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#PATTIMATRIMONIALI, il libro con i consigli di una vita di coppia felice

#PATTIMATRIMONIALI, il libro con i consigli di una vita di coppia felice

Daniela Missaglia e Valeria De Vellis, socie e fondatrici dello studio legale MDV mettono nel loro ultimo libro quanto la loro attività professionale racconta giorno dopo giorno

Edito da Sperling & Kupfer, è appena uscito il libro #Pattimatrimoniali, scritto a quattro mani dalle avvocate Daniela Missaglia e Valeria De Vellis, socie e fondatrici dello Studio Legale Internazionale MDV che si occupa di diritto successorio, della famiglia e della persona.

Ne parliamo con le autrici.

La prima domanda che pongo è: vi è proprio bisogno di patti prematrimoniali in Italia.

«Assolutamente sì. Lei saprà che uno dei problemi atavici del nostro Paese è la lunghezza dei processi e, in generale, la farraginosità della macchina giudiziaria, nei cui ingranaggi si rischia di rimanere incagliati anni e anni, imbattendosi anche in sorprese poco piacevoli, con decisioni spesso basate su interpretazioni soggettive. Le plurime riforme, da ultimo la Cartabia, hanno cercato di porvi rimedio, accelerare i tempi della giustizia e garantire una maggiore specializzazione per singola materia trattata, ma l’alea rimane. Ricordiamoci tutti il detto “prevenire è meglio che curare” e i patti prematrimoniali a questo tendono».

In che modo, come funzionano, lo spieghi a chi è a digiuno totale?

«Il patto prematrimoniale è un contratto che i futuri sposi, o anche i coniugi in costanza di matrimonio, stipulano fra loro, regolando in esso le conseguenze giuridiche per il caso, eventuale, di separazione e divorzio. In pratica sono gli stessi nubendi a sostituirsi al magistrato e predefinire la regolamentazione dei reciproci rapporti laddove mai il matrimonio entrasse irrimediabilmente in crisi».

#PATTIMATRIMONIALI, il libro con i consigli di una vita di coppia felice
da sx – Valeria De Vellis e Daniela Missaglia

Però è spoetizzante e un modo poco romantico di mettere le mani avanti, un brutto segnale in un momento in cui si giura amore eterno. Non trova?

«Occorre un cambio di prospettiva. In fondo anche chi guida un’auto o compra una casa stipula una polizza assicurativa per il caso di incidente o incendio. La cabala e la superstizione non fanno il paio con la ragionevolezza e il volersi bene. Ecco, diciamo che i patti prematrimoniali possono rappresentare la polizza che pone i coniugi al riparo da brutte sorprese, stress, liti giudiziarie stile ‘Guerra dei Roses’, costi insostenibili, tutelando – in questo modo – anche gli eventuali figli, tutt’altro che insensibili alle battaglie dei genitori. Nel mondo anglosassone è un fenomeno diffuso, è ora che il nostro Paese li sdogani e li faccia propri».

Ma in Italia sono validi?

«Non nella loro piena estensione: questo, però, non significa che non possano comunque essere stipulati e utilizzati. Ancorché non vi sia ancora una legge ad hoc, come in moltissimi altri Paesi europei o negli USA, ugualmente i patti prematrimoniali possono avere efficacia per regolamentare aspetti patrimoniali, finanziari, o anche personali. Facciamo un esempio: Tizio si sposa con Caia e va ad abitare nel rustico di proprietà di quest’ultima, effettuando consistenti lavori di ristrutturazione per approntare la casa ai bisogni della famiglia. Nel patto prematrimoniale si può disciplinare l’ammontare dell’indennità dovuta a Tizio nel caso in cui, separandosi, questi debba lasciare la casa. Ma gli esempi sono infiniti».

Si può regolare anche la custodia dei figli?

«Questo no. L’Italia riserva ai giudici la disciplina di taluni tassativi aspetti del matrimonio in caso di separazione o divorzio: l’affido dei figli, il loro collocamento presso l’uno o l’altro genitore, i diritti di visita, l’importo del mantenimento al coniuge o alla prole. Ciò significa che eventuali clausole di questo tipo sarebbero nulle, ma solo nel caso uno dei coniugi al momento del divorzio le contesti innescando una causa. Nulla vieta che, manifestatasi la crisi, i coniugi decidano di depositare una separazione consensuale o un divorzio congiunto recependo le clausole stipulate nei patti. Ovvero, ancora, che il giudice, ne tragga elementi di valutazione utili alla decisione».

Cos’altro si può inserire in un patto prematrimoniale?

«A parte la scelta primaria del regime patrimoniale della futura famiglia (comunione o separazione dei beni), si regola la sorte dei conti correnti o investimenti comuni, la tutela di una parte in termini di trasferimenti economici o immobiliari, la residenza, l’indirizzo religioso o scolastico della prole e molto altro. Occorre tenere conto che la giurisprudenza italiana, a partire dal 2012, ha sdoganato l’istituto dei patti prematrimoniali ed effettuato importanti aperture che li legittimano anche nel nostro ordinamento, anche se – come detto – in via limitata e circostanziata».

Sulle cronache rosa si leggono di patti prematrimoniali di VIP che disciplinano persino la frequenza dei rapporti sessuali.

«Questo vale negli Stati Uniti d’America, in linea con una cultura giuridica molto diversa dalla nostra, proiettata sull’individuo e poco affine a farsi mettere ‘paletti’ dallo Stato. Là è valido tutto. I legali di alcune celebrity amano raccontare – senza rivelare nomi – alcune curiose clausole che sono state chieste e inserite nei patti prematrimoniali: dal divieto di suonare il pianoforte quando il marito era in casa, a quello di indossare maglioni di color verde, di tagliare i capelli oltre una certa lunghezza, di ingrassare oltre i 75 chili oppure, di poter frequentare nel vecchio cottage di campagna, un pomeriggio al mese, la ex fidanzata per ascoltare insieme la musica classica».

I patti prematrimoniali sembrerebbero quindi una prerogativa dei soli VIP della musica e dello spettacolo.

«Certamente questi ultimi, già prefigurando la precarietà dei loro caduchi matrimoni, sono soliti mettere le ‘mani avanti’. Sappiamo altresì che quasi tutti i supermiliardari (per esempio Bill Gates, Jeff Bezos, Donald Trump, che peraltro sta recentemente modificando per l’ennesima volta il “prenuptial agreement” con Melania Trump) non celebrano le nozze finchè i loro studi legali non hanno fatto sottoscrivere alla futura consorte un patto prematrimoniale. Altra categoria di fruitori assidui sono i regnanti. Le corone ne fanno uso da secoli, per comprensibili motivi.

Si pensi che la compianta Elisabetta II è stata perentoria nell’imporre i patti al figlio Carlo quando si sposò con Diana nel 1981. L’accordo era noto come “ Accordo di separazione finanziaria” e firmato pochi giorni prima del matrimonio. L’accordo, per quello che è dato sapere, stabiliva che in caso di divorzio Lady Diana avrebbe ricevuto una somma di denaro iniziale e un mantenimento annuale.

Ma oltre all’empireo dei nomi altisonanti, i patti prematrimoniali li possono stipulare tutti, senza differenza di censo».

Fuori dai Paesi anglosassoni, dove sono previsti?

«In Europa un po’ ovunque, con diverse estensioni e limitazioni. Nei Paesi Bassi, in Germania, in Svezia, in Catalunia, sono gli stessi codici civili a prevederli. Ovviamente la parte del leone la fa il Regno Unito dove sono ammessi fin dagli anni ’70, regolati dal Matrimonial Causes Act del 1973. I britannici hanno solo un vantaggio di mezzo secolo da tutti gli altri competitors».

Mi pare quindi di capire che i patti prematrimoniali siano una creazione del diritto moderno?

«Nient’affatto. Furono invece gli antichi a idearli. Le prime testimonianze riportano alla civiltà degli Assiri, che stipulavano contratti per regolare questioni quali infertilità e maternità surrogata. Antenati dei patti prematrimoniali si possono poi riscontrare nell’antica Grecia e nell’antica Roma, così come nel medioevo e nel Rinascimento. Insomma, la storia dimostra come il matrimonio sia stato da sempre utilizzato come strumento anche per regolare assetti personali, familiari ed economici, e come tale gli siano stati dedicati strumenti specifici molto simili ai patti prematrimoniali».

Oggi però il mondo è cambiato e così il matrimonio.

«Nemmeno più di tanto. Un matrimonio è un’unione tra persone che creano un’entità a sé, la famiglia. Il problema nasce quando la coppia entra in crisi e la famiglia si scioglie: questo valeva mille anni fa come oggi. I patti prematrimoniali possono adattarsi benissimo ai cambiamenti della società. Si pensi alla “social media clause”, una clausola che limita i coniugi nell’utilizzo dei social imponendo penali per ogni post pubblicato sui vari social network, in assenza di reciproco consenso. Ne sanno qualcosa Icardi e Wanda Nara che hanno affrontato un contenzioso proprio per questo motivo».

Cosa consigliereste a una coppia di fidanzati che coltiva il sogno di sposarsi?

«Auguriamo, intanto, un matrimonio lungo, felice, vissuto in armonia. Ma è mera retorica. I dati statistici smentiscono questi auspici dacché separazioni e divorzi sono in costante crescita, in Italia, che pian pianino sta raggiungendo la media europea, anche se molto lontano dai picchi scandinavi o quelli del mondo anglosassone. Proprio perché l’eventualità di una crisi è tutt’altro che una circostanza eccezionale, consiglieremmo a tutti di stipulare un patto prematrimoniale, proprio per evitare – dopo – di trovarsi a litigare su questioni che potevano essere definite prima. Per ultimo, consiglieremmo di evitare i fai-da-te, rivolgendosi, assieme, a un legale specializzato che possa guidarli a redigere un patto prematrimoniale condiviso che incontri le volontà di entrambi i futuri coniugi».

Lei pensa che possa mai prendere piede in Italia questa forma di contratti?

«La maggior parte di futuri sposi sono nati nel terzo millennio o quasi. Sono cresciuti nell’era digitale, in un mondo che è cambiato a ritmi inimmaginabili e continua a evolversi. Questo imprinting li rende sicuramente più propensi a sperimentare nuove forme di tutela, quali possono essere i patti prematrimoniali, ignoti ai loro genitori e nonni. Abbiamo quindi estrema fiducia che, prima o poi, i patti prematrimoniali si diffonderanno anche nel nostro Paese».

In definitiva, in Italia servirebbe una legge che preveda i patti prematrimoniali?

«Sosteniamo che una legge specifica sui patti prematrimoniali potrebbe fornire maggiore chiarezza e certezza giuridica alle coppie che desiderano stipulare tali accordi. Speriamo davvero che questo libro possa riaccendere il dibattito sulla necessità di una legge specifica sui patti prematrimoniali in Italia. Sarebbe l’unica strada per abbattere il numero delle separazioni e divorzi giudiziali».

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