Alla base dei farmaci che aiutano a combattere le patologie di nicchia c’è passione e tanta ricerca. Viaggio nella compagnia giapponese Takeda, che da oltre 200 anni è in prima linea su questo fronte vitale.
Far capire ai malati che non sono soli, anche se la loro malattia è talmente rara da non avere, a volte, nemmeno un nome. Le case farmaceutiche sono anche questo, e sanno andare oltre l’immaginario collettivo che le vuole come colossi senz’anima, votati solo al profitto: niente di più errato, specialmente se si parla di aziende – come la giapponese Takeda – con una storia di oltre due secoli alle spalle.
Presente in oltre 80 Paesi, con circa 50 mila dipendenti, Takeda è una delle aziende biofarmaceutiche più antiche del pianeta, fondata nel 1781 a Doshomachi, che già allora era il quartiere dei farmaci di Osaka. Da quegli inizi, dal fondatore Chobei Takeda che vendeva le erbe medicinali della tradizione giapponese e cinese, lo sviluppo dell’azienda è stato imponente, ma una cosa è rimasta la stessa: la filosofia aziendale, il «Takeda-ismo», che guida l’impresa nel prendere le decisioni e modella la sua cultura, tenendo sempre fede a quattro valori che sono integrità, lealtà, onestà e perseveranza.
Nel nostro Paese, l’azienda è presente con due stabilimenti, a Rieti e a Pisa: «L’Italia per Takeda è un asset molto importante» spiega Annarita Egidi, general manager Italia. «Abbiamo circa 1.100 dipendenti, tra la sede di Roma, il territorio ed i due siti produttivi, che si trovano in territori d’eccellenza. A Rieti e a Pisa ci si dedica alla lavorazione del plasma per la produzione di plasma-derivati, mentre nella sede commerciale abbiamo numerosi farmaci in portfolio. Il nostro impegno si sviluppa principalmente nelle malattie rare, nella gastroenterologia, che è l’area terapeutica storica di Takeda, nell’oncologia e nelle neuroscienze».
E proprio sulle malattie rare e sui farmaci di nicchia, Takeda svolge un lavoro che va oltre la ricerca e lo sviluppo, mirando a costituire un punto di riferimento per i malati, le loro famiglie, i medici che li curano: «L’azienda ha scelto ormai da anni» continua Egidi «di concentrare grandi risorse nelle aree terapeutiche dove c’è più bisogno, sulle patologie che colpiscono pochi pazienti, che però diventano molti nella globalità di tutte queste malattie rare. Solo in Italia sono circa due milioni i malati, la grande maggioranza dei quali sono bambini o adolescenti».
Ragazzi con alle spalle famiglie costrette a viaggi della speranza in tutta Italia alla ricerca di una diagnosi spesso difficile da ottenere, e che, quando finalmente la trovano, riscontrano grandi problematiche nel reperire le terapie. Takeda è al loro fianco: «Innanzitutto facciamo un grande lavoro di sensibilizzazione con la classe medica» spiega ancora Egidi «in modo da supportare nella consapevolezza che la malattia esiste: perché un medico per avviare il suo paziente verso un corretto percorso terapeutico deve conoscere la malattia. Quindi aiutiamo nella diagnosi, promuoviamo il dibattito, affianchiamo le associazioni dei malati in questo lavoro di “awareness” e anche nel post terapia, attraverso percorsi per una migliore qualità di vita: corsi per apprendere come somministrare i farmaci, supporto nutrizionale, psicologico, per essere vicini ai malati a 360 gradi in tutto il loro percorso di cura». Ma non ci sono solo le malattie rare, nel mondo di Takeda: molte risorse sono state dedicate anche ai vaccini, mai come in questi anni alla ribalta dell’interesse globale, dato che proprio grazie a quelli anti Covid il mondo è riuscito a uscire dall’ emergenza pandemica.
«I vaccini sono un’area molto promettente» continua la general manager. «Come abbiamo avuto modo di sperimentare con la pandemia, possono davvero cambiare il corso degli eventi. Takeda, oltre alla produzione di un vaccino Covid in Giappone, ha ottenuto l’approvazione in diversi Paesi, e in Europa, per un vaccino contro la dengue: grave malattia febbrile, trasmessa da zanzare che in Europa non è endemica, ma è molto diffusa nel mondo, specialmente nelle aree a clima tropicale, e milioni di persone possono essere esposte al rischio di infezione. Si tratta di una delle cause più importanti delle febbri dei viaggiatori, anche in Italia. È quindi importante prevenirla, dato che abbiamo imparato, proprio con il Covid, quanto il mondo sia piccolo e quanto sia facile la diffusione dei virus».
Un lavoro fondamentale, quindi, quello della casa farmaceutica giapponese, che coinvolge in maniera importante anche l’Italia. Dove, però, ci sono molte criticità che riguardano il settore sanitario: «Noi di Takeda crediamo nel valore e nella potenzialità del nostro Paese» conclude Egidi «ma un confronto strutturale con le istituzioni è indispensabile. Abbiamo un piano di investimenti di 5 anni con 275 milioni di euro che serviranno ad aumentare il flusso produttivo, soprattutto per i plasma-derivati, perché il tempo nel settore farmaceutico è un elemento fondamentale che per i pazienti può voler dire garantire la maggiore sopravvivenza e la migliore qualità di vita. Vorremmo che questa urgenza, che sentono i pazienti, le famiglie e che ovviamente sentiamo noi, venisse percepita anche dalle istituzioni».
