Cina: il Partito rompe il tabù del bacio
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Cina: il Partito rompe il tabù del bacio

Dai tempi della Rivoluzione culturale sono cambiate molte cose. E i cinesi ci hanno messo più di trent'anni per capire cosa sia un vero bacio

Ancora prima che Mao Zedong vincesse la sua battaglia per eliminare i "corrotti nazionalisti" era già chiaro che, una volta fondata la "nuova Cina", il Partito che si sarebbe preso l'impegno di guidarla verso la rinascita e la gloria avrebbe cercato di "orientare" (a posteriori sarebbe più corretto dire controllare) ogni aspetto della vita della popolazione. Pubblico e privato.

E così fu: dal 1949 in poi, le intrusioni nella vita privata diventarono sempre più frequenti. E negli anni più bui dello sviluppo della "Grande Cina", quelli delle Comuni popolari, dei balzi in avanti e della Rivoluzione culturale, l'autorizzazione di Pechino era diventata necessaria per potersi spostare da una regione all'altra, per ottenere le provviste di riso, e anche per poter frequentare un fidanzato, trovare marito e mettere al mondo un figlio.

Premesse che resero "naturale" la progressiva intrusione in aspetti ben più privati della vita personale. Come la vita sessuale. Un passaggio sancito da una curiosa controversia. Innescata da un bacio. O meglio, dall'immagine di un bacio. Pubblicata a fine anni '70 su Popular Cinema, l'unica rivista a colori dell'epoca.

Era la scena di un film inglese, "The Slipper and the Rose", un remake di Cenerentola. A poche ore dalla pubblicazione arrivò sulla scrivania del direttore della rivista una lettera dai toni furenti. Firmata dal Wen Yingjie. Un funzionario del Dipartimento di Propaganda dello Xinjiang. La foto veniva descritta come "decadente, capitalista, capace di minare la purezza delle menti e degli animi dei giovani". "La Cina socialista non ha bisogno ne' di abbracci ne' di baci", continuava la missiva di Wen Yingjie, "e non perché non ci interessa l'amore, ma perché non ci piacciono i sentimenti corrotti del mondo capitalista".

Da allora nessuna rivista ha più trovato il coraggio di pubblicare foto così "volgari". E non è raro che, chi è nato alla fine degli anni '60 e si è ritrovato poi a crescere in una Cina più aperta, in cui almeno nelle pellicole straniere i baci erano all'ordine del giorno, domandi sorpreso ai genitori "come mai gli stranieri si baciano così spesso?", per sentirsi rispondere "Sono stranieri, loro fanno così!".

I cinesi si baciano da sempre. E dagli anni '30 agli anni '60 lo hanno fatto anche nei romanzi di letteratura e sul piccolo e grande schermo. Poi qualcosa è cambiato. L'attenzione del Partito sul zuofeng wenti, letteralmente problemi di stile di vita, è diventata massima. E chi sbagliava veniva umiliato, allontanato dagli amici e punito all'interno della propria unità di lavoro. Insomma, la sua vita era rovinata. E il livello di paranoia (visto che un elenco di cosa era permesso e cosa non non esisteva) arrivò al punto di indurre i cinesi a eliminare qualsiasi tipo di contatto fisico. Per finire col dimenticare cosa significhi scambiarsi un bacio romantico o passionale.

Nei film i protagonisti suggellavano il loro amore scambiandosi libri, matite e fogli bianchi. E anche nei decenni successivi rompere il tabù del bacio è stato difficilissimo. Quando è ricomparso al cinema, a fine anni '80, gli attori per abitudine coprivano le labbra con una mascherina di plastica per evitare ogni contatto. Le giovani coppie trovavano con fatica il coraggio di tenersi per mano.

Poi qualcosa è cambiato. Il Parito ha avuto bisogno di rilanciare l'ideale della famiglia, dell'amore romantico, e il modo più efficace per farlo era quello di riproporre quei baci fino a poco tempo prima così tanto criticati. Trasmettendo sui grandi schermi di tutto il paese nuove storie d'amore da cui i cinesi potessero continuara a trarre ispirazione per la loro vita privata. Per lo stesso motivo di sempre: dalla fine degli anni '80 la Cina si è aperta al resto del mondo. Il morbo del capitalismo aveva ora nuove strade per contagiare la Repubblica popolare e allontanare i cinesi dalla retta via. Quindi meglio autozzare i baci, anche in pubblico, purché discreti, e soprattutto, da riservare solo all'anima gemella. Uno schema da cui solo i cinesi del terzo millennio sembrano essere capaci di sfuggire. Dopo aver trovato il coraggio per organizzare, legalmente, gare di baci un po' in tutto il paese...

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Claudia Astarita

Amo l'Asia in (quasi) tutte le sue sfaccettature, ecco perché cerco di trascorrerci più tempo possibile. Dopo aver lavorato per anni come ricercatrice a New Delhi e Hong Kong, per qualche anno osserverò l'Oriente dalla quella che è considerata essere la città più vivibile del mondo: Melbourne. Insegno Culture and Business Practice in Asia ad RMIT University,  Asia and the World a The University of Melbourne e mi occupo di India per il Centro Militare di Studi Strategici di Roma. Su Twitter mi trovate a @castaritaHK, via email a astarita@graduate.hku.hk

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