Luchino Visconti
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Luchino Visconti, 40 anni senza: i 5 film più belli - Foto

Regista inquieto e perfezionista, uno dei più grandi rappresentanti del nostro cinema, moriva il 17 marzo 1976

Milanese di nascita, grande regista e sceneggiatore, Luchino Visconti è stato una figura di spicco nel panorama artistico e culturale italiano e internazionale del XX secolo. Attento ai problemi sociali, con il suo rigoroso senso della realtà è stato uno dei padri del Neorealismo. A quarant'anni dalla scomparsa del "Conte rosso", avvenuta il 17 marzo 1976, lo ricordiamo in immagini e ripercorrendo i suoi film più belli. 

Iracondo signore del set, maniaco perfezionista della ricostruzione d'epoca, aristocratico tormentato e comunista convinto, Luchino Visconti è stata una personalità inquieta che riassume bene le contraddizioni e le speranze del suo tempo. Si è circandato di collaboratori geniali e fedeli - la sceneggiatrice Suso Cecchi d'Amico in primis -, come di attori raffinati come Rina Morelli, Alain Delon, Dirk Bogarde, Helmut Berger (uno dei suoi grandi amori), Burt Lancaster.

Claudia Cardinale, che è stata sua musa e amica di 32 anni più giovane, lo ricorda così: "Per me Luchino è stato un amico, sì, nonostante l'età. Ed è stata una persona straordinaria e di una cultura immensa, con lui potevi parlare di qualsiasi cosa, musica, teatro arte". Ripensando alle scene che Visconti girava mille volte, come se fossero a teatro, dice: "Altro che Fellini con cui era tutto improvvisazione e non c'era copione...".
Nato il 2 novembre 1906, Visconti girò il suo penultimo film, Gruppo di famiglia in un interno del 1974, su una carrozzina dopo un ictus. Il crepuscolare L'innocente (1976) è la sua ultima eredità.

Nella difficoltà di scegliere tra pietre miliari del nostro cinema, ecco i suoi 5 film più belli.

1) Ossessione (1943)

È la prima regia di Visconti. Melodramma ispirato al celebre noir di James M. Cain Il postino suona sempre due volte, è girato nel Polesine con una forte impronta naturalista. Interpretato da Massimo Girotti, ventiquattrenne, e Clara Calamai, il film segna un'autentica rivoluzione stilistica. Si deve al montatore Mario Serandrei l'appellativo di neorealista per una pellicola che inaugura il più grande movimento artistico di quegli anni. Rimane scolpita nella memoria la scena della tragica corsa in macchina dei due amanti.

2) Bellissima (1951)

Su un soggetto del grande Cesare Zavattini, un autoritratto onesto, divertente e amaro del cinema. Anna Magnani ci regala una delle sue interpretazioni più intense. È l'incarnazione delle mamme che investono tutto per garantire un futuro migliore ai figli, affidando a loro, spesso con prepotenza e sbagliando, le speranze di ascesa sociale. Quando il regista Alessandro Blasetti, nei panni di se stesso, convoca un casting per una bambina, si presenta una folla di madri e figlie. Nei panni di Maddalena Cecconi, la Magnani subirà anche offese e umiliazioni, a cui reagirà con orgoglio popolano.

3) Senso (1954)

Ispirato da una novella di Camillo Boito, Visconti si libera del neorealismo per dar vita a un dramma romantico che rilegge un momento della nostra storia. XIX secolo, negli ultimi anni delle guerre d'indipendenza una contessa (Alida Valli) tradisce la causa dei patrioti italiani per amore di un soldato austriaco (Farley Granger). Magistrale l'uso del colore e l'attenzione ai dettagli, dai richiami pittorici all'uso della musica, dalle superbe scene delle battaglie alla ricchezza dei costumi. 

4) Rocco e i suoi fratelli (1960)

Visconti racconta l'Italia che cambiava, negli anni dello sviluppo industriale e della migrazione interna da Sud a Nord, in un film che ha segnato intere generazioni italiane. Punta il dito sulla violenza delle profonde trasformazioni, a cominciare dall'interno di una famiglia. "Fellini ha raccontato La dolce vita, io tenterò invece di raccontare l'amara vita della gente come Rocco": così ne parlava il regista sceneggiatore, confrontandolo con l'altro film che ha marcato il 1960 del cinema italiano. Protagonisti di questo racconto di disgregazione famigliare Alain Delon, Claudia Cardinale e Annie Girardot.
Rocco e i suoi fratelli, per il quarantennale della morte di Visconti, è tornato al cinema restaurato e la Cardinale - che interpreta Ginetta, la fidanzata rassicurante del fratello maggiore Vincenzo - ha raccontato: "Ricordo ancora quando abbiamo girato la scena della litigata e Visconti prese il megafono e urlò: 'Non mi ammazzate la Cardinale!'. Poi mi ha voluto per tanti altri film'".

5) Il Gattopardo (1963)

Portare in pellicola tutta la complessità e l'altezza morale del romanzo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa non era facile. Ma Visconti traspone con tecnica eccezionale ed estetica curata, riflettendo sul passato e sul presente, sulla decandenza della nobiltà siciliana, sul cambiar tutto per non cambiare niente. Palma d'oro a Cannes. Grandiosa la scena del ballo. Alain Delon è il giovane e nobile Tancredi, una bellissima Claudia Cardinale è Angelica, figlia di borghese da umili origini e grande patrimonio. Intensa l'interpretazione di Burt Lancaster come Principe di Salina, nel cui sguardo nostalgico e struggente si riflette quello del regista.

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Luchino Visconti mostra il Leone d'argento vinto alla Mostra del cinema di Venezia per "Le notti bianche", 9 settembre 1957.

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Simona Santoni

Giornalista marchigiana, da oltre un decennio a Milano, dal 2005 collaboro per Panorama.it, oltre che per altri siti di testate Mondadori. Appassionata di cinema, il mio ordine del giorno sono recensioni, trailer, anteprime e festival cinematografici.

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