I treni della paura
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I treni della paura

I casi di violenza sul personale viaggiante sono in aumento in Italia. Dove anche una banale domanda come «ha il biglietto?» può scatenare l’inferno

Ogni mattina inizia con un senso di oppressione. C’è un momento, prima di salire sul treno, in cui l’ansia tocca il culmine. Il pensiero va agli episodi di cui si è sentito parlare, ai volti segnati dai lividi dei colleghi, ai racconti che fanno paura. E poi la porta si chiude alle spalle della divisa blu che non offre alcuna protezione. Gli occhi si soffermano sulle facce dei passeggeri: alcuni sono immersi nei loro telefoni, altri con lo sguardo che sfugge. Ma è l’imprevedibilità a logorare. Una domanda banale come «ha il biglietto?» può diventare l’innesco di una reazione violenta. L’esperienza insegna che basta poco: un tono frainteso e scoppia il caos. Ogni turno è una sfida. Non si tratta più solo di verificare i biglietti o gestire i ritardi. Si tratta di sopravvivere in un ambiente che sembra diventare ogni giorno più ostile. Le cronache sono eloquenti: tra il 2023 e il 2024 si sono registrati oltre 450 episodi di violenza contro il personale ferroviario. Controllori, capotreni e macchinisti sono finiti nel mirino di una società dove l’aggressività è ormai la norma. La maggior parte dei casi coinvolge stranieri, ma anche gli italiani ingiuriano e picchiano. Sembrava un pomeriggio qualunque sulla tratta Genova-Busalla, dove le vetture sono un piccolo universo in bilico, un frammento d’Italia che viaggia sui binari. Rosario Ventura, capotreno da 20 anni, conosceva quei volti. Alshahhat Fares, 21 anni, è un cittadino egiziano, regolare sul territorio nazionale (vive a Genova da qualche anno e fa il barbiere) e la sua amica quindicenne, che dunque va ancora a scuola, salgono quasi ogni giorno. Sono ragazzi dell’entroterra, sguardi sfuggenti e zaini troppo leggeri. Il biglietto? Per loro una parola senza significato.

Quando Rosario si avvicina per chiedere il titolo di viaggio non c’è smarrimento. Solo silenzio e tensione sottile che ormai si respira come polvere su quei vagoni. «Potete comprarlo adesso, niente multa», prova a dire. Ma l’offerta cade nel vuoto, sovrastate dal mormorio degli altri passeggeri, stanchi di vedere i soliti «scrocconi» che se ne approfittano. È in quel momento che scatta la reazione: insulti, schiaffi. La ragazza comincia e Alshahhat la segue. Il treno si ferma a Rivarolo, un binario tra palazzi e colline. Rosario cerca di riportare la calma, ma il giovane egiziano tira fuori un coltello, un lampo d’acciaio che entra nella divisa. Due fendenti: alla clavicola e al braccio. Il capotreno si accascia. Qualcuno scatta foto, la violenza diventa virale. Ma il caso di Genova, al quale la categoria ha reagito con uno sciopero nazionale, non è isolato. «Ogni giorno ci troviamo a lavorare con il timore di essere aggrediti» racconta a Panorama il capotreno di una tratta del Foggiano in cui l’ansia e la paura sono palpabili. Qui le carrozze del regionale sono affollate di africani, braccianti che lavorano nei campi. Quando a Rocchetta Sant’Antonio sale una coppia di anziani e vede il cronista su una delle sedute si precipita verso di lui. «Probabilmente siete l’unico italiano sul treno e noi abbiamo paura», ammette il vecchietto mentre sistema le sue buste con gli ortaggi. Non ha più la patente e per tornare dal suo podere a casa è costretto a prendere il treno. «Ci scusi, ma ne sentiamo tante» aggiunge la moglie.

La Puglia è un epicentro. Lo scorso aprile una giovane capotreno in servizio sul regionale Lecce-Bari è stata aggredita alla stazione di Monopoli da un passeggero senza biglietto, che non voleva pagare il titolo di viaggio né scendere dal convoglio. Ha ricevuto un pugno in pieno volto ed è finita al Pronto soccorso. Alla vigilia di Pasqua, uno dei capitreno più esperti in servizio sui treni regionali pugliesi, il foggiano Rosario Morlino, è stato colpito al volto con una pistola a salve alla stazione di Giovinazzo, da un paio di ragazzi che stavano sulla banchina e poi sono fuggiti. Per Marco Roca, dirigente regionale della Filt Cgil, la situazione è più che allarmante: «Le aggressioni sono diventate una realtà quotidiana, a cui si sommano gli insulti sessisti rivolti alle donne che lavorano nel settore ferroviario. Sebbene vengano riportati solo i casi più gravi, ogni giorno, o quasi, si verificano atti di violenza fisica o verbale che non vengono denunciate». Gli episodi di brutalità crescono in tutto il Paese, con regioni come la Calabria che ha registrato un aumento del 57 per cento nel 2024 rispetto all’anno precedente. Qui il ricordo del drammatico episodio di Villa San Giovanni dello scorso aprile è ancora nitido: il capotreno di un Intercity ha richiesto l’intervento delle forze dell’ordine per un passeggero senza biglietto che si rifiutava di scendere. Al controllo, il 27enne, irregolare sul territorio nazionale, ha tentato di fuggire, poi si è scatenato su due agenti della Polfer, colpendoli con calci e pugni, ed è stato arrestato. Ma secondo un report di Fs Security, con dati aggiornati al 30 ottobre 2024, è la Toscana al primo posto per aggressioni. «Purtroppo», conferma Marco Turcheria, segretario dell’Ugl Arezzo, «spesso gli assalitori sono seriali e, inspiegabilmente, per i loro atti di violenza gratuita non ci sono state conseguenze». Tra Firenze e provincia nell’ultimo anno si sono registrati 30 episodi contro il personale delle Ferrovie, sia nelle stazioni sia sui treni, sulle quali sta indagando la Procura di Firenze. «Molti casi sono noti», risponde al telefono un’addetta della sede territoriale fiorentina di Trenitalia: «Un pendolare che ha deciso di saltare i varchi senza biglietto e ha sferrato un pugno all’addetto al controllo; un altro collega è stato malmenato brutalmente al binario di Santa Maria Novella da un uomo che si rifiutava di scendere dal treno; un capotreno al quale è stata infilata una penna nello zigomo». Emilia-Romagna, Veneto, Lombardia e Lazio sono poi considerate «zone rosse»: segnano un più 12 per cento di aggressioni da gennaio a ottobre. E proprio in Emilia-Romagna, Trenitalia ha avviato la sperimentazione delle bodycam fissate sulle divise dei capitreno. L’ultimo caso è stato segnalato a Fidenza, in provincia di Piacenza, dove un passeggero senza biglietto e in stato di alterazione ha malmenato il controllore. Un episodio che ha fatto scattare uno sciopero regionale di otto ore. A Oristano, poi, su un treno regionale il capotreno ha chiesto a un passeggero di togliere i piedi dal sedile. Non immaginava di trovarsi di fronte un pregiudicato italiano. È stato aggredito con calci e pugni che gli hanno provocato varie lesioni. Eppure da gennaio a dicembre, nonostante il lieve calo di denunce rispetto al 2023, dovuto all’incremento di personale di Fs Security, la cronaca registra quasi un caso eclatante ogni mese. A gennaio 2024 è toccato al Piemonte: un viaggiatore senza biglietto ha reagito con insulti e minacce alle richieste di un capotreno della tratta Torino-Cuneo. La situazione è degenerata quando la persona fermata ha afferrato un oggetto per colpire il ferroviere.

Nel febbraio scorso la situazione si è confermata incandescente la Calabria, con vari episodi segnalati sui treni regionali, aggressioni verbali e fisiche ai danni del personale. A marzo, sulla Roma-Civitavecchia un capotreno è stato colpito al volto da un passeggero che non aveva pagato il biglietto. In aprile fare notizia è toccato a La Spezia, con un uomo che ha cercato di strozzare un capotreno nella stazione di Migliarina. A maggio tre giovani rom sono stati arrestati dalla polizia ferroviaria di Brescia per resistenza a pubblico ufficiale, dopo aver dato in escandescenza con il controllore. A giugno un viaggiatore voleva portare con sé la bicicletta senza pagare l’ingombro. Alla stazione di Barletta ha colpito all’addome la capotreno, che è finita al Pronto soccorso. A luglio in provincia di Bologna, a Crevalcore, un operatore della tratta regionale è stato preso a pugni ed è finito in ospedale con il setto nasale deviato. Ad agosto, alla stazione Termini di Roma, due «portoghesi» che viaggiavano sul regionale Frosinone-Termini, hanno preso di mira il capotreno, l’hanno scaraventato fuori dal convoglio e quindi l’hanno preso a calci. A settembre è stato ferito con una bottiglia rotta da un passeggero ubriaco un capotreno della tratta Genova-Savona. A ottobre sulla linea Napoli-Sorrento della Circumvesuviana capotreno e macchinista sono stati aggrediti dai passeggeri costretti a scendere per un guasto. A novembre è stata schiaffeggiata una capotreno intervenuta per fermare un passeggero che si era acceso una sigaretta. E agli inizi di dicembre sull’Intercity Milano-Ventimiglia una capotreno è stata spintonata da due donne, mamma e figlia, che non volevano regolarizzare il biglietto. Anche in questo caso l’operatrice di Trenitalia è finita in ospedale. Ogni turno è un ciclo che si ripete, una ruota che gira spinta dalla paura. E dalla speranza che anche stavolta non succeda nulla.

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Fabio Amendolara