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Nakba: 70 anni fa l’esodo dei Palestinesi. La storia e le foto

Nakba: 70 anni fa l’esodo dei Palestinesi. La storia e le foto

Iniziato prima della nascita di Israele e accelerato dalla guerra del 1948, vedrà la fuga senza ritorno di circa 700.000 Arabi

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Beirut, Libano, 7 maggio 1948. Vita in uno dei primi campi profughi palestinesi una settimana prima della nascita dello Stato di Israele.

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Palestinesi in coda per il cibo in un campo profughi di Amman. Novembre 1948.

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Giordania, 23 giugno 1967. Campo profughi palestinese dopo l’offensiva israeliana

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Soldati dell’Haganah sulle alture di Jaffa catturate dopo una dura battaglia contro gli Arabi

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Un piccolo rifugiato palestinese in un campo profughi nel novembre 1948

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Un medico assiste un soldato dellìHaganah durante i duri scontri della fine del 1947 al termine del Mandato Britannico.

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Maggio 1948. Pattuglia dell’Haganah in azione a Gerusalemme

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Un militare dell’Haganah perquisisce un cittadino di Gaza il 20 gennaio 1948.

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Scontri tra la formazione paramilitare di difesa israeliana Haganah e i militanti arabi di Tel Aviv nel novembre 1947

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Jaffa, 1948: il recupero del corpo di un Palestinese caduto in battaglia contro le forze israeliane

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Gerusalemme, 1 febbraio 1947. Controlli delle forze britanniche ad un gruppo di giovani studenti nei giorni degli attentati dell’Irgun

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Il manifesto sulla taglia britannica al futuro leader Menachem Begin durante la sua militanza nei terroristi dell’Irgun (1947-48)

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Blindati britannici di pattuglia sulle strade di Gerusalemme durante la fase degli attentati della fine del 1947

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1955: una piccola palestinese in un campo profughi delle Nazioni Unite in Giordania.

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Gennaio 1947: controlli della Polizia britannica in Palestina dopo il rapimento di un ufficiale inglese da parte dei terroristi dell’Irgun

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Port Said, Egitto, 3 maggio 1948. Arrivo degli esuli palestinesi evacuati da Haifa.

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Amman, Giordania, giugno 1949. campo di raccolta dei profughi palestinesi

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Campo profughi a Gaza nel novembre 1956 all’epoca della crisi di Suez

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Damasco, Siria, 15 maggio 1960. La marcia degli esuli Palestinesi nell’anniversario della Nakba.

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Campo profughi al confine giordano durante la guerra dei sei giorni nel 1967.

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Un campo profughi durante la guerra dello Yom Kippur del 1973 con un membro dell’OLP

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Campo profughi di Gaza: i bambini palestinesi lanciano sberleffi ai soldati israeliani. 1993.

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Dhayra, Libano. Giugno 2000. Un soldato israeliano raccoglie messaggi al confine con Israele destinati ai parenti separati da decenni.

Al-Nakba in lingua araba significa letteralmente “la catastrofe“. In Palestina è diventata sinonimo dell’esodo senza ritorno che ha riguardato oltre 700.000 cittadini arabi tra il 1948 e il 1949 in seguito alla la nascita dello Stato di Israele e la prima guerra Arabo-israeliana.

Se l’accelerata definitiva nell’esplusione degli Arabi palestinesi avvenne certamente a partire dalla dichiarazione di guerra al nuovo Stato ebraico da parte dei Paesi della Lega Araba il 14 maggio 1948, la fuga dei cittadini di religione islamica dal territorio dell’ex Mandato britannico era in realtà cominciata nei difficilissimi e sanguinosi mesi che precedettero la risoluzione delle Nazioni Unite che darà vita allo Stato ebraico.

Le violenze, gli attentati e la paura (1947-1948)

Durante l’ultima fase della presenza britannica, segnata dal graduale disimpegno nel governo cominciato nel 1920, la Palestina era stata segnata da una forma di guerra civile combattuta da tre soggetti in conflitto tra loro: da una parte le forze paramilitari israeliane (precedenti all’esercito regolare) inquadrate nell’Haganah e nell’Irgun, un’organizzazione terroristica estremista che aveva come obiettivo sia gli Arabi che gli Inglesi.

L’escalation di violenze, estese a tutto il territorio della Palestina, era stata costante. Le milizie israeliane erano gradualmente passate dalla difesa all’offesa in una fase di guerra psicologica, fatta di attentati e rappresaglie reciproche tra i coloni e la popolazione arabo-palestinese che rispondeva al fuoco, sia nelle città che nei villaggi. Uno degli episodi più gravi fu causato dall’azione dell’Irgun, dei cui vertici faceva parte anche il futuro premier Menachem Begin. Il 9 aprile 1948 i membri dell’organizzazione paramilitare avevano massacrato la popolazione di Deir Yassin sulla strade per Gerusalemme con l’alibi di sgomberare la via verso la città.

Questo ed altri massacri hanno diviso la storiografia mondiale sulla analisi della Nakba  con alcuni storici che hanno inquadrato l’azione dell’Irgun come vera e propria pulizia etnica. La prima analisi data invece dalle fonti israeliane cronologicamente più prossime ai fatti indicò le violenze dei paramilitari come causate da necessità strategico-militari in preparazione della guerra di indipendenza con la serie di evacuazioni e distruzioni che precedettero lo scoppio del conflitto il 14 maggio. La più recente storiografia ha invece analizzato i fatti che innescarono l’esodo palestinese ascrivendoli ad una serie di concause che avrebbero accelerato la Nakba: da una parte la costante pressione armata dei paramilitari israeliani (che in molti casi hanno generato un’evacuazione spontanea della popolazione)  e dall’altra l’approssimarsi di una guerra contro gli Stati arabi in cui gli abitanti della Palestina si sarebbero venuti a trovare nel mezzo delle operazioni belliche.

Un “esodo” pianificato

Già nel giugno del 1947 i comandi dell’intelligence dell’Haganah avevano preparato il piano di “trasferimento” della popolazione arabo-palestinese, esercitando una pressione sempre più consistente. Nell’aprile del 1948 l’Haganah combatteva alle porte di Haifa e in Tiberiade, mentre l’Irgun iniziava il bombardamento di Jaffa.

Dal 15 maggio 1948 l’esodo diventò biblico, con la Brigata Alexandroni che spiana i villaggi arabi aprendo la strada per Gerusalemme causando l’esodo forzato di 250.000 Palestinesi nei giorni immediatamente successivi. Il 14 luglio sarà la volta dei 60.000 deportati da Ramallah e Lydda motivati dalle necessità di sgombero per l’avanzata dell’Esercito egiziano. Altri 250.000 lasceranno città e villaggi nelle ultime fasi della guerra durante i primi mesi del 1949, quando il bilancio stimato fu di oltre 500 villaggi distrutti e 11 aree urbane evacuate in territorio palestinese. Nella conferenza di Losanna alla fine della Prima guerra Arabo-israeliana, le nazioni della Lega Araba rifiuteranno l’ultima e unica proposta israeliana sul rientro parziale di 100.000 profughi, che sarà in seguito ritirata. Una seconda ondata di profughi dalla Palestina si verificherà durante la schiacciante avanzata israeliana durante la guerra dei Sei Giorni del 1967. Ad oggi, sono circa 5 milioni i Palestinesi in esilio all’estero.

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