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(Ansa)
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Alberto Genovese, il ritratto della profiler

Alla vigilia del processo contro l'ex imprenditore accusato di violenza sessuale la Dott.ssa Cristina Brasi, profiler e criminologa, ci spiega la complessa personalità dell'imputato

Alberto Genovese nasce a Napoli nel 1977, si trasferisce a Milano per conseguire la Laurea in Economia e Commercio presso la Bocconi. Terminati gli studi lavora dapprima come consulente in McKinsey per poi passare in Bain dove rimane fino al 2005 quando entra in eBay dove si occupa di new business. Nel 2008 inizia a lavorare con un amico ad un progetto che si concretizza nel 2010 con la fondazione di Facile.it, un comparatore di assicurazioni online. La startup ha grande successo e, nel 2014, vende la società ai fondi di investimento EQT e Oakley Capital per 100 milioni di euro. Successivamente fonda con George Ottathycal Prima assicurazioni, un’agenzia digitale specializzata in polizze RC auto, moto e furgoni, arrivando nel 2019 a raccogliere 130 milioni di premi e ricevendo un investimento di 100 milioni da parte di Goldman Sachs e Blackstore. È socio anche di un’agenzia di modelle Hostess.it, con una quota dell’11,56%.

Il 10 ottobre 2020, nel suo attico a Milano ribattezzato “Terrazza Sentimento”, durante una festa, una ragazza di 18 anni, verrebbe segregata in camera da letto per 12 ore, ammanettata, legata a violentata, sotto l’effetto di sostanze stupefacenti. L’11 ottobre la stessa viene portata dal 118 presso la clinica Mangiagalli dove viene accertata la violenza subita. Il 13 ottobre la ragazza porge denuncia e, a seguito di essa, la polizia perquisisce l’attico rinvenendo MDMA, Chetamine e 2CB.

Dopo l’arresto un’altra ragazza di 23 anni, denuncerà quanto accadutole a Ibiza nel luglio dello stesso anno a Villa Lolita. Il modus operandi è il medesimo, l’assunzione di droghe fino a uno stato di incoscienza ed abusi continui. In questo caso però era presente anche l’ex fidanzata di Genovese, Sarah Borruso, imputata per concorso in violenza.

Durante l’udienza col GUP del 27 giugno 2022 è stata accolta la richiesta di rito abbreviato e sono state consegnate le consulenze tecniche di parte e la documentazione medica. Nella consulenza firmata da Pietro Petrini e Giuseppe Sartori è emersa una “quantomeno grandemente scemata” capacità di intendere e di volere al momento della commissione dei fatti a causa “dell’alterazione cognitiva dovuta all’abuso di stupefacenti” che gli “ha impedito di discernere pienamente i confini tra il consenso iniziale e il successivo venir meno del consenso e non ha saputo comprendere quando fosse il momento opportuno di fermarsi”. Nella perizia condotta da Chiara Pigni emergerebbe come i disturbi di personalità di Genovese abbiano comportato una serie di difficoltà nelle relazioni sociali che hanno influito sul fatto che si sia rifugiato nell’abuso cronico di alcol e droghe. Secondo la psicologa, Genovese avrebbe la Sindrome di Asperger che, insieme alla pesante assunzione di droghe, avrebbe impedito allo stesso di percepire il dissenso delle vittime durante i rapporti sessuali”.

Allo stato attuale Genovese si trova agli arresti domiciliari presso una clinica di disintossicazione.

Dalla ricostruzione della storia si ritrova un percorso di successo, senza mai nessuna caduta professionale. Un ragazzo con un grande potere previsionale e progettuale, sempre all’altezza delle situazioni. Essere sempre prestante e all’altezza è un compito di grande difficoltà ed è comune, per riuscire a sostenere i ritmi, la fatica mentale e il desiderio di attendibilità sociale, l’utilizzo di sostanze. Nell’attico di Genovese sono state ritrovate sostanze stupefacenti in grado di sostenere queste necessità. L’MDMA è uno stimolante, allucinogeno ed entactogeno (in grado di aumentare l’empatia) e viene spesso tagliata con altre sostanze stimolanti come la Cocaina o anche con antidepressivi e/o narcotici come l’Eroina. Le Anfetamine sono psicostimolanti che aumentano la velocità di trasmissione neurologica aumentando i livelli di energia e di euforia, abbassando le inibizioni rendendo i soggetti più socievoli. La cocaina è uno stimolante ad azione rapida, la cui azione che si risolve in tempi brevi. Gli effetti sono un aumento dell’energia e della concentrazione, una diminuzione dell’appetito e della necessità di dormire, vasocostrizione (aumento del battito cardiaco e della pressione sanguigna). Quantità eccessive causano ansia, paranoia e agitazione. Le stesse droghe sono state però utilizzate anche per agire violenza nei confronti di ragazze e, ciò necessiterebbe di pianificazione dell’azione, che per altro sarebbe stata perpetrata per svariate ore e con il sequestro delle vittime. La pianificazione sarebbe coerente con il profilo di Genovese, come indicato in precedenza. Anche la dichiarazione rilasciata dallo stesso nel corso di udienza secondo cui “le ragazze venivano apposta per drogarsi, per fare sesso e assumere sostanze” verterebbe in questa direzione. In ambito giuridico il delitto di violenza sessuale viene aggravato dalla circostanza speciale dell’uso di sostanze stupefacenti perché va ad alterare la salute e le capacità della persona offesa e la pena aumenta per questo reato.

Nel rapporto con la ex-fidanzata Borruso emergerebbero dei tratti narcisistici. La stessa dichiara che “con Alberto ho sempre avuto sentimenti contrastanti; da un lato soffrivo nell’accettare i continui tradimenti, dall’altro avevo paura di perderlo. Spesso mi sono sentita umiliata dai suoi comportamenti. Lui pensava solo a sé stesso”. Il narcisista manipolerebbe in modo consapevole le situazioni per raggiungere il proprio tornaconto personale. Le azioni sarebbero animate da una profonda invidia e rabbia nei confronti di chi lo ama e non esiterebbe a ferire la propria vittima per infliggergli sofferenza e dolore. Il bisogno di sequestrare, ammanettare e abusare potrebbero esseri dettati dalla spinta motivazionale primaria, che renderebbe possibile il passaggio all’azione, questa parrebbe essere frutto di una ferita narcisistica che provocherebbe nel soggetto depressione e rabbia verso l’altro, vissuto in maniera svalutante, e quindi individuato come bersaglio per una rivendicazione o rivincita personale, in modo da permettergli un riscatto attraverso la scarica degli impulsi aggressivi. Questo spiegherebbe il motivo per cui, tali azioni, sarebbero state commesse in luoghi non appartati, dove erano presenti molte persone. Attraverso questi atti l’aggressività e il senso di grandiosità si canalizzerebbero e troverebbero significato. In queste circostanze i tratti narcisistici e le conseguenti implicazioni psichiche, come ad esempio la mancanza di integrità del Super-Io, la bassa autostima, la mancanza di empatia e l’impossibilità di esperire la relazione con l’altro in modo costruttivo e significativo, renderebbero possibile il passaggio dalle fantasie di violenza all’atto stesso.

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Cristina Brasi