Altro che drone, l'X-47B Pegasus sembra un bombardiere
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Altro che drone, l'X-47B Pegasus sembra un bombardiere

Dopo i test di decollo il drone "invisibile" è atterrato su una portaerei: il video

Quello effettuato ieri dal drone da combattimento sperimentale X-47B Pegasus non è solo un passo importante nello sviluppo di uno dei programnmi più avanzati della Marina statunitense ma apre anche nuove prospettive nel futuro dei droni da combattimento e dell’aviazione navale la cui storia prese il via nell'autunno del 1910 con il decollo e l'atterraggio del biplano Curtis pilotato da Eugene Ely sul ponte di legno dell'incrociatore Birmingham . I velivoli teleguidati sembrano destinati in futuro a comporre l’ossatura delle forze aeree basate a terra o imbarcate su portaerei per svolgere compiti aria-aria (contro altri velivoli) o aria-terra (contro obiettivi in mare o sul terreno.

Per la prima volta un drone X-47B, realizzato da Northrop Grumman, è atterrato sul ponte della portaerei George H.W. Bush in navigazione al largo delle coste della Virginia. Il velivolo, decollato dalla base (Naval Air Station) di Patuxent River ha effettuato un atterraggio, poi è decollato dalla nave e atterrato nuovamente. Dopo i primi test d’imbarco nel 2011 sulla portaerei Vinson il 14 maggio scorso l’X-47B aveva compiuto  con successo, sempre sulla Bush, i test di decollo lanciato dalle «catapulte», strumenti indispensabili a imprinmere una forte velocità ai velivoli in decollo da portaerei.
Realizzato in due esemplari con caratteristiche «stealth» che ne riducono la visibilità radar, il Pegasus è un dimostratore tecnologico cui dovrebbe far seguito un velivolo più grande, per ora noto come X-47C che potrà imbarcare 4 tonnellate di armi (contro le 2 del B), avrà un raggio d’azione doppio rispetto a un cacciabombardiere F-35C e potrà essere rifornito in volo.

Il programma X- 47B è stato finanziato con 1,4 miliardi di dollari in otto anni dalla Darpa (Defense Advanced Research Projects Agency)   l'agenzia del Pentagono per lo sviluppo di nuove tecnologie, per mettere a punto una flotta di velivoli teleguidati imbarcabili impiegabili non solo in operazioni di icognizione ma anche di combattimento. Fino a oggi la Marina degli Stati Uniti ha utilizzato solo piccoli droni da sorveglianza Boeing Scan Eagle e il Fire Scout (armato).

La Marina conta di disporre entro il 2019 del primo squadron imbarcato su portaerei di 12 droni da combattimento a un costo compreso tra i 38 e i 75 milioni di dollari ad esemplare cioè tra il 25 e il 50 per cento di quanto costerà un cacciabombardiere F-35C.

 

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Gianandrea Gaiani