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Ansa
Calcio

La Serie A scopre l'equilibrio, ma giocano tutti per la Juventus

Nove squadre racchiuse in pochi punti, Milan leader ma senza fuga: così i campioni d'Italia possono superare senza traumi la difficile transizione da Sarri e Pirlo

Nove squadre racchiuse in un fazzoletto di sette punti, dal Milan capolista alla Lazio invischiata nel caos tamponi. Nessun leader designato e le ipotesi di fuga abortite da pareggi casalinghi che hanno tarpato le ali ai rossoneri, la sorpresa più bella e solida di un avvio di stagione in cui il calcio italiano ha scoperto l'ebbrezza dell'equilibrio come raramente capitato negli ultimi anni. Colpa (o merito) della compressione dei calendari e di un'estate vissuta freneticamente, senza quasi possibilità di preparare lo sbarco nelle competizioni.

Ci stiamo divertendo, si vedono tanti gol e anche tanti strafalcioni. Nessuna partita inizia con un risultato scritto, anche quelle che vedono opposte le big alle neopromosse o giù di lì. Arriverà il tempo in cui i valori in campo scaveranno la differenza, ma per ora ci godiamo un campionato stile anni '80 e '90, quando la Serie A poteva raccontare al mondo di avere sette sorelle in corsa per lo scudetto e un equilibrio competitivo solo invidiato dagli altri.

GIOCANO TUTTI PER LA JUVENTUS

Tutto bello? Di sicuro inatteso. Ma l'altra faccia della medaglia è che sembra un campionato cucito su misura per la Juventus che, come ampiamente previsto, sta vivendo una fase prolungata di transizione. Il passaggio da Allegri a Pirlo, con intermezzo di Sarri, non poteva essere indolore e non lo è stato. Ma il prodotto dell'avvio più difficile dei bianconeri dal 2015 a oggi è una situazione in classifica in cui nulla è perduto. Anzi. La Juventus dei 13 punti, di cui 3 a tavolino, nelle prime 7 giornate si trova serenamente in corsa nel mezzo del gruppone di vertice, quasi al riparo dai venti mentre è impegnata a registrare al meglio il proprio potenziale.

I bianconeri hanno 6 punti in meno dell'anno scorso e addirittura 8 rispetto all'ultimo Allegri che era arrivato alla seconda sosta a punteggio pieno. Sarri un anno fa aveva appena sbancato San Siro sponda Inter facendo vedere lampi di grande calcio, raramente ritoccati poi nei mesi successivi. La Juventus di Pirlo è ancora un cantiere aperto: vince a singhiozzo (solo contro Sampdoria e Spezia sul campo), incassa tante reti e non ha ancora un'identità definita oltre che dover scontare l'assenza di uomini importanti come De Ligt, Alex Sandro e Chiellini.

Arthur e Chiesa sono da integrare nel progetto, Dybala è ormai un caso conclamato e qualche dubbio sulla qualità complessiva c'è. Circostanze che porterebbero ad etichettare questa come una stagione di transizione. E, invece, no. Malgrado tutto la Juventus continua a essere accreditata come la favorita per lo scudetto; lo dicono le quote dei bookmakers, sempre attenti a non rischiare soldi, e lo dice la logica. Cosa succederà quando Pirlo (l'incognita numero uno) avrà messo i tasselli a posto?

CAMPIONATO SENZA LEADER

Succederà che gli aspiranti vincitori verificheranno di aver perso del tempo. Soprattutto chi partiva con un lavoro già svolto e solo da completare come l'Inter che si sta smarrendo nella pareggite (una sola partita vinta nelle ultime 8 tra Serie A e Champions League) e che ha problemi insospettabili di rendimento. Conte viaggia addirittura con 6 punti di ritardo sulla scorsa stagione. Ha qualche alibi (infortuni e Covid), ma anche molto da chiedersi sul perché una squadra che era costruita su ferocia e impermeabilità improvvisamente abbia diluito le sue doti migliori senza riuscire ad esaltare le altre.

Anche il Milan, che pure sta andando sopra media, ha rimpianti. Nel momento della possibile fuga si è incartato in due pareggi a San Siro contro Roma e Verona, punti che sarebbero stati utilissimi più avanti. Il Napoli, al netto del caos per la partita persa a tavolino contro la Juve, ha alternato momenti di bellezza ad altri di smarrimento. L'Atalanta sconta un meno 3 rispetto ad un anno fa frutto della mancanza di furore e corsa denunciato da Gasperini, come se la permanenza ai piani alti avesse tolto un po' di genuinità a una squadra a tratti perfetta e in altre fasi permeabile.

Le romane vanno a strappi. Fonseca un mese fa era sul punto di essere sostituito da Sarri, oggi è il tecnico con la striscia migliore aperta e senza il suicidio burocratico alla prima di campionato sarebbe alle spalle del solo Milan. La Lazio assomiglia a quella del post lockdown più che alla macchina dei record dello scorso inverno. Attenzione, però, perché in fondo i biancocelesti hanno gli stessi punti di un anno fa: 11. Chi più, chi meno, stanno però tenendo tutti in corsa la Juventus. E le consentono di correggere i suoi difetti senza pagare dazio.

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Giovanni Capuano