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Ansa
Calcio

Juventus, quanto perderà senza la Champions League

Dal 2012 ha incassato oltre 720 milioni di euro dalla Uefa, ora rischia di trovarsi con un buco di almeno 80 che equivale a un quarto del fatturato (già in sofferenza) - L'ANNO ORRIBILE DELLA JUVE, TUTTI COLPEVOLI

L'onda lunga del fallimento sportivo della Juventus di Andrea Pirlo non si fermerà al termine di questa stagione ma rischia di prolungarsi anche nella prossima. Rendendo complesso il lavoro di ricostruzione della squadra, già difficile per il momento storico che sta vivendo il calcio mondiale alle prese con la crisi economica post Covid. Soffrono tutti, ma la Juventus soffrirà di più senza la Champions League, a meno che il finale di campionato non consegni ai bianconeri una delle preziosissime quattro piazze che portano all'Europa che conta e che vale molto in termini di fatturato.

Stare dentro o stare fuori fa tutta la differenza del mondo. Almeno 80 milioni di euro tra bonus di ingresso, premi partita, valorizzazione del ranking degli ultimi dieci anni e suddivisione del market pool televisivo. Basti pensare che la cavalcata di quest'anno, interrotta prematuramente agli ottavi di finale dal Porto, ha comunque consegnato ad Agnelli un assegno da 82 milioni di euro che si aggiungono ai 640 già incassati dal 2012 al 2020, cioè da quando la Vecchia Signora è rientrata stabilmente nel giro della Champions League utilizzando i soldi della Uefa come volano per una vorticosa crescita del fatturato.

Una botta durissima da assorbire, anche perché la pandemia ha devastato i conti della Juventus così come quelli di tutti gli altri top club d'Europa e mai come questo volta la Champions League sarebbe stata essenziale. I 722 milioni che ha garantito dal 2012 al 2021 fanno una media di circa 80 a stagione senza tenere conto dei ricavi da botteghino, sempre a crescere nelle notti europee e mancati del tutto quest'anno. In più c'è l'inizio di un nuovo triennio che nelle previsioni porterà il montepremi ad arricchirsi ulteriormente, rendendo ancora più amaro per i bianconeri non potersi sedere al tavolo con l'obbligo di retrocedere in Europa League e di giocarla per vincere, così da evitare almeno la beffa di intaccare il patrimonio di punti nel ranking storico che serve sia per le fasce nei sorteggi (gli ultimi cinque anni) che per la suddivisione di una quota importante di premi quando la Juventus rientrerà nella Champions League.

Ma il dato più importante per comprendere fino in fondo l'impatto di una mancata qualificazione alla Champions League è l'indicatore del peso tra i ricavi Uefa e il fatturato complessivo, depurandolo dalle plusvalenze e limitandolo alle voci strutturali. Ebbene, la Juventus si vedrà venir meno circa il 25% del valore della produzione perché questo racconta la storia dell'ultimo decennio in cui si è arrivati al 27,3% dell'anno della finale a Berlino (2015) e solo in un'occasione (2014) il peso è stato inferiore al 19%.

Un bilancio mutilato in maniera così importante dopo due anni di passivi pesantissimi (-89 milioni nel 2020 e già -113 la semestrale di questo esercizio) sarà difficile da riequilibrare. La ricetta sarà doppia: taglio dei costi, a cominciare da un monte ingaggi non sostenibile in Europa League, e ricorso alle plusvalenze che già negli ultimi anni hanno coperto circa un quarto dei ricavi complessivi. Un anno fa la Paratici ne iscrisse a conto economico oltre 166 milioni di euro. Ripetersi sarà impossibile o quasi. Ecco perché il fallimento di quest'annata balorda avrà riflessi anche sul progetto sportivo dei prossimi anni.

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Giovanni Capuano