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Ansa
Calcio

Ronaldo e l'ossessione da record fanno il bene della Juve?

Contro la Dinamo Kiev il gol numero 750 della carriera, eppure sarebbe servito a Benevento (dove ha riposato). Il difficile rapporto tra le esigenze di CR7 e quelle dei suoi club

Cristiano Ronaldo ha segnato contro la Dinamo Kiev il gol numero 750 della carriera, il 75° con la maglia della Juventus e il 132° in Champions League ovvero la competizione che sente sua come fosse il giardino di casa. E' tornato alla rete e non era difficile pronosticarlo. E si è conquistato le prime pagine in Italia e Portogallo perché il gioco di parole (CR 750) era troppo stuzzicante per tutti e perché la corsa al record di uno dei più grandi di tutti i tempi affascina in un'epoca in cui molto del racconto sportivo ruota intorno ai grandi numeri dei suoi protagonisti.

Ronaldo è un fenomeno, su questo non ci sono dubbi. E il Ronaldo versione autunno 2020 si sta rivelando una delle edizioni più prolifiche delle ultime stagioni con buon merito anche di Pirlo che silenziosamente gli ha cambiato posizione in campo, mettendolo più centrale e vicino alla porta, riuscendo così nell'obiettivo mancato fragorosamente da Sarri all'avvio della sua esperienza bianconera. I numeri, visto che da questo si parte, sono chiarissimi: una rete ogni ora in campo (65 minuti per la precisione) con una media che si abbassa ulteriormente in campionato (ogni 48').

La Juventus, insomma, sta prendendo a piene mani dalle performance del suo fuoriclasse e dal punto di vista dei numeri il bicchiere è certamente mezzo pieno. Però l'incrocio tra Benevento e Dinamo Kiev ha restituito attualità anche al dibattito su cosa fosse meglio per CR7 e cosa per la Juventus. E' pacifico che un gol in Champions League pesi infinitamente più di uno al Benevento se il peso considerato è quello dell'appeal commerciale e del self branding di un calciatore. Ma è altrettanto evidente che per la Juventus sarebbe stato molto più funzionale un gol al Vigorito rispetto a quello segnato, e subito esibito davanti alla propria sterminata fan base, contro la Dinamo Kiev in una gara europea buona quasi solo per le statistiche.

L'argomento a discarico è che nessuno meglio di un fuoriclasse (Ronaldo) e di un tecnico che è stato fuoriclasse (Pirlo) possono sapere, parlandosi, quando è meglio fermarsi e quando no. In fondo anche confrontandosi con un'altra leggenda come Zidane a CR7 fu chiaro che valeva la pena ogni tanto accettare di non esserci per poi rendere di più nel finale di stagione. Quindi, alla fine di tutto, Pirlo si assume la responsabilità di accettare la sosta di Benevento e risponde in prima persona dei risultati di campo della sa Juventus, critiche comprese. E' probabile che nella quasi totalità delle circostanze la corsa ossessiva di Ronaldo ai record personali coincida con l'interesse primario della sua squadra. E' possibile però, il caso Benevento lo ha dimostrato, che ogni tanto questo non accada.

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Giovanni Capuano