntata: La mancanza di risorse.
  • Terza puntata: La proposta del preside del liceo Parini.

«L'auspicio è che a settembre le lezioni possano riprendere regolarmente, cioè in presenza, tornando alla scuola vera. E noi del Parini abbiamo un progetto di uso flessibile del tempo che potrebbe aiutare anche le altre scuole a recuperare ciò che quest'anno non si è potuto fare». Con l'entusiasmo di un ragazzo, il preside del liceo classico Parini Giuseppe Soddu presenta il piano per far ripartire la sua scuola nel post coronavirus. Il programma, che potrebbe essere adottato anche da altre scuole, si ispira a un'iniziativa, chiamata «Faber Quisque», che il liceo milanese sperimenta sul campo daquattro anni. L'idea di fondo è di fare lezioni comuni da 50 minuti e di recuperare i minuti risparmiati organizzando lezioni per classi aperte, a scelta degli studenti. Obiettivo del progetto: prevenire l'insuccesso scolastico e al tempo stesso favorire l'eccellenza. Il tutto rimanendo all'interno delle Indicazioni nazionali e del curricolo del liceo classico.

Il progetto «Faber Quisque» è in sostanza una riduzione di orario?

«No, con il nostro progetto le lezioni non risultano ridotte, ma piuttosto articolate diversamente. Alla base ci sono lezioni comuni per l'intera classe da 50 minuti, per lo svolgimento dei programmi previsti nel curricolo. I minuti ritagliati, sommati fra loro, diventano a loro volta moduli didattici per il recupero delle carenze o per approfondimenti, sempre delle materie curricolari, per gruppi di alunni provenienti da classi aperte. In sostanza, lezioni più brevi e più efficaci, in linea con quanto accade in tanti Paesi al mondo. Questo consente in un senso di prevenire l'insuccesso scolastico, permettendo agli alunni in difficoltà di acquisire o consolidare conoscenze e competenze di base, per tutto l'anno e in tutte le materie, e nell'altro senso di favorire l'eccellenza, promuovendo approfondimenti a scelta».

Come si potrebbe adattareil progetto «Faber Quisque» alla scuola post Covid?

«Adeguandolo alle diverse situazioni dei vari istituti. Io ho proposto già da qualche tempo lezioni da 40 a 50 minuti: in una scuola possono bastare 50, in un'altra 45, in un'altra 40. Senza imposizioni calate dall'alto e cercando di mettere le classi e gli studenti in condizioni per quanto possibile di uguaglianza. Ogni istituto potrà capire, attraverso i piani di recupero che emergeranno dagli scrutini finali, quante ore serviranno per italiano, quante per matematica, quante per inglese... E in base a questo determinare la riduzione della durata delle lezioni e il tempo necessario. Ci terrei poi a precisare che questa non è una soluzione di ripiego».

In che senso?

«Nel senso che sbaglia nettamente chi parla di mini lezioni o cose del genere. Nella stragrande maggioranza del mondo le lezioni durano 40-45-50 minuti: Cina, Russia, Paesi della Scandinavia... Perché in Italia devono durare 60 minuti? Fare lezioni un po' più brevi va a vantaggio della soglia di attenzione e quindi della migliore resa degli studenti. E anche dei docenti».

Qual è la soglia di attenzione degli adolescenti?

«Venti minuti».

Pochissimi: in effetti lezioni da 60 minuti sono anacronistiche. Come si concretizzerà il vostro progetto a settembre?

«In base agli esiti finali di quest'anno, ritengo che potremmo costituire gruppi di 10-12 alunni promossi con insufficienze, divisi per tipologia di carenze, anche provenienti da classi diverse, con due/tre lezioni a settimana. Penso all'analisi logica per esempio, che riguarda non solo italiano, ma anche latino, greco e inglese».

E gli alunni promossi con tutte sufficienze?

«Quelli potranno frequentare due\tre lezioni di approfondimento, senza dimenticare che sono stati penalizzati non solo gli alunni con insufficienza, ma anche quelli bravi. Chi ha avuto otto, magari in una situazione di normalità avrebbe potuto avere nove».

Di pari passo, la classe svolgerà le lezioni usuali?

«Certo. Il lavoro in classe procederà, se possibile in presenza, secondo il piano previsto dal curricolo: al liceo classico con 27 ore al biennio e 31 al triennio. Durante queste lezioni in primo luogo si potranno recuperare eventuali contenuti non svolti o svolti parzialmente (è il cosiddetto Piano per l'integrazione degli apprendimenti)».

E se non tutti potranno essere presenti?

«Gli studenti potranno venire a scuola a rotazione: metà in classe e metà a casa. Ma su una piattaforma nazionale, per evitare discriminazioni ed esclusioni. Mi pare un requisito fondamentale, se dovessimo tornare alle lezioni a distanza».

L'orario di entrata sarà uguale per tutti?

«In vista del rientro post Covid, con l'uso flessibile del tempo si potrà agevolmente scaglionare l'ingresso degli studenti. Per esempio alla prima ora potrebbero entrare gli alunni con carenze da recuperare, alla seconda ora e alle successive si svolgerebbero le lezioni per le classi intere e in tarda mattinata o nel primo pomeriggio le lezioni di approfondimento. Senza andare mai oltre l'orario di servizio dei docenti e l'orario del curricolo degli studenti. È un modo diverso di organizzazione del tempo scuola, senz'altro più snello e stimolante, con studenti parzialmente liberi di scegliere gli argomenti da studiare e di sperimentare metodi e stili diversi di insegnamento, rompendo così il vincolo tradizionale docente-classe».

Quindi state andando oltre il concetto classe uguale aula?

«Sì, vogliamo rompere il vincolo docente/classe. Senza rinunciare ai valori della tradizione, che per noi è fondamentale, e non solo perché siamo un liceo classico, stiamo sperimentando nuove modalità di insegnamento. Per esempio facciamo i laboratori di retorica, che sono graditissimi».

Qual è il bilancio di questi quattro anni con lezioni di 50 minuti?

«Nettamente positivo. Basta vedere i risultati. L'anno scorso all'esame di Stato un alunno su cinque ha preso 100 o la lode. E poi non possiamo accogliere tutte le richieste di iscrizioni: abbiamo dovuto mettere il numero chiuso per carenza di spazi. Prima di "Faber Quisque" avevamo 27 classi e poco più di 600 alunni, il prossimo anno le classi saranno 51 e gli studenti 1200».

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Elisabetta Burba