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Al-Qaeda non è morta ed stata rifondata con l'aiuto dell'Iran

Famigliari e seguaci di Osama bin Laden avrebbero avuto protezione in un'ambigua Teheran. E da qui trovato la forza di rilanciarsi

Negli incubi degli occidentali l'Isis ha sostituito Al-Qaeda, in tutta la sua violenza disumana. Ma Al-Qaeda non è morta. Secondo un'inchiesta del sito statunitense Defense One, si sarebbe anzi ricostituita grazie alla protezione ambigua dell'Iran, trovando un modello ispiratore in Hezbollah e nella Forza Quds, l'unità di forza speciale del Corpo delle Guardie della rivoluzione islamica iraniana.

Ecco i dettagli. 

L'accordo nucleare iraniano stralciato da Trump

Donald Trump ha deciso di stralciare l'ennesima eredità dell'amministrazione Obama, non certificando l'accordo sul nucleare con l'Iran. Per questa decisione controversa, osteggiata dall'Europa, il presidente americano ha posto come giustificazione il malefico rapporto tra Iran e Al-Qaeda. 

Già il direttore della CIA, Mike Pompeo, aveva suggerito che il patto tra Iran e Al-Qaeda era stato un "segreto noto" durante l'amministrazione Obama, che però aveva deciso di non agire. 

Alcuni documenti della CIA desecretati, relativi al raid del 2011 che ha ucciso Osama bin Laden a Abbottabad, in Pakistan, sembrano confermare questa relazione, segnalando, ad esempio, che il figlio di Osama bin Laden, Hamza, ha vissuto e si è persino sposato in Iran, o che i negoziati tra Al-Qaeda e le guardie rivoluzionarie di Teheran si occuparano anche del finanziamento e dell'armamento del terrore sunnita, in modo che potesse colpire obiettivi americani.

Vent'anni fa il primo tentativo di accordo tra Al-Qaeda e Iran

Secondo le fonti di Defense One, il primo tentativo di accordo tra Al-Qaeda e gli agenti segreti iraniani risale a più di due decenni fa, dopo che Saddam Hussein respinse l'offerta di assistenza militare di Al-Qaeda. Il patto sarebbe sbocciato invece sotto l'amministrazione di George W. Bush, che avrebbe deciso di non intervenire per evitare ripercussioni nella campagna militare in Iraq per cacciare Saddam. Una volta abbattuto il regime iracheno, però, negli obiettivi di Bush ci sarebbe stata Teheran. 

Fu quando Osama bin Laden si riparò nelle grotte di Tora Bora, per difendersi dall'invasione americana dell'Afghanistan (iniziata il 12 novembre 2001), che il leader di Al-Qaeda maturò la decisione di offrire una vita migliore ai suoi figli. Alla sua terza moglie Seham, Bin Laden avrebbe detto: "Per favore, scoraggiarli dall'entrare in questa jihad". 

In quel periodo, mentre Bin Laden si nascondeva nelle caverne afgane e gran parte della sua famiglia veniva trasferita segretamente in Pakistan, uno dei più importanti funzionari di Al-Qaeda si diresse in Iran. Si tratta di Mahfouz Ibn El Waleed, studioso islamico mauritano e figura chiave del consiglio direttivo di Al-Qaeda, nonché fonte principale di Defense One

Il fallito tentativo di normalizzazione dell'Iran

Il primo tentativo di collaborazione tra Al-Qaeda e l'Iran risalirebbe al 1995. Il luogo degli abboccamenti: il Belucistan, in Pakistan, che confina sia con Afghanistan che con l'Iran. Sul tavolo c'era un'offerta di addestramento militare avanzato, con combattenti di al-Qaeda invitati a partecipare a un campo gestito da Hezbollah e sponsorizzato dalla Forza Quds iraniana, nella Valle della Beqā in Libano. Non ci sono prove, però, che questo tentativo di accordo sia andato a buon fine. 

Nel 2001, invece, Mahfouz varcò il confine iraniano e fu accolto dalla Forza Quds, anche se ancora l'Iran non era pienamente impegnato a cooperare. Temendo anzi che dopo la guerra in Iraq gli Stati Uniti rivolgessero le loro intenzioni belliche contro di loro, gli iraniani cercarono una normalizzazione dei rapporti con gli Usa.

Tra dicembre 2001 e aprile 2003, durante le conferenze internazionali convocate per affrontare la ricostruzione nell'Afghanistan post-talebano, i funzionari iraniani proposero alle controparti statunitensi diversi incentivi, in ​​cambio della normalizzazione delle relazioni. Nell'idea che altri leader di Al-Qaeda avrebbero seguito Mahfouz, sul piatto ci sarebbe stata anche l'offerta di consegnarli agli States. Fu respinta e già nel gennaio 2002 Bush bloccò ogni accordo con l'Iran, il cosiddetto "asse del male", nel suo discorso sullo Stato dell'Unione.


Osama bin LadenUna combo mostra l'ex leader di Al-Qaeda, Osama bin Laden, e il suo successore, il figlio Abu Hamza al-Muhajer.AFP/Getty Images

Iran, il santuario di Al-Qaeda

Si aprì la fase 2: l'Iran è diventato il santuario di Al-Qaeda. Dal 2001 il suolo iraniano diede rifugio a uomini e donne legate ad Al-Qaeda. Mogli e figlie di al-Qaeda furono le prime a essere inviate in Iran, insieme a centinaia di volontari di basso livello, scortati fino a Teheran.

Nell'estate 2002 arrivarono i leader di alto rango, con l'intenzione di restare e galvanizzare la squadra. Sentondosi sempre più dentro i confini iraniani, ecco che la posta si alza: a metà del 2002 spetta alla famiglia di Osama bin Laden trasferirsi. In una fattoria fortificata a est di Zabol, città di confine iraniana abitata principalmente da cittadini arabi, vengono ospitati una delle mogli di Osama e molti dei suoi figli, incluso Hamza bin Laden, oggi ventottenne, allora tredicenne e incapace di abituarsi a una vita di fuga e pericolo continui. 

Verso la metà del 2003, la Forza Quds aveva radunato in Iran Hamza, i suoi fratelli e sorelle, le loro madri e i consiglieri militari e religiosi di Al-Qaeda. Li scortò in un centro di addestramento protetto in uno dei vecchi palazzi dello Shah, nel nord di Teheran. Mancavano all'appello solo Abu Musab al-Zarqawi e i combattenti della sua città natale, Zarqar. La Forza Quds offriva finanziamenti e armi; inoltre trasportava i combattenti a Baghdad, attraverso il Kurdistan, dove iniziarono a prendere di mira le truppe statunitensi.

La famiglia Bin Laden ostaggio dell'Iran

Nonostante il gran movimento a favore di Al-Qaeda, però, il destino dei capi jihadisti e dei famigliari di Bin Laden non è mai stato del tutto sicuro in Iran. La Forza Quds infatti ha continuato a offrire di consegnarli agli Stati Uniti negli incontri internazionale che si svolsero, fino all'aprile 2003. La Casa Bianca continuò a declinare.

Nel 2006 la famiglia di Bin Laden ha deciso di provare a raggiungerlo, ovunque si nascondesse in Pakistan, nonostante il volere contrario degli iraniani.
Hamza Bin Laden voleva essere il primo ad andare ma, diciannovenne e appena diventato padre, gli venne impedito. Toccò quindi al fratellastro di Hamza, che fu però abbandonato nel Waziristan, in Pakistan, e lì ucciso da un attacco di droni nel 2009. Andò meglio a Iman, figlia di Osama bin Laden e della sua prima moglie, che fuggì in Siria, dove viveva la madre. 

Nel 2010 finalmente Hamza e sua madre ottennero di raggiungere il padre, dopo un non agile negoziato con la Forza Quds, che incluse anche il rapimento da parte di Al-Qaeda di un diplomatico iraniano in Pakistan.
La madre di Hamza arrivò ad Abbottabad nel febbraio 2011, mentre Hamza si nascose per un po' nelle aree tribali pakistane. Nell'aprile 2011, dopo molte settimane di discussioni, Hamza fu autorizzato dai vertici di Al-Qaeda di andare ad Abbottabad: riuscì a stare con il padre poco più di 12 ore, dopo le quali Bin Laden, preoccupato e subodorando l'imminente attacco dei Seal americani, lo spinse ad andarsene.

Cosa è rimasto di Al-Qaeda oggi in Iran

Fino al 2015, l'egiziano Saif al Adel e altri consiglieri militari di Al-Qaeda sarebberi rimasti in Iran. Alcuni, tramite la Forza Quds, si sarebbero poi trasferiti in Siria per unirsi alla lotta contro lo Stato islamico.

Con l'Isis in ascesa, sempre più potente a livello esecutivo e mediatico, Al-Qaeda ha cercato il rilancio nell'agosto 2015, usando Hamza bin Laden, successore di Osama che finora non aveva mai toccato un'arma, come volto della sua propaganda. Ed ecco che arrivò la prima delle sue sette dichiarazioni audio. Il suo messaggio è un video del maggio 2017, in cui chiede ai suoi seguaci di attaccare ebrei, americani, occidentali e russi, operando come lupi solitari, usando qualsiasi mezzo possibile. 

Con l'Isis che ora sta perdendo terreno, Al-Qaeda si sarebbe tranquillamente ricostruita nell'ombra, con divisioni sparse tra Iran, Pakistan e Siria. Oggi, attenuando il suo spirito barbaro associato agli anni di Zarqawi, ha trovato in Hezbollah e nella Forza Quds un modello, da cui ripartire. Sarebbe già in grado di richiamare a sé migliaia di combattenti. La propaggine di Bin Laden è forse pronta a tornare nei nostri incubi. 

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Simona Santoni

Giornalista marchigiana, da oltre un decennio a Milano, dal 2005 collaboro per Panorama.it, oltre che per altri siti di testate Mondadori. Appassionata di cinema, il mio ordine del giorno sono recensioni, trailer, anteprime e festival cinematografici.

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