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Ansa
Calcio

I verdetti di Juventus-Inter

Allegri si rilancia e chiude il periodo più nero (ma non può più rinunciare ai giovani), Inzaghi e i difetti che non riesce a correggere di una squadra sempre sconfitta negli scontri diretti

Ha vinto la Juventus e ha perso l'Inter, non c'è stato il pareggio che avrebbe evitato a entrambe le squadre di uscire dal Derby d'Italia tra deluse con un rinvio della sentenza. Allegri può respirare, Inzaghi torna agli incubi di inizio stagione, quelli che sembravano essere stati scacciati dalla svolta contro il Barcellona supportata da una discreta striscia di campionato: l'Inter pareva fuori dal tunnel e invece ci è riprecipitata, la Juventus sembrava destinata al fallimento precoce e ora si trova a due soli punti dalla zona Champions League e a -4 dal Milan, il primo degli umani alle spalle del super Napoli.

Il verdetto di Juventus-Inter non è stato banale. Al di là del doppio copione recitato in campo, degli sprechi nerazzurri nel primo tempo e del cambio di passo bianconero nella ripresa, alcune indicazioni sono emerse in modo chiaro. Allegri può far funzionare la sua Juventus se riesce a organizzare una partita raccolto intorno alla fase difensiva e con un avversario che consente delle ripartenze come avvenuto nel secondo tempo. Di gioco e costruzione propositiva non c'è traccia, ma quando Kostic e Rabiot (prossimamente anche Chiesa) ripartono a mille i bianconeri sanno far male. Se poi dietro non si prendono gol il gioco è fatto: pur in un campionato fin qui disgraziato, la Juventus è la migliore difesa con sole 7 reti subite.

Altra prestazione notevole di Miretti e Fagioli, non solo per il gol di quest'ultimo: Allegri prenda nota che sarà impossibile rispedirli in fondo alle rotazioni anche una volta che torneranno i titolarissimi. La resurrezione juventina è stata innervata dalla freschezza e vitalità di questi due ragazzi che meritano di trovare tanto spazio non solo in emergenza.

L'Inter ha perso il quarto scontro diretto su quattro, che diventano 5 aggiungendo la caduta di Udine quando i friulani abitavano le zone alte della classifica. Ha sbagliato tanto all'inizio, si è sciolta poi subendo le ripartenze e confermando di essere una sorta di porto aperto per gli avversari. I numeri sono da brivido: 19 gol subiti (16 in trasferta) che non sono di più solo grazie a un miracolo di Onana e al raddoppio di Danilo cancellato dal Var in maniera legittima ma assurda dal punto di vista del buonsenso.

L'ago della bilancia è Lautaro Martinez: se non è in serata, la manovra non ha sbocchi. E' successo a Torino e tante altre volte in una prima metà di stagione in cui l'argentino ha comunque giocato tantissimo anche per sopperire all'assenza prolungata di Lukaku. La sensazione è che ci sia un problema irrisolto di personalità e di chiarezza; lo stesso Inzaghi non sembra aiuta la squadra con i cambi ed è un copione ormai riletto più volte e quasi mai con soddisfazione. L'Inter è al momento fuori dai giochi scudetto e se il Napoli non fletterà lo è definitivamente. Attenzione: l'ultima prima della sosta mondiale è la trasferta in casa dell'Atalanta che rischia di trasformare il lungo inverno nerazzurro in un incubo.

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Giovanni Capuano