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Nuovi Boeing Air Force One, anche Trump dovrà aspettare

Nuovi Boeing Air Force One, anche Trump dovrà aspettare

Problemi nelle forniture e nella manodopera specializzata, si allungano i tempi di consegna. Intanto viene recuperato un “747 Vip” del Qatar che sarà adattato come aereo presidenziale.

Il colosso aerospaziale Boeing ha dichiarato all’Usaf che potrà consegnare i nuovi jet Air Force One entro il 2027 soltanto se la Forza Armata accetterà di allentare alcuni requisiti. Lo riportano diverse testate aerospaziali statunitensi citando una fonte “interna” all’azienda. La consegna dei velivoli VC-25B era originariamente prevista per il 2024, ma i ritardi hanno fatto slittare le proiezioni di consegna al 2028 e al 2029, suscitando il pubblico sdegno del presidente Donald Trump.

Mercoledì scorso Darlene Costello, responsabile ad interim delle acquisizioni dell’U.S. Air Force, durante un’audizione della sottocommissione per la potenza marittima e le forze di proiezione delle Forze Armate della Camera ha dichiarato: “Stiamo valutando i requisiti che potrebbero essere oggetto di cambiamento per riuscire a consegnare il primo aeromobile il prima possibile, quindi non garantirei necessariamente la data prevista, tuttavia stiamo proponendo di anticiparla al 2027. Se riusciamo a raggiungere un accordo sulle modifiche necessarie che ci porteranno a quel punto sarà possibile riuscirci”. La manager ha avvertito che alcune delle modifiche proposte da Boeing potrebbero non essere implementate, colloquiando con la Casa Bianca per decidere quali cambiamenti possono essere accettabili dal punto di vista delle prestazioni di questi velivoli.

Come tutta l’aviazione commerciale, anche la fornitura degli Air Force One soffre di alcuni ritardi causati da problemi con i fornitori che realizzano gli interni poiché i cambiamenti delle dotazioni comportano una riprogettazione del cablaggio e il ricalcolo dell’impianto elettrico di bordo. Secondo la Costello un’altra limitazione è causata dalla carenza di forza lavoro specializzata, che Boeing deve utilizzare sulle commesse del comparto commerciale. Pare inoltre che talune procedure siano state limitate proprio per aiutare Boeing a procedere più rapidamente. “Abbiamo anche allentato alcuni requisiti di sicurezza per lo stabilimento di produzione per un certo periodo” ha detto la manager, “non sarà un allentamento permanente, ma ciò ha permesso a Boeing di essere più efficiente e produttiva nell’assemblaggio dei velivoli e nell’affidamento del lavoro ai propri meccanici”.

Non è dato sapere se tali cambiamenti siano stati in qualche modo suggeriti da Elon Musk, che da consigliere di Trump starebbe collaborando per accelerare la consegna dei nuovi jet. Frustrato dai ritardi di Boeing, Trump avrebbe incaricato l’azienda L3Harris di modificare un esemplare di Boeing 747 in variante -8, un tempo di proprietà della famiglia reale del Qatar, da utilizzare nel frattempo per sostituire gli obsoleti “Vc-25” – vecchi di 34 anni – ora utilizzati come Air Force One (Vc-25 è la sigla militare dei B747 così configurati). Secondo quanto riportato dal Wall Street Journal il primo maggio scorso, il jet arabo, del valore di 400 milioni di dollari, una volta modificato potrebbe essere pronto per l’uso presidenziale già il prossimo autunno.

C’è però una questione che ai politici democratici non sta sfuggendo: non sarebbe ancora chiaro quali fondi gli Stati Uniti stiano utilizzando per la modifica del jet qatariota e in che modo questa mossa potrebbe influire sul contratto attuale con Boeing stipulato durante il primo mandato del Tycoon. Questo aveva un valore di 3,9 miliardi di dollari e prevedeva di convertire due esemplari di B-747 in configurazione Vip e di dotarlo degli equipaggiamenti di comunicazione e protezione necessari.

Questi ultimi sono comunque in parte già presenti nell’esemplare qatariota, che risulterebbe quindi più rapido da modificare e preparare. Il contratto fatto da Trump sei anni fa era però stato approvato prevedendo un “prezzo fisso” e ha causato a Boeing perdite per oltre 2,4 miliardi di dollari. Secondo quanto riportato dall’emittente Abc, il Procuratore Generale Pam Bondi avrebbe autorizzato la transazione tra Qatar e Usa, concludendo che non violerà un principio costituzionale secondo cui nessun funzionario governativo può accettare doni da “alcun re, principe o stato straniero”.

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