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(Imagoeconomica)
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Ci risiamo. I fondi imprese per il Covid finiti nelle mani dei soliti furbi. E persi per sempre

Milioni di euro sono stati regalati ad aziende create apposta per poter prendere denaro e farlo sparire. I controlli? Poca roba, facilmente superabili. Lo ha scoperto la GdF

Siamo alle solite. Ricordate i “Finanziamenti bancari assistiti da garanzia statale” che lo Stato ha messo ha disposizione alle imprese per l’emergenza Covid? Ecco. Soldi sparsi, a pioggia e che in buona parte sono finiti nelle mani dei soliti furbetti. La Guardia di Finanza ha scoperto decine di società create ad hoc per l'occasione con a capo amministratori prestanome, insieme alla presentazione di un numero elevato di autocertificazioni false per truffare lo Stato e percepire indebitamente i finanziamenti.
Fondi concessi con troppa facilità (la garanzia è stata concessa automaticamente e il prestito erogato dalla banca senza attendere la risposta del Fondo) che ora rischiano di non essere più recuperati perché in molti casi i beni non si trovano ed il sequestro è praticamente impossibile.

Le somme (per la maggioranza sotto i 50mila euro) sono state erogate praticamente a chiunque ne facesse domanda, bastava avere i “requisiti” richiesti ma che si sono rivelati in moltissimi casi non veritieri, perché come è già successo con il Reddito di Cittadinanza i controlli restano uno dei principali problemi di questo paese. La platea di chi poteva beneficiare del fondo è stata ampliata ed i finanziamenti sono stati erogati alle PMI e alle persone fisiche esercenti attività di impresa. Alle arti o professioni sono stati aggiunti broker, agenti e subagenti di assicurazione nonché enti non commerciali, enti del Terzo settore e religiosi civilmente riconosciuti. Insomma, una sorta di "assalto alla diligenza" per truffatori di professione.

Il fondo garanzia

Il DL “Liquidità” convertito in Legge 5 giugno 2020 n. 40 e modificato dal DL “Sostegni bis” ha potenziato il Fondo di garanzia a sostegno delle piccole e medie imprese amministrato da Mediocredito Centrale S.p.a. per conto del Mise e finanziato con fondi europei, per fare fronte alle esigenze di liquidità delle imprese e dei professionisti dovute le conseguenze dell’epidemia. La normativa della garanzia statale introdotta durante la fase emergenziale ha allargato le maglie ampliando la platea dei beneficiari, semplificando le procedure e aumentando il tetto delle garanzie fornite dallo Stato del 90% su piccoli prestiti fino a 30 mila euro e dell’80% per un importo massimo di 5 milioni di euro.

A fronte di 694.710 domande accolte sono stati erogati 27.013.866.080 miliardi di finanziamenti. Il risultato è stata l’erogazione di migliaia di milioni di euro a moltissime imprese che non potevano beneficiarne o in alcuni casi sono stati utilizzati per spese familiari (mal vessazione), o ancora percepiti indebitamente con l’inganno.

Ad oggi i dati ufficiali su questa nuova frangia di truffatori e furbetti non sono stati ancora resi noti ma il legislatore è stato costretto ad ampliare “l’ambito di fattispecie incriminatrici” dopo la sentenza della Corte di cassazione della Sesta Sezione Penale intervenuta con la Sentenza n. 2125 del 2022 e questo fa presumere senza il rischio di essere smentiti, che siano davvero molti. Le modifiche introdotte nelle norme penali riguardano l’articolo 316-bis (malversazioni di erogazioni pubbliche), 316-ter (indebita percezione di erogazioni pubbliche) e 640- bis (ipotesi truffa aggravata ossia chiedere senza avere requisiti traendo in inganno chi concede il finanziamento). Anche se le modifiche del legislatore non sembrerebbero fare chiarezza su tutti i casi venuti fuori dagli accertamenti della Guardia di Finanza.

Il caso

Una delle prime operazioni della Gdf sui fondi statali è stata condotta dai Finanzieri del Comando Provinciale di Padova che hanno dato esecuzione a un’ordinanza di 6 misure cautelari e a un decreto di sequestro preventivo di beni, per un valore di 3,5 milioni di euro nelle province di Padova, Ferrara e Roma tramite l’indebito conseguimento di finanziamenti garantiti dallo Stato pari a 4,3 milioni di euro. Uno dei pochi casi in cui le somme sono state in parte recuperate mentre in molti altri non è stato recuperato nulla. I prestanome registrati come amministratori delle società risultano infatti nullatenenti.

Ma questa è solo una delle tante operazioni delle fiamme gialle, da mesi impiegati in attività di verifica sui finanziamenti bancari assistiti da garanzia statale e che hanno fatto scoprire, come c’era d’aspettarsi, illeciti commessi in tutte le regioni italiane.

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Linda Di Benedetto