Case Basse: l'attentato? Una vendetta
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Case Basse: l'attentato? Una vendetta

La procura avrebbe elementi nei confronti di un ex dipendente della casa vinicola

È molto vicina la soluzione del caso sul raid vandalico ai danni del produttore di Brunello di Montalcino Gianfranco Soldera.  E il borgo toscano può tirare un sospiro di sollievo: il fascicolo delle indagini è nelle mani del sostituto procuratore Aldo Natalini e non della Direzione Distrettuale Antimafia di Firenze, il che fa automaticamente escludere lo scenario più tetro inizialmente ventilato, quello di una pista mafiosa.

Nella notte tra domenica 2 e lunedì 3 dicembre scorsi la cantina del patron dell’etichetta Case Basse, l’ex broker assicurativo milanese Soldera, 75 anni, tra i più noti e apprezzati vignaioli montalcinesi, era stata oggetto di un’incursione dalle modalità inquietanti.
Sei annate di brunello Case Basse, quelle dal 2007 al 2012, ossia 62.600 litri di «vino atto a divenire Brunello di Montalcino», sono andati irrimediabilmente perduti.

Qualcuno, dopo aver infranto una finestra della cantina situata nei pressi della frazione di Tavernelle, ma piuttosto isolata, ha aperto le valvole di sei botti di rovere di Slavonia da oltre 100 ettolitri l’una dove il frutto delle ultime sei vendemmie stava invecchiando, lasciandolo fluire nelle canaline di scolo della cantina e quindi nelle fogne.

Un danno che prime stime hanno approssimativamente quantificato in 2,5 milioni di euro. Ma la cifra si avvicina e supera i 10 milioni se si calcola che sono andate perdute più di 83 mila potenziali bottiglie (il vino non era ancora imbottigliato) che Soldera vende a più di 130 euro l’una.

All’inizio le indagini hanno seguito tre piste: oltre al già citato avvertimento mafioso, hanno vagliato una vendetta per il cosiddetto scandalo di Brunellopoli. Soldera infatti è stato tra i vignaioli più attivi nella difesa del Disciplinare di produzione del Rosso e del Brunello di Montalcino e nel borgo una vox populi calunniosa lo vuole primo mandante dello scandalo che tra il 2007 e il 2008 ha coinvolto e colpito duramente molte etichette montalcinesi, costrette poi a declassare il proprio brunello in semplice vino igt, indicazione geografica tipica, con un conseguente contraccolpo economico. Ultima pista, quella di una vendetta di un ex dipendente di Case Basse.

Proprio questa ipotesi sembra quella su cui si è avviata con decisione nelle ultime ore la Procura di Siena, che avrebbe in mano riscontri decisivi e avrebbe individuato proprio nell’area montalcinese l’indiziato numero uno. Al momento non risulta sia stato emesso nessun nessun fermo, ma la parola fine sulla brutta vicenda che ha coinvolto Gianfranco Soldera è attesa entro pochi giorni.

E se il nome del vandalo del vino non è ancora noto, in tutta questa vicenda una certezza c’è: il Brunello con l’etichetta Case Basse, già molto costoso e ricercato, nei prossimi anni diventerà una vera rarità. Soprattutto nelle annate 2007, 2008, 2009, 2010, 2011 e 2012, quelle vandalizzate. Piccole quantità di quelle annate si sono salvate, rivela Soldera a Panorama: «Di ogni vendemmia ho ancora un po’ di prodotto che invecchiava in botti più piccole» spiega. «È quello che normalmente avrei usato per fare i travasi e le colmature. È un conto che non ho ancora fatto, ma è evidente che saranno piccolissime quantità di prodotto».

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Gianmaria Padovani