hunger games moda hunter schafer marni
(Photo by Dia Dipasupil/Getty Images)
Moda

Il fenomeno Hunger Games e il potere della moda

Da frivolo passatempo per gli abitanti di Capitol City, a manifesto di ribellione. E le protagoniste del prequel - ora nelle sale - ne fanno lezione sul red carpet

Il prequel della saga distopica di Suzanne Collins, Hunger Games - La ballata dell’usignolo e del serpente - è arrivato al cinema. Un debutto da 50 milioni di dollari al box office (solamente negli Stati Uniti, ndr) che porta a quasi tre miliardi il guadagno totale del franchise, nato nel 2008.

Secondo solo alla saga di Harry Potter, Hunger Games è ambientato nella nazione di Panem, un’America postapocalittica, dove attorno alla ricca Capitol City ruotano 13 grandi distretti. Presto si scopre che l’ultimo di questi è stato distrutto dopo un tentativo fallito di ribellione che ha coinvolto tutta la popolazione. Ogni anno, per punire i distretti coinvolti nel golpe e rafforzare il potere della capitale, un ragazzo e una ragazza tra i 12 e i 18 anni vengono costretti a partecipare agli “Hunger Games”, una competizione nella quale i concorrenti (detti tributi) combattono fino alla morte all’interno di un’arena.

Se il primo volume della trilogia si svolge durante la 74°edizione dei Giochi, il prequel - attualmente nei cinema - ci trasporta alla decima edizione degli Hunger Games. In entrambi i casi, il controllo totale dell’arena (e conseguentemente dello svolgimento stesso del gioco) è affidato agli strateghi i quali, tramite computer molto sofisticati, ostacolano i partecipanti e li spingono a scontrarsi anche grazie a ibridi o eventi naturali, quali incendi o inondazioni, programmati ad hoc per ciascuna edizione. Ecco allora che il ruolo del “mentore” e degli “sponsor” assume un significato fondamentale. I tributi devono infatti accaparrarsi il favore dei nobili di Capitol City, in modo che questi investano sulla loro sopravvivenza. Per farlo, prima di entrare nell’arena, indossano abiti sfarzosi e vengono portati in una parata attorno alla capitale.

Mentre nei distretti tutti indossano gli stessi semplici abiti, la moda a Capitol City è eclettica, irriverente e sfarzosa. La moda è presentata come frivola, una distrazione di cui si occupano i cittadini della capitale in modo simile alla borghesia della Rivoluzione francese. Allo stesso modo, quando Katniss (la protagonista della trilogia, ndr) viene scelta come tributo del Distretto 12 e deve entrare nell’arena, la moda si trasforma in uno strumento di espressione e di dissidenza.

Lontano da Panem, Hunger Games - La ballata dell’usignolo e del serpente è il primo grosso blockbuster, dallo sciopero SAG-AFTRA (conclusosi dopo più di 100 giorni), a offrire una stravagante serie di eventi promozionali. Le due protagoniste Rachel Zegler (Lucy Gray Baird) e Hunter Schafer (Tigris Snow) hanno così portato sul red carpet una serie di look evocativi, a partire dall’abito di fiamme - firmato Alexander McQueen - sfoggiato dalla Zegler alla premiere europea del film. Un chiaro rimando alla «ragazza di fuoco» Katniss Everdeen.

Da Schiaparelli a Marni, fino ad arrivare ad Alexander McQueen e Prada custom made, Hunter Schafer ha invece fatto rivivere l’eccentrico stile di Capitol City. Come lei, la cantante Olivia Rodrigo - che per la colonna del film ha composto il brano Can’t Catch Me Now - ha scelto per la premiere di Los Angeles un abito lungo di paillettes nere con fiori applicati, firmato Rodarte.


(Courtesy of Alexander McQueen)

I più letti

avatar-icon

Mariella Baroli