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E ora il Covid-19 finisce sui banchi di scuola

E ora il Covid-19 finisce sui banchi di scuola

Il preside del liceo classico Faes di Milano riflette su come affrontare il coronavirus nelle diverse discipline scolastiche. Un’analisi utile a educatori e docenti.


La scuola deve trattare l’emergenza Covid-19, oggi a distanza e nei mesi futuri, quando riprenderanno le lezioni, nelle aule. Per fare chiarezza, per rendere la complessità del tema, per mostrare l’importanza della cura di ogni singolo aspetto della quotidianità. Il coronavirus è un fenomeno che investe moltissimi ambiti e discipline e consente quindi trattazioni differenti, scientifiche e critiche, storiche e geopolitiche, spunti di riflessione per comprendere il presente, il recente passato, per progettare il futuro prossimo. Il senso della scuola passa anche dalla mediazione culturale del tempo presente e non si potrà tornare, quando sarà, a scuola come se non fosse accaduto nulla, riprendendo i programmi di sempre.

Attualità e fonti, un’educazione necessaria

Innanzitutto questa emergenza mette in luce il tema dell’informazione. I ragazzi fanno esperienza diretta, mai come prima, di tutte le difficoltà che si incontrano se decidono di volersi informare correttamente. Ossia distinguendo un comunicato stampa e un decreto da un editoriale, un’opinione di un esperto da quella di un ospite televisivo tuttologo, imparando a discernere una sparata scandalistica da una posizione più complessa e quindi meno mediatica. La scuola ha l’opportunità di indicare i criteri per scegliere l’informazione adatta ai bisogni del momento. Nel caso del coronavirus, ci sono strisce di notiziari h24, c’è il punto quotidiano delle ore 18 a cura della Protezione civile, ci sono approfondimenti specifici e articoli di firme prestigiose su testate nazionali e internazionali, ci sono fake news e video virali da verificare. Selezionare le informazioni è la sfida della generazione che in questo momento si trova sui banchi di scuola.

Geografia, tra inquinamento e ambiente

Tra informazione e geografia, c’è la questione ambientale. Da un mese a questa parte si legge che questo periodo di stasi sta ripulendo il pianeta, grazie al blocco forzato di moltissime attività e quindi della mobilità. Ci sono dati strabilianti circa la riduzione del biossido di azoto, per fare un esempio concreto. Anche in questo caso è prezioso l’intervento di un docente specialista, innanzitutto per chiarire che ciò che sta effettivamente migliorando è il solo inquinamento atmosferico (quello pesantemente colpito dai trasporti e dalle aree industriali e urbane), ma anche quello più semplice da ripulire e, purtroppo, da reinquinare. Inquinamento è un termine così generico, la scuola può e deve andare nel dettaglio e dare alle generazioni sui banchi definizioni e dati per capire. Così basterà un piccolo esempio: una stanza con del fumo all’interno si può arieggiare aprendo una finestra, mentre un barattolo di vernice in una vasca piena d’acqua genera una situazione irrecuperabile, o quasi, perché l’acqua non si pulisce facilmente come l’aria. Informazione e scienza, insomma, a braccetto per comprendere questo tempo e per essere consapevoli del presente.

Storia, la disciplina che darà ragione e torto

La questione è indubbiamente anche storica. Al momento, però, è bene lasciare le inchieste ai giornalisti e alle autorità competenti, in caso di necessità. Lo storico non è chiamato in causa sul coronavirus, perché serve una distanza storica temporale per indagare sui fatti, sulle decisioni e sulle responsabilità del presente. Ora valgono i fatti e le indagini giornalistiche, e cercando e selezionando online si incontrano reportage giornalistici preziosi. La storia tratterà questo periodo come epocale, ma non è il momento di grandi paragoni, di proclami, di etichette. La ricerca storica non ha fretta e indagherà con metodo, e lontano dai riflettori, anche la verità dei fatti su questo inizio di 2020.

L’esattezza della scienza e della statistica

Certamente il Covid19 pone anche una questione sanitaria. La scuola può approfondire scientificamente tutto ciò che riguarda il tema, dando solide basi su tematiche come il virus, gli strumenti medici e sanitari di diagnosi e cura, la ricerca dei vaccini, la cura scientifica necessaria per buone soluzioni che non possono mai giungere con la fretta. Inoltre, una disciplina scientifica come la statistica, in matematica, può aiutare a fare chiarezza su un diluvio di numeri, spesso letti e mai confrontati, nel breve e nel lungo periodo. Anche in questo caso la scuola può dare chiavi interpretative complesse e necessarie insieme.

Educazione alla cittadinanza per diventare uomini consapevoli

Il coronavirus pone anche una questione geopolitica rilevante e decisiva. Le nazioni non si sono ascoltate, non si sono osservate, non si sono rispettate abbastanza e una dopo l’altra hanno compiuto errori simili dinanzi a un nemico sempre uguale. Ora toccherà pensare alla ricostruzione. L’Europa è alla prova del nove: se non ha mai rispettato i suoi alti compiti e fini sovranazionali, può comunque sfruttare questo tempo per rinascere rileggendo le nobili carte su cui si fonda. Oppure può continuare a essere un elemento di non-unione europea, destinato questa volta più di altre alla capitolazione. Gli equilibri e i compromessi, anche economici e sociali, del nostro futuro prossimo sono in bilico e andranno analizzati. La sfida è anche culturale, perché questa contingenza mette in discussione le scelte politiche e quindi culturali degli ultimi 40 anni, per cui servirà guidare i ragazzi nella ridiscussione della storia contemporanea più recente. Inoltre, è evidente come sia necessario avere l’uomo competente nel ruolo a lui congeniale: è una lezione di politica e di cittadinanza che va colta per educare studenti, e poi cittadini, in grado di orientarsi per le loro decisioni future, per il loro diritto di voto, per quello che sarà la loro condotta etica futura.

Al cospetto dei grandi della filosofia e della letteratura

Infine, la sfida individuale. Il Covid-19 ha messo ognuno di noi in una condizione di fragilità individuale e collettiva, a cui non eravamo abituati e di cui avevamo solo sentito parlare. I disastri erano notizie da quotidiano, le emergenze a cui non si trova rimedio lontani echi di sofferenza intangibile. Ora siamo a contatto con difficoltà dalle quali non si esce indenni e anche questo è un fattore che la scuola dovrà gestire, in senso culturale, attraverso lo studio della letteratura e della filosofia, alla ricerca di domande di senso e risposte provvisorie, profonde e magari discordi, ricercate dai grandi uomini dell’arte e del pensiero di sempre.

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