Il menù trasparente, ma non troppo
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Il menù trasparente, ma non troppo

La legge mette mano ai nostri menù

Da sabato scorso è in vigore il regolamento comunitario 1169/2011, che prescrive che per i prodotti alimentari somministrati o venduti sfusi sia data al consumatore l’informazione degli allergeni utilizzati nella preparazione degli stessi.
Questo significa per esempio che per ogni piatto presente nel menù dei ristoranti italiani dovrà essere specificata la presenza di allergeni nella ricetta, come ad esempio il banalissimo uovo.
L'iniziativa legislativa, pur lodevole nell'intento, ha dei contorni demenziali, e lo dico sia da cliente che, come molti sanno, da chef. In primis perchè mediamente le persone allergiche e/o intolleranti sanno perfettamente cosa possono mangiare e cosa no: suppongo che ad un celiaco non venga in mente di mangiare la pizza, sia che nel menù sia specificato che la pizza contiene glutine sia che non sia presente la precisazione. In seconda battuta, questo regolamento (che comunque non determina nessuna conseguenza pecunaria o di altra natura per chi non ottemperasse alla norma) impone un lavoro enorme di redazione ogni qualvolta venisse in mente di cambiare una pietanza in menù ad un povero cuoco.
Detto questo, ancora una volta la legge non punta a migliorare la qualità di ciò che viene somministrato alle persone ma cerca soprattutto di certificare situazioni già in essere, al limite dell'ovvio. Mi piacerebbe, sia da cliente che da cuoco, che un giorno la legge obbligasse i ristoratori a pubblicare il disciplinare dei propri fornitori, per sapere se la pasta che mi accingo a mangiare è di qualità o meno, se la verdura è del contadino dietro casa o proviene dal marocco, e via mangiando. In quel caso la legge servirebbe non solo a ''normare'' (o normalizzare), ma anche a educare e a far evolvere un settore così strategico per la nostra economia e per il nostro vivere quotidiano.

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David Marchiori