Zhang inter
(Getty Images)
Calcio

Zhang-Inter, dalla foto scudetto al disastro

Ha messo la faccia sulla festa tricolore dopo mesi in Cina. Ma ora sbaglia tutte le mosse e rischia di perdere Conte ed altri top player

Cosa sta succedendo dentro e fuori l'Inter, trascorse nemmeno due settimane dalla conquista dello scudetto numero 19 che ha interrotto l'egemonia juventina sul calcio italiano? Domanda legittima, perché il muro di certezze e serenità che per mesi ha retto intorno alla parte sportiva del club si sta pericolosamente sgretolando in pochi giorni. La festa è finita, (non) andate in pace. E al centro della festa c'è lui, Steven Zhang, rampollo di casa Suning tornato dal lungo esilio cinese giusto in tempo per farsi la foto scudetto, stappare una bottiglia di quelle buone e poi mettere a dieta tutti.

Che non sarebbe nemmeno il cuore del problema, visto che la pandemia ha colpito indistintamente tutti i top club del calcio europeo costringendoli a rivedere al ribasso i loro piani di sviluppo. Nel caso dell'Inter ci sono criticità ulteriori, raccontate con dovizia di particolari nel corso dell'inverno, ma la sensazione è che il giovane Zhang si stia muovendo come un elefante nella cristalleria nerazzurra O che la situazione sia molto più delicata di quella percepita all'esterno.

I punti fermi ci sono. Intanto la famiglia Zhang non ha la fila fuori dall'ufficio per rilevare l'Inter e nemmeno per entrare nello scomodo ruolo di socio di minoranza. Dopo mesi di rumors e voci su fantomatiche "settimana decisive" almeno questo è chiarito. Ora c'è l'attesa spasmodica per il finanziamento da 250 milioni di euro che deve garantire liquidità per chiudere il pregresso e programmare il futuro immediato, ma comunque vada a finire si tratterà di un modo (oneroso) di prendere tempo in attesa che qualcosa si muova.

Il secondo paletto è che l'Inter, come quasi tutte le altre società, deve mettersi a dieta perché i costi erano eccessivi prima del Covid e sono diventati semplicemente insostenibili con il crollo dei ricavi, la cui onda lunga continuerà a far sentire gli effetti anche nel 2022. Quindi addio a certi contratti fuori dimensione, contenimento del monte ingaggi e mercato il più possibile sostenuto anche dalle uscite. Non dovrebbe essere un tabù e nemmeno il sinonimo di smantellamento o fine di un progetto sportivo e, invece, quello che sta accadendo dentro e fuori dall'Inter assomiglia tanto a una resa dei conti messa su pubblica piazza.

Che senso ha trattare i tagli o le spalmature in maniera così aperta, quando la parola d'ordine dovrebbe essere discrezione? E tornare dalla Cina dopo mesi di assenza, non solo fisica, così a ridosso dalle scadenze da non poter fare altro che rompere l'incantesimo dello scudetto riportando tutti in fretta alla dura realtà? Che senso ha immaginare di tagliare bonus e premi nel momento in cui la frontiera dei club, tutti, per il contenimento dei costi è lavorare proprio sulla parte variabile degli stipendi abbassando quella fissa? Non a caso un dirigente esperto come Marotta è dovuto correre ai ripari garantendo premi e bonus per non perdere credibilità.

Che senso ha invocare i sacrifici senza mettere la faccia, anche pubblicamente, per delineare il progetto al di là dei tagli, spiegare che l'Inter si è portata avanti col lavoro negli ultimi due anni e può restare competitiva anche dovendo fare qualche sacrificio e che non smantella? Insomma, facendo il dirigente sportivo avveduto e il proprietario che rispetta il suo stesso asset invece di darlo in pasto a mille illazioni a rischio anche di diminuirne ulteriormente l'appeal.

Ufficiosamente tanti protagonisti di questa stagione fanno sapere di non avere problemi a restare e di voler solo avere la garanzia che si potrà continuare a pensare alla vittoria, almeno in Italia. Da Conte in giù è un sentimento condiviso. Però i modi un po' sgraziati degli Zhang stanno urtando tante suscettibilità e la durezza con cui l'agente di Bastoni, in attesa della firma su un rinnovo concordato da quattro mesi, ha dato fuoco alle polveri deve far suonare un campanello d'allarme. La sensazione è che tutto sia sistemabile, ma che per non fare danni si debba fare in fretta e con modalità differenti. E che Steven Zhang abbia bisogno di un aiuto. Perché un conto è prendere atto che la dieta serve e che una proprietà ha il diritto di chiederla e imporla, un altro immaginare che il calcio sia un'azienda uguale alle altre e non viva di riti, stili e regole proprie che vanno rispettate. E' l'unica strada per non buttare via cinque anni di lavoro e investimenti. Se la famiglia Zhang ci pensa, è una strada che conviene anche dalle parti di Nanchino dove soldi nell'Inter ne hanno messi tanti dal 2016 a oggi.

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Giovanni Capuano