Silent Party: tutti zitti quando si balla
La Rubrica - Stili Umani
Tre, due, uno, via: ora si balla! Più che altro, si sta zitti! Benvenuti al Silent Party, il fenomeno che ha rivoluzionato la notte rendendola più…silenziosa. Tutti in discoteca, e fin qui poco male. Non bisogna fare rumore, non bisogna disturbare il vicino che balla; perciò, al Silent Party, ognuno è dotato di cuffie e, per l’appunto, ascolta la musica in silenzio, ballando in silenzio, bevendo un drink in silenzio. Ma la svolta arriva quando si apprende che ci sono tre canali musicali tra cui scegliere e una libertà quasi anarchica di espressione corporea. Non ti piace la playlist? Cambia canale. Vuoi ballare in solitaria? Vai. Vuoi cantare a squarciagola, stonando senza pietà? Beh, lo farai comunque, ma sotto giudizio silenzioso dei presenti. Tanto, nessuno ti sente.
Così, nei party silenziosi che vengono organizzati nei luoghi più disparati, si assiste a un’orda di persone che saltano e si dimenano come se fossero a un rave, mentre tutto ciò che senti è il ticchettio delle tue scarpe sul pavimento e un lontano “Yeah!” urlato da un ubriaco col volume al massimo.
Ci si potrebbe sentire un po' confusi quando i partecipanti decidono di cambiare canale. Potrebbe sembrare quasi un’esperienza surreale, come se ognuno stesse ballando il proprio musical mentale. Ad esempio, si potrebbe vedere uno che balla puntando le ginocchia in alto, l’altro che sembra stia ballando il twist, e un altro che magari prova a pogare con il vicino indifeso e innocente, che magari si ascolta musica classica. Insomma, potrebbe nascere un gran caos.
Il Silent Party non è solo un evento musicale, è un esperimento sociale. Come comunichi con qualcuno? A gesti, ovviamente. Tra cenni, sorrisi e mimiche degne di un mimo, riuscire a ordinare un drink o chiedere il numero di telefono sembra una missione impossibile. Se vuoi parlare, devi togliere le cuffie, trovarti davanti un estraneo che urla “MI CHIAMO LUCIA” a squarciagola e sperare che capisca le tue risposte. L’altro potrebbe guardarla e urlare: “Non ho capito!” Così, Lucia o chi per essa si rimette le cuffie, offesa, e se ne va. Il tutto mentre la gente intorno balla ognuno come gli va, magari fuori tempo. Ma chi può dirlo?
“Tre canali, tre mondi diversi”, dicono gli organizzatori. Ma diciamoci la verità: c’è sempre un canale che sembra messo lì per scherzo, con musica tipo polka o dubstep hardcore, giusto per testare i tuoi limiti. E tu ti ritrovi a saltare da un canale all’altro, non perché vuoi, ma perché temi il giudizio silenzioso degli altri. Chi sceglie la musica commerciale? Troppo mainstream. La techno? Sei uno snob. E chi opta per il revival anni ’60? Probabilmente tuo zio.
E proprio qui, tra un cambio di canale e un passo di danza scoordinato, si materializza la vera sfida del Silent Party: trovare qualcuno sulla tua stessa frequenza. Quando finalmente accade, un sorriso complice e un cenno d’intesa ti fanno sentire un Jedi in missione segreta. “Che la forza sia con te”, come direbbe Obi-Wan Kenobi, mentre cercate di sincronizzare i vostri passi su un remix improbabile. E, soprattutto, silenzioso.
Alla fine, al Silent Party, ognuno è nel suo mondo, con la propria colonna sonora, cercando di sincronizzarsi con qualcuno. Un’esperienza che potrebbe lasciarti con un dubbio esistenziale: mi sono divertito? O sono solo stato parte di uno spettacolo assurdo? E per capirlo meglio, magari, ci ritorni. Chissà che non ci sia ancora Lucia.