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(Ansa)
Calcio

Serie A in tv: chi ha vinto e chi ha perso (e il ruolo di Tim)

La Serie A va su internet con Dazn, almeno per ora. Sky messa alla porta potrebbe rientrare dalla finestra e la guerra per i diritti tv non ancora finita - QUANTO COSTERA' VEDERE LA SERIE A SU DAZN

La guerra è finita, non andate in pace. Perché la cruenta battaglia per prendersi le immagini del campionato di Serie nel prossimo triennio ha lasciato sul terreno vincitori e vinti, disegnando un equilibrio nuovo nel panorama delle comunicazione legate al rotolare del pallone italico. Uno scenario in cui la rivoluzione sposterà le abitudini dei calciofili dalla televisione a internet, metterà in un angolo Sky che della Serie A è stata la narratrice per oltre un decennio e consegnerà uno spezzatino difficile da digerire per i clienti. Almeno per ora. In attesa che recriminazioni, code polemiche, trattativa private e soluzioni di ripiego non consegnino la fotografia finale di quella che fin d'ora appare, però, una rivoluzione. L'hanno voluta in tanti (alla fine per Dazn hanno votato in 16 su 20), ma in molti la temono perché dopo i primi tre anni da protagonista di seconda fila, ora la piattaforma è chiamata a mettersi al centro della scena.

CHI HA VINTO LA GUERRA DEI DIRITTI TV

Dazn ha certamente vinto la sua battaglia riuscendo nell'impresa da tutti gli altri in precedenza. Per farlo ha gettato sul tavolo una fiche da 2,52 miliardi di euro in tre anni (840 milioni di euro), cifra apparentemente fuori portata anche rapportandola al fatturato. L'intervento di Tim ha coperto le spalle sia economicamente che nel rassicurare gli scettici della fattibilità tecnologica del progetto: non è un caso che poche ore dopo aver ricevuto il via libera della Lega Serie A, Dazn e Tim abbiano ufficializzato l'accordo che rende l'operatore come partner per la distribuzione attraverso TimVision del prodotto calcio in Italia.

Tim ha spostato gli equilibri anche nel confronto durissimo nel palazzo delle società. La sua discesa in campo è servita ai pro-Dazn per spegnere i dubbi degli scettici a proposito della capacità di raggiungere tutta Italia con un segnale decente, qualcosa che non tagliasse fuori parte della platea potenziale in attesa di capire se la piattaforma chiuderà anche accordi per andare sul digitale terrestre con la sua offerta pay. Tim che riporta anche ad Elliott, ne è azionista, che nel calcio italiano ha un peso specifico non secondario essendo alla guida del progetto di rinascita del Milan.

SKY FUORI (MA NON TROPPO)

Sky ha perso pur avendo tentato in tutti i modi di rientrare in corsa dopo aver verificato che l'offerta da 750 milioni di euro a stagione non era competitiva. Lettere, moral suasion, minacce e avvertimenti non hanno cambiato lo scenario finale e così l'emittente di Comcast si trova ora a dover gestire una situazione inusuale. E' vero che si è assicurata i diritti di Champions ed Europa League (quasi tutte) fino al 2024, ma subirà un contraccolpo. Quanti abbonati rischia di perdere? Quale sarà il bilancio tra minori ricavi e spese tagliate, iniziando dai 700-800 milioni in meno girati alla Serie A?

L'ultima battaglia si combatterà sul cosiddetto 'Pacchetto 2', quello che mette in vendita 3 gare a giornata, anticipo del sabato sera incluso, in co-esclusiva. Sky ha offerto 70 milioni, i presidenti hanno fiutato un possibile interesse di Mediaset che crescerebbe, al pari del valore del pacchetto, qualora si decidesse di inserire la novità della partita in chiaro. Ma molte società hanno paura a staccare del tutto il cordone ombelicale con Sky, partner affidabile e che potrebbe tornare utile in un futuro nemmeno troppo lontano per evitare di avere un nuovo monopolista (Dazn) da cui dipendere.

E I FONDI CHE FINE HANNO FATTO?

Dentro la confindustria del calcio ha certamente vinto la minoranza un po' strana e variegata che si è formata cammin facendo. Da Agnelli a Lotito, passando per De Laurentiis; i primi firmatari della lettera che ha staccato la spina all'operazione fondi e poi condotto pazientemente il resto della truppa a prendersi i soldi di Dazn senza tirarla ulteriormente per le lunghe. Certo, mesi di lavoro con i potenziali investitori rischiano di svanire nel nulla. Perché? Di sicuro i presidenti non pensavano di raccogliere un'offerta così ricca in tempi di crisi (il totale si avvicinerà ai 957 del triennio precedente calcolando anche le commissioni Infront risparmiate).

Ma c'è chi ha anche altri motivi per gioire come Andrea Agnelli, uomo che sta disegnando il futuro del calcio italiano ed europeo, non sostenitore della Superlega ma di certo non disposto a legarsi mani e piedi alla traiettoria di sviluppo del prodotto Serie A che rimane indietro nella competizione europea, in ritardo nelle infrastrutture, governato all'insegna della litigiosità e allergico al cambiamento.

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Giovanni Capuano