Modello biomedicale
Gioiello italiano nella produzione di apparecchiature per dialisi, la Gambro Dasco non si è fermata neanche con il terremoto del 2012
C’è una storia, uno stabilimento, a Medolla che è un simbolo di nascita, di sviluppo e poi ancora di rinascita. Nascita perché è attorno alla Gambro Dasco spa, oggi proprietà del colosso americano Baxter, si è sviluppato un distretto che è la forza dell’industria biomedicale in Italia.
Volontà, perché non ha mai abdicato a una fetta di mercato nel settore degli apparecchi per dialisi e i suoi accessori. E soprattutto perché con tenacia ha reagito al terremoto del 2012 nel giro di poche ore, non ha delocalizzato, non ha mai interrotto la produzione e tre mesi dopo stava già mandando macchinari rifatti a nuovo per onorare gli ordini danneggiati in magazzino.
“Non potevamo rischiare la chiusura, né di perdere clienti, né di lasciare senza assistenza i 26mila malati nel mondo che sono in trattamento dialisi con le nostre apparecchiature” racconta Libero Azzolini, resposabile della fabbrica di monitor per dialisi di Medolla” E così ci siamo dati da fare”. Il giorno dopo il sisma, personale era in magazzino per il recupero, in poche ore è stata individuata una fabbrica dismessa in cui trasferire le attività e quindi è stata incaricata una ditta svizzera specializzata per trasferire merci e macchinari “Hanno scavato e puntellato dei tunnel nella fabbrica danneggiata e quindi spostato ciò che poteva essere salvato, mentre i nostri ingegneri e sviluppatori continuavano l’attività nella stanza di un condominio”. Tre mesi dopo l’azienda riapriva e oggi, tre anni dopo, il fatturato è cresciuto da 850 a quasi un miliardo di euro.
Per il distretto di Medolla, una realtà di 100 imprese e circa 5mila addetti, la reazione della Gambro è stata ancora una volta un simbolo, perché è proprio attorno a questa azienda, fondata nel 1966 da Mario Veronesi con il nome di Dasco, che il distretto si era costituito. “Lo stabilimento è sempre stato un orgoglio italiano, anche se negli anni i passaggi di proprietà sono stati numerosi” continua Azzolini. Prima infatti sono arrivati gli svizzeri della Sandoz, poi una joint venture con i svizzero-francese (hopal), quindi gli svedesi di Gambro e infine gli americani della Baxter. La produzione non si è mai interrotta e non è mai stata delocalizzata. Nemmeno con il terremoto.