La moda secondo David Lynch
Il regista visionario, scomparso ieri, ha frequentemente usato la moda per amplificare la sua visione artistica e per evocare emozioni profonde e sfuggenti
David Lynch, maestro dell’enigma cinematografico e poeta del surreale, ha saputo trasporre la sua estetica inconfondibile anche nel mondo della moda. Come un demiurgo, Lynch ha utilizzato questo linguaggio per amplificare la sua visione artistica, mescolando dimensioni parallele e unendo arte, design e psicologia. Ogni progetto legato alla moda ha rappresentato un capitolo del suo universo, dove il confine tra sogno e realtà si dissolve, trasformando l’abito in un veicolo narrativo capace di evocare emozioni profonde e sfuggenti.
Uno dei momenti più celebri del legame tra Lynch e la moda è la collaborazione con Christian Louboutin per la mostra Fetish (2007). Qui, scarpe e immagini si fondevano in un’atmosfera che sfidava la percezione comune del desiderio. Lynch ha fotografato calzature scultoree – alte, provocatorie e volutamente disfunzionali – come oggetti di una narrazione visiva che esplora il potere, la sensualità e la dominazione. Louboutin stesso ha descritto le creazioni come «una celebrazione del mistero femminile», un tema che ha sempre trovato eco nella poetica lynchiana.
David Lynch si è poi avventurato nel mondo del prêt-à-porter attraverso la collaborazione con Kenzo per la collezione Autunno Inverno 2014. In questo progetto, il cineasta ha creato un video e una scenografia per il fashion show, immergendo lo spettatore in un mondo intriso di tensione, luci al neon e geometrie distorte.
Un altro contributo significativo è rappresentato dalla regia di campagne pubblicitarie. Tra le più evocative, quella per Dior, con il cortometraggio Lady Blue Shanghai (2010), un racconto misterioso e sensuale che trasforma una borsa della maison in un simbolo carico di nostalgia e misticismo. Attraverso una narrazione onirica e immagini cinematografiche che evocavano le atmosfere di Twin Peaks, Lynch ha così esplorato il rapporto tra memoria e desiderio, aggiungendo una profondità narrativa a un oggetto di lusso.
Analogamente, il lavoro con Gucci per il video Gucci Guilty (2010) ha lasciato il segno. L'estetica audace e magnetica del film è un trionfo di luci stroboscopiche e sensualità oscura, dove Lynch combina il glamour patinato con la tensione latente che caratterizza il suo stile.
E non finisce qui. La collaborazione con la stilista Stella McCartney per una serie limitata di T-shirt in occasione dell'uscita del suo album musicale Crazy Clown Time (2011) ha sottolineato il connubio tra moda e suono. In parallelo, il regista ha creato costumi teatrali per produzioni sperimentali, come nel caso dell’opera Industrial Symphony No. 1 (1989), dove la moda ha assunto un ruolo performativo, riflettendo l’intensità emotiva delle sue trame sonore e visive.