Metti una sera a cena con Brad Pitt
Consorzio Stoppani
Lifestyle

Metti una sera a cena con Brad Pitt

Per rendere meno triste il distanziamento sociale i ristoranti propongono soluzioni divertenti, bizzarre e sorprendenti. Qualcuno ha piazzato sulle sedie le sagome di leggende del cinema, della musica e della tv. Altri hanno usato bambole, peluche, piante oppure manichini. E i clienti apprezzano l'inattesa compagnia

Due squilli, la risposta, i saluti di rito, poi dall'altra parte del telefono arriva la domanda spiazzante: «Allora, vuole mangiare con Maradona oppure preferisce Brad Pitt?». Non abbiamo chiamato un'agenzia che organizza pasti esclusivi con i vip, ma il ristorante milanese Consorzio Stoppani, che ha deciso di usare le sagome dei personaggi famosi per far rispettare il distanziamento sociale tra i commensali: «Non possiamo cambiare la situazione in corso, però affrontarla con l'atteggiamento giusto sì. Per ravvivare la compagnia a tavola, per riempire le sedie vuote, abbiamo pensato a questi cartonati» spiega Monica Romanelli, uno dei proprietari del locale famoso per la sua cotoletta rivisitata. E, da qualche giorno, per avere tra i clienti fissi un finto Leonardo DiCaprio.

I bambini vanno pazzi per Spider-Man, gettonatissimo; Bob Marley e Marilyn Monroe attraggono i nostalgici, Barbara D'Urso i suoi tanti fan televisivi, «mentre gli uomini, devo dirlo, hanno più di un problema a ritrovarsi di fronte a Rocco Siffredi» scherza Romanelli, che ha la sua ricetta anche per sdrammatizzare i divisori in plexiglass. «Erano bruttissimi. Li abbiamo fatti decorare da una pittrice bergamasca. Così sono diventati colorati, uno diverso dall'altro, splendidi. Decisamente meno tristi».

L'idea di fondo resta la stessa un po' dappertutto: trasformare le cautele imposte dalla pandemia in elementi gradevoli. Da anomalie che stridono nel contesto tradizionale di un ristorante, renderli arricchimenti dell'esperienza.

Sempre a Milano, al Motelombroso sul Naviglio Pavese, i divisori sono piante che scendono dall'alto, dando vita a un bosco sospeso in aria tra i clienti. Alla Taverna Estia, indirizzo bistellato Michelin di Brusciano, non lontano da Napoli, i tavoli sono isolati dentro aiuole delimitate da gelsomini. Il locale fa parte dell'associazione Relais & Châteaux, così come il Bottaccio di Montignoso, in Toscana. Qui, silenziosi invitati a ogni singolo pasto, ci sono centauri, angeli bambini e varie sculture dalla virtù duplice: provvedono a mantenere un distacco di sicurezza tra i presenti e li incantano con la loro bellezza.

vilnius-manichiniManichini in un locale di Vilnius, in Lituania

La moda trova vari epigoni anche all'estero, dove l'estro dei gestori si è scatenato. Alla Maison Saigon nel centro di Bangkok, in Thailandia, simpatici panda di peluche occupano i posti proibiti agli umani e ne sollevano l'umore fissandoli con un muso tenerissimo. Al Five Dock Dining, in Australia, hanno fatto come al Consorzio Stoppani, solo che anziché vip hanno messo gente qualunque di cartone. Soluzione efficace, meno sorprendente degli omologhi vip nostrani. In alcune mete gastronomiche di Vilnius, in Lituania, hanno preferito invece i manichini. L'idea indovinata è stata quella di chiedere a designer e stilisti del luogo di vestirli con le loro creazioni, per dare visibilità ai talenti della moda nazionale. E se nella Carolina del Sud, negli Stati Uniti, gigantesche bambole vestite a festa si sono confuse tra gli avventori, un locale di Parigi ha cancellato l'esigenza del distanziamento immergendo i clienti in barriere di plexiglass, una sorta di scafandri trasparenti appesi al soffitto. Così guardarsi e parlarsi da molto vicino è possibile.

Un grande lavoro d'inventiva lo ha realizzato Pasquale Torrente, icona della ristorazione campana. Al Convento di Cetara (Salerno), che gestisce assieme al figlio Gaetano, sta ospitando alcune sculture che arrivano dalla Fondazione Made in Cloister di Napoli. Sono in cartapesta, con la base in ceramica, si frappongono con eleganza tra i tavoli. Portano la firma dell'artista cinese Liu Jianhua: «Non avrei mai pensato che sarei stato costretto a separare gli ambienti nel mio locale, tantomeno che lo avrei fatto con opere d'arte contemporanea. Ma va bene così. Chi viene a cena è felice, sente di essere in un posto speciale. Un ristorante, lo dice il nome stesso, è un luogo di ristoro, non deve sembrare un ospedale» dice Torrente padre. Che per addolcire ulteriormente la situazione, sul pavimento ha piazzato una scritta: «Mantenersi a un metro dal mare». Un invito a riaccostarsi all'immensa bellezza del paesaggio circostante. Mentre su un cartello ha fatto scrivere: «Siamo un convento, ma non di clausura. Quindi riapriamo al mondo. Ci siete mancati tanto!». L'ospitalità italiana, per ripartire, sta facendo leva su due talenti che possiede in abbondanza: il calore e la fantasia.

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Marco Morello

Mi occupo di tecnologia, nuovi media, viaggi, società e tendenze con qualche incursione negli spettacoli, nello sport e nell'attualità per Panorama e Panorama.it. In passato ho collaborato con il Corriere della Sera, il Giornale, Affari&Finanza di Repubblica, Il Sole 24 Ore, Corriere dello Sport, Economy, Icon, Flair, First e Lettera43. Ho pubblicato due libri: Io ti fotto e Contro i notai.

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