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(Ansa)
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Il triennio di Covid alla prova della Maturità 2022

Tra interruzioni, DaD, abbandoni e ripartenze, la scuola torna all’antico riportando gli scritti all’esame. In un quadro di estrema incertezza didattica ed emotiva

Tra meno di un mese, dopo due anni di esami orali e una stagione invernale vissuta tra tentennamenti ministeriali e proteste studentesche, l’esame di maturità ripresenterà le prove scritte.

Si sta concludendo un altro anno scolastico difficile ma sostanzialmente vissuto in presenza, ed era in effetti tempo di reinserire gli scritti. Si è trattato di una decisione presa con timidezza ma complessivamente coraggiosa, perché ha assegnato ai docenti la responsabilità di preparare alle prove finali e quindi di alzare l’asticella delle richieste rispetto ai due anni precedenti in cui il solo colloquio orale, inevitabile e inevitabilmente, aveva portato a un esame conclusivo poco significativo.

Il tempo questa volta c’è stato, perché nell’ultimo periodo si è potuto orientare il lavoro e la motivazione degli studenti a un esame impegnativo e capace di restituire dignità al percorso del triennio che, va ricordato, dovrebbe essere sempre contraddistinto dalla complessità da affrontare, da comprendere, da superare.

La struttura è quella dell’esame pre-Covid identica a quella proposta nel 2019. La prima prova si svolgerà il 22 giugno e sarà il tema, con tracce preparate dal Ministero uguali per tutti gli indirizzi e per tutti gli studenti. Il giorno seguente ci sarà la seconda prova, specifica per indirizzo di studi: per intenderci, matematica e fisica nei licei scientifici, le lingue antiche per i classici e così via. La novità di quest’anno, causa Covid, è che le seconde prove non saranno predisposte dal Ministero, ma dai singoli istituti, proprio per consentire una maggiore personalizzazione della prova, qualora fosse necessario tenere conto di alcune difficoltà dovute alla pandemia.

Infine, l’esame di concluderà il colloquio orale sulle varie discipline e l’aggiunta dell’Educazione Civica e del PCTO, cioè l’ex Alternanza Scuola-Lavoro.

La maturità torna all’antico, quindi. Ciò che cambia è il profilo degli studenti che affronteranno l’esame, perché diverso e unico è stato il percorso che si sono trovati a compiere.

Gli studenti delle quinte di quest’anno hanno vissuto gli ultimi tre anni della scuola superiore in modo anomalo. E’ mancato il tempo dello studio approfondito, dei pomeriggi di lavoro sui libri condividendo tavoli e spazi per ripetere insieme, è mancata la possibilità di trattare le materie nella loro complessità per l’estrema fragilità delle basi acquisite in terza e quarta. E’ mancato il confronto con i docenti nel quotidiano e la tensione delle prove una dopo l’altra.

Tutto questo è stato proposto e vissuto a singhiozzo, situazione per situazione. Se due anni fa la terza si era conclusa con il primo lockdown, tra paure e ambulanze per le strade vuote, lo scorso anno c’è stata una lunghissima interruzione della scuola vissuta in presenza, impedendo di impostare ogni tipo di pianificazione a medio e lungo termine, vale a dire ciò di cui la scuola ha bisogno. Infine quest’anno, con la pandemia ancora presente, le lezioni miste tra presenza e distanza, con classi spezzate tra banchi e schermi e le difficoltà nell’organizzare ogni tipo di incontro suddiviso per gruppi.

Tutto questo consegna ai banchi della maturità studenti provati da un percorso di studi frammentario. Alcuni hanno rinunciato, abbandonando la scuola, altri hanno incontrato difficoltà nella ripresa della normalità e vivono disagi psicologici che non possono essere supportati da un sistema di sportelli scolastici assolutamente inadeguato per le risorse impiegate rispetto alla domanda.

Altri, la maggior parte, il 22 giugno si presenterà alla prima prova con carta d’identità e penna in mano. Come fosse una maturità qualunque.

Sta a tutti ricordarsi delle cicatrici nascoste nel loro percorso. Ai ragazzi, che in questo mese dovranno dare il meglio di loro stessi tra ultimi voti e ripassi serali prima di affrontare l’esame e poi nuove ripartenze necessarie per i loro percorsi universitari e lavorativi. Ai docenti, a cui spetta il compito di valorizzare questo ultimo miglio di percorso così intricato. Alle famiglie cui toccherà garantire da oggi un periodo speciale di quiete e supporto, cercando di posticipare di un mese ogni tipo di questione che impedisca di rimanere sereni.

In bocca al lupo fin d’ora.

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Marcello Bramati