aereo-stato
Patrick Riviere/Getty Images
News

Air Force Renzi, l’inutile spesa neanche decolla

Altro che tagli alla politica. Il mega Airbus voluto dal premier si "mangia" molti dei (pochi) risparmi previsti dalla riforma costituzionale

«Un sì contro la casta». Matteo Renzi non perde occasione per rimembrarlo ai deferenti interlocutori, prima di avventurarsi tra le formidabili parsimonie che la Riforma garantirebbe: «Pensate che bello, risparmiare 500 milioni e darli ai poveri...». Le addizioni presidenziali sono state però corrette dall’ex commissario alla spending review, Roberto Perotti: «Saranno 161 milioni, a regime». Li versiamo comunque agli indigenti? Nell’attesa, apprendiamo però che il premier avrebbe speso un simile gruzzolo per il nuovo aereo di Stato: il mastodontico Airbus A 340-500. Il Giornale ha rivelato: il velivolo costa 168,2 milioni di euro, da pagare ad Alitalia con un leasing di otto anni. Iperbolica cifra che lo stesso Renzi, qualche giorno fa, a Otto e mezzo non ha smentito. Anzi, ha ribattuto stizzito: «Io non l’ho mai usato. Serve per portare gli imprenditori italiani all’estero per le missioni. Come si fa in tutto il mondo...». Ha poi aggiunto: «Io non ho cambiato aereo e non ho cambiato macchina: resto un boy scout quarantunenne»  

Dunque: da una parte, Renzi continua a magnificare l’abolizione del Cnel, pietra angolare della Riforma costituzionale: 3 milioni di risparmi, calcola Perotti. Dall’altra, giustifica l’astronomica spesa per il nuovo Airbus con la motivazione più surreale. Un mega aeroplano da 300 posti, largo 60 metri, capace di volare più di 12 ore senza scalo: questo serve agli imprenditori italiani. Mica la riduzione del cuneo fiscale! Una spericolata virata rispetto all’estate 2015, quando il premier confidava gongolante a un gruppo di giornalisti: «A ottobre andremo in Sudamerica con un aereo più grande, con il wi-fi, l’abbiamo già ordinato...». 

«Andremo»: plurale maiestatis. Solo che, all’ultimo minuto, l’apparecchio rimane a terra. Fioriscono le ipotesi: i piloti dell’aeronautica non hanno ancora l’addestramento necessario, i lussuosi allestimenti chiesti dal premier non sono pronti, il jet non ha la targa militare necessaria per decollare. Da quel giorno, del rinominato «Air Force Renzi» si sono perse le tracce. Fino all’11 luglio 2016. Quando le agenzie informano: «Il velivolo, con a bordo una missione imprenditoriale italiana, è decollato alle 10,16 dalla pista 2 dell’aeroporto di Fiumicino alla volta de l’Havana, con la scritta “Repubblica italiana” sulla fusoliera bianca e il tricolore sulla coda». Poi, di nuovo, l’eclissi. Un acquisto talmente indispensabile da essere stato usato una sola volta. Il «boy scout quarantunenne» pare si sia reso conto di quanto potesse diventare deleteria la sua ostentazione. A maggior ragione, mentre spiega agli italiani su come la scomparsa del Cnel cambierà la loro vita. 

La tartufesca ritirata ha però peggiorato le cose: per molti, l’aereo di Renzi è diventato il paradigma di Renzi. Costoso, superfluo, sfrontato. E opaco. Già un anno fa, il 13 novembre 2015, l’ex ministro della Difesa, Antonio Martino, con un’interrogazione parlamentare sollecitava chiarimenti. Il 29 settembre 2016 il grillino Giorgio Sorial chiedeva alla Camera nuovi lumi. Il 20 ottobre 2016 era il senatore leghista Paolo Arrigoni a reclamare precisazioni. Reiterate il 20 ottobre, con un nuovo atto ufficiale, in cui Arrigoni chiedeva, tra le altre cose, «a quanto ammonti la spesa sostenuta per l’affitto dell’hangar di Fiumicino assegnato per la custodia del nuovo Airbus 340-500»

Il governo non ha mai risposto a nessuno. Solo Alitalia, lo scorso febbraio, ha chiarito alcuni termini dell’accordo: l’aereo è stato ceduto da Ethiad, socio al 49 per cento della compagnia di bandiera. Alitalia, a sua volta, l’ha venduto al ministero della Difesa «con un contratto di leasing, stipulato alle usuali condizioni di mercato». Ma la spesa sarebbe talmente spropositata da aver dato la stura a una ridda di congetture. L’Airbus comprato è del 2006. È ormai fuori produzione dal 2011. Ha costi di gestione spropositati. E consuma più della già nutrita flotta di «aerei blu»: Airbus, Falcon ed elicotteri AgustaWestland 139. Gli esperti contattati da Panorama quantificano in 50 milioni il prezzo massimo di un leasing. Possibile che il ministero abbia sborsato più del triplo? Palazzo Chigi non chiarisce. Anzi, ha secretato i documenti dell’affaire

Mistero fitto, quindi. L’unico dato ufficiale è l’aumento, nel bilancio 2017 della Difesa, delle uscite per i «voli di Stato»: 25,9 milioni, rispetto ai 17,4 milioni del 2016. Un incremento del 50 per cento. «La quasi totalità di questa cifra, 23.503.075 euro, è il costo del nuovo Airbus A340 della presidenza del Consiglio in forza al 31° stormo dell’Aeronautica militare» sostiene il Primo rapporto annuale del Mil€x, l’Osservatorio sulle spese militari italiane, presentato alla Camera il 23 novembre 2016. Lo studio ribadisce: «Il costo totale per otto anni risulta essere di 168,2 milioni tra noleggio e assicurazione, più 55 milioni di carburante, per un totale di 223,2 milioni: 27,9 milioni in media all’anno». Poco di più di quanto, scrive sempre Perotti, si risparmierebbe con i tagli ai Consigli regionali previsti dalla Riforma. 

Gli onorevolini guadagneranno come il sindaco del capoluogo di regione, promette il presidente del Consiglio. E basta soldi ai gruppi consiliari. Due epocali sforbiciate da 27 milioni: la spesa annuale prevista per l’«Air Force Renzi». Provate allora a pensare a un quesito referendario del genere: «Volete voi cancellare il leasing concernente l’Airbus 340-500?». Allora sì. Per Renzi sarebbe uno storico plebiscito. Al momento, però, accontentatevi della salvifica abolizione del Cnel.

I più letti

avatar-icon

Antonio Rossitto