Al cinema servizi segreti, intelligence in fermento, contatti sottotraccia su fronti di guerra. No, non è una spy story hollywoodiana, è una storia di strategia e sacrificio tutta italiana. Con Claudio Santamaria e Sonia Bergamasco.
Dal 6 marzo al cinema con Notorious Pictures, Il Nibbio di Alessandro Tonda è il film che ricorda e omaggia l’alto dirigente del Sismi Nicola Calipari, morto vent’anni fa, caduto il 4 marzo del 2005 a Baghdad durante un’operazione per liberare la giornalista Giuliana Sgrena, rapita dai terroristi. Un film di spionaggio e di coraggio made in Italy che, a sorpresa, fa centro.
Oggi il film sarà proiettato in anteprima alla presenza del presidente del Consiglio Giorgia Meloni.

La storia vera dietro Il Nibbio. Chi era Nicola Calipari
Il 4 marzo 2005, quando sembrava che la liberazione di Giuliana Sgrena fosse andata a buon fine e in Italia già si incrociavano i bicchieri per fare festa, arrivò la terribile notizia: Nicola Calipari era stato ucciso da «fuoco amico». E, per la seconda volta in poco tempo, aveva salvato la vita alla giornalista del manifesto, facendole scudo dai proiettili col proprio corpo. Moriva a 51 anni, dopo 26 anni di carriera. Una morte per cui nessuno a tutt’oggi ha pagato.
Vicedirettore operativo del Sismi (Servizio informazioni e sicurezza militare) e responsabile delle operazioni in Iraq, nei primi anni duemila, Calipari nel tempo aveva affermato una linea strategica non più prona all’interventismo statunitense, ma che mettesse al primo posto la difesa della vita e il perseguimento della pace.
Grazie a questo approccio, prima della liberazione di Sgrena, ottenne nel 2004 il rilascio delle due volontarie italiane Simona Pari e Simona Torretta. Come si legge nelle note stampa, Calipari aveva dimostrato una visione geopolitica ampia e globalista, in anticipo sui tempi e che, proprio per questo, non tutti compresero e sostennero da subito.

Il Nibbio, la trama del film
Il Nibbio era il soprannome che Nicola Calipari aveva scelto per sé, in riferimento al rapace che vola in Aspromonte, terra di sequestri.
Il film di Alessandro Tonda si regge sulla sceneggiatura di Sandro Petraglia (già sceneggiatore de La meglio gioventù, Romanzo criminale, Suburra e vincitore di cinque David di Donatello), scritta in collaborazione con Lorenzo Bagnatori. Si concentra sui 28 giorni compresi tra il rapimento della giornalista del manifesto Giuliana Sgrena in Iraq, a opera di una cellula terroristica, e la sua liberazione, corrispondente alla morte di Calipari. Era l’Iraq della seconda guerra del Golfo e dell’invasione della coalizione multinazionale guidata dagli Stati Uniti di George Bush.
In molti, negli ultimi anni, hanno provato a sviluppare opere audiovisive su Nicola Calipari ma Il Nibbio è il primo progetto a trovare pieno sostegno da tutte le parti in causa della vicenda narrata, in particolare quello della famiglia di Calipari, medaglia d’oro al valor militare «Motu Proprio» del presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi.
La famiglia Calipari ha autorizzato la sceneggiatura e partecipato attivamente alle riprese.

Il Nibbio, una spy story all’italiana
Ne Il Nibbio non c’è l’Fbi ma la Digos. Non c’è la Casa Bianca ma Palazzo Chigi. Né il Washington Post bensì il manifesto. E viene un po’ da sorridere nell’avvertire atmosfere tese da spionaggio e sentire poi nomi e realtà italiane così famigliari. E invece la spy story all’italiana, anche se risuona così vicina e poco esotica, funziona eccome.
L’esito della vicenda purtroppo è ben noto, eppure il film tiene accalappiati e coinvolti dall’inizio alla fine. E si sorride anche un po’ nella ricostruzione delle vicende politiche italiane, nell’incrocio tra l’allora presidente del Consiglio Silvio Berlusconi e il direttore del manifesto Gabriele Polo (interpretato da Sergio Romano).
Il Nibbio ha il merito di percorrere un filone narrativo che raramente in Italia trova espressione. E lo fa mixando elementi da intrigo internazionale e da action thriller a note più dolciastre da dramma umano, con equilibrio e sensibilità. Le scenografie e i costumi sono realistici, non ci sono spettacolarizzazione e artificio alla Hollywood style. C’è un apprezzabile approccio europeo di fedeltà alla cronaca, attento al realismo della rappresentazione e sincero.
L’unico elemento che lascia qualche perplessità è il ritratto un po’ stereotipato della famiglia Calipari, felice e unitissima, soprattutto nel momento dell’inconsapevole addio. Ma il film ha l’autorizzazione dei famigliari, quindi non possiamo non pensare che nel racconto ci sia verità. E l’intento de Il Nibbio è celebrare questo padre di famiglia normale e speciale, eroe dall’aspetto dimesso ma dalle gesta nobili. E ci riesce.

Santamaria: a sorpresa un buon Calipari
La prima suggestione balenataci addosso, sapendo che Claudio Santamaria avrebbe interpretato Nicola Calipari, è stata stridente: ci persuadeva poco nei panni istituzionali e posati dell’agente segreto italiano morto vent’anni fa. Invece l’attore romano, in baffetti e stempiatura, convince con il suo fare serio ma affabile. Questa volta senza super poteri, l’ex supereroe romano e coatto de Lo chiamavano Jeeg Robot instilla nel suo Calipari l’umanità e l’eccezionalità necessarie per disegnare un eroe comune dei giorni nostri.
Giuliana Sgrena è interpretata da Sonia Bergamasco, efficace nella sua disperazione dignitosa. Bravissima Anna Ferzetti come Rosa Villecco Calipari, madre e moglie che sa tutto in uno sguardo, che tacitamente capisce e abbraccia, che condivide anche ogni più rumoroso silenzio.

Le location del film Il Nibbio
Per Il Nibbio il team di produzione ha dovuto ricostruire ambientazioni mediorientali come la cruda realtà della Bagdad del tempo e Dubai. Come location per le sequenze esotiche è stato scelto il Marocco.
Le riprese a Roma invece sono state realizzate grazie a speciali autorizzazioni concesse per accedere a location di rilevanza strategica, tra cui Forte Braschi, la Presidenza del Consiglio, la Prefettura di Roma e la Questura di Roma.