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Giovanni Capuano
Calcio

Siamo stati nel centro produzione della Lega Serie A (casa del Var): ecco come funziona

Al confine di Milano la struttura costruita in quattro mesi che rappresenta la finestra sul futuro del calcio italiano: da qui passano tutti i segnali tv e non solo

Il futuro del calcio italiano ha le sembianze di una palazzina di due piani alle porte di Milano, nella Brianza ricca e operosa che è stata nei decenni scorsi il cuore della rivoluzione della tv del Belpaese, a pochi chilometri dal regno di Mediaset (fu Fininvest) e a due passi - nel senso fisico del termine - dai capannoni dove l'allora geometra Galliani mise le basi alla sua intuizione, poi divenuta l'infrastruttura del sogno televisivo di Silvio Berlusconi.

Lissone, Italia. Entrare nell'IBC della Lega Serie A è fare un piccolo passo in quello che dovrà diventare il presente del pallone italiano e che già oggi ne rappresenta una realtà operativa. Ci sono voluti quattro mesi di lavoro giorno e notte per procedere a trasportare sogni e progetti dalla carta millimetrata alla realtà, poi a fine agosto si è partiti. Da questi due piani passa tutto quello che vediamo in tv sul campionato italiano: segnali, grafiche, pubblicità, highlights, prodotti social e anche le tanto discusse decisioni degli arbitri perché al piano uno dell'IBC c'è una porta che si spalanca solo per pochi eletti e porta alla zona dove dal venerdì sera al lunedì operano i Var e i loro collaboratori.

La sala Var nel centro di produzione della Lega Serie A a Lissone

Area off limits per tutti gli altri, personale della Lega compreso. Una delle parti più importanti dell'IBC anche se dal punto di vista industriale e strategico è molto più interessante quanto accade al secondo piano, dove la Lega si è dotata dopo anni di dibattito (spesso sterile) di una struttura finalmente in grado di accentrare la produzione del prodotto Serie A. Quello poi reso visibile nelle case dei tifosi da DAZN, Sky, Mediaset e Rai per restare in Italia, oppure portato per il mondo perché nelle sale commento che si aprono qua e là nella struttura ce ne sono alcune dedicate alla confezioni di telecronache e prodotti in lingua inglese e araba.

In attesa di tornare a essere il campionato più bello del mondo, attirando così almeno parte degli investimenti dei broadcaster oggi indirizzati quasi esclusivamente alla Premier League, è la ricetta che i dirigenti di via Rosellini (la confindustria del football tricolore) hanno studiato per svecchiare l'immagine di un torneo che da almeno tre lustri ha perso il suo ruolo di traino in Europa e nel mondo. Ad oggi la Lega distribuisce prodotti destinati a Italia, Europa, America, Asia e paesi del blocco MENA.

Lo sforzo è stato notevole. L'IBC di Lissone ospita a regime un'ottantina di persone e per renderlo operativo sono serviti collegamenti garantiti da 130 chilometri di cavi elettrici, 65 video e fibra e 40 dati che lo innervano rendendo possibile l'attività delle grandi regie, la Master Room control, la sala di controllo e le aree di post produzione televisiva e digitale. Quando sentite parlare di problemi di trasmissione non rivolgetevi qui: a Lissone arrivano immagini in altissima qualità che poi vengono compresse per renderle commestibili per i clienti e per una rete infrastrutturale italiana che ancora non le supporta in pieno.

La struttura del Centro Var è all'avanguardia: una serie di Var Rooms (ce ne sono 12) che ospitano i tecnici e i direttori di gara cancellando per sempre l'era dei furgoncini all'esterno degli stadi e garantendo una standard di ricezione immagini e comunicazione in tempo reale a prova di bomba. Il cuore è la grande sala con dieci maxi schermi che consente al designatore Rocchi e ai suoi collaboratori di tenere tutto sotto controllo; qualcosa che ricorda le esperienze degli sport professionistici made in USA e che viene ritenuto al top per quanto riguarda il calcio europeo.

Un presente che richiama agli occhi di chi visita la struttura anche quella che potrà esserne l'evoluzione futura. Da anni i presidenti della Serie A litigano sull'idea di mettersi in proprio nella produzione e distribuzione del segnale delle partite bypassando i broadcaster e trattando direttamente con i clienti. Il famoso canale della Lega sempre naufragato davanti all'oggettiva difficoltà di mettere in piedi un progetto tecnico ed editoriale. Adesso c'è e comincia a funzionare. Il futuro è a due passi, nel senso che dall'altra parte della strada ci sono altri capannoni e altre centinaia di metri quadrati di spazi eventualmente utilizzabili per ampliare la creatura e adeguarla a nuove sfide.

Non è detto che sia subito e nemmeno che oggi rappresenti una priorità. Però la via è tracciata e la rapidità con cui, dopo epoche di sterili dibattiti, questa volta si è messo in piedi tutto in poco più di cento giorni e senza badare a spese, lascia intendere che la fase della presa di coscienza della necessità di abbandonare i vecchi schemi sia stata metabolizzata e superata.

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Giovanni Capuano