Ingrid Bergman
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Ingrid Bergman, 100 anni fa nasceva la diva passionale e schiva - Foto

Donna forte, adorata da Hollywood, fu pronta ad allontanarsene e a sfidare lo scandalo per amore. Celebriamo l'attrice svedese in immagini

"Non rimpiango nulla. Non avrei vissuto la mia vita come l'ho vissuta se mi fossi preoccupata di quello che pensava la gente". Così era Ingrid Bergman, una delle attrici con più personalità della storia del cinema. Il 29 agosto scattano 100 anni dalla sua nascita: per questo le dedichiamo questa raccolta fotografica, rivivendo parte del suo fascino e del suo talento. 

Nata il 29 agosto 1915 a Stoccolma, figlia unica di un pittore e fotografo che rimase vedovo quando la bambina aveva appena due anni, rimasta orfana a 13 anni ma già consapevole di voler di diventare attrice, dopo una piccola parte in un film è notata dal regista finlandese Gustaf Molander che ne diviene il pigmalione e la dirige in sette film nella seconda metà degli anni Trenta. È con l'incredibile successo di Intermezzo (1936) che Ingrid affascina il tycoon americano David O'Selznick che la vuole a Hollywood per un remake del film (1939). O'Selznick è colpito dalla sua "straordinaria qualità di purezza e nobiltà" e le fa firmare un contratto di sette anni che le apre una brillante carriera.

Diretta da Gregory Ratoff e con Leslie Howard come partner, l'attrice svedese conquista subito l'America. Si stabilisce in America con marito al seguito (il neurochirurgo Peter Linsdrom) e la figlia Pia. In piena guerra, i suoi ruoli in Casablanca (1942) e Per chi suona la campana (1943) (con prima nomination all'Oscar) sono scelte consapevoli, frutto di un impegno contro il nazismo. È un melodramma a forti tinte, Angoscia di George Cukor, a darle il primo Oscar nel 1944 e spingere Alfred Hitchcock a sceglierla per Notorius (1946) come l'irresistibile partner di Cary Grant, che diventa suo grande amico.

Donna di forti passioni, Ingrid Bergman non si è mai lasciata sedurre dalle facili conquiste, piuttosto dai rapporti forti e paritari. Così accade quando incontra il fotografo Robert Capa che la spinge a rigettare il successo americano per guardare al cinema europeo, alla chiamata di uomini dalle passioni forti come le sue, quale il maestro italiano di Roma città aperta, Roberto Rossellini. Per lui lascia tutto, sfida le convenzioni, getta alle ortiche il matrimonio (la figlia Pia non glielo perdonerà mai), affronta lo scandalo della bigamia e l'ira di Anna Magnani di cui prende il posto come protagonista di Stromboli (1950).

Celebre la lettera che scrisse a Rossellini per dirsi pronta a recitare per lui: "Se ha bisogno di un'attrice svedese che parla inglese molto bene, che non ha dimenticato il suo tedesco, non si fa quasi capire in francese, e in italiano sa dire solo 'ti amo', sono pronta a venire in Italia per lavorare con lei...".

In Italia Ingrid trova la felicità ma non il successo (Europa '51 e Viaggio in Italia si rivelano disastri commerciali), mentre Hollywood la mette all'indice accusandola di aver infranto il mito della purezza con cui si era imposta. Dovrà aspettare fino al 1956, con il kolossal Anastasia, per essere riammessa nel pantheon hollywoodiano e portare a casa il secondo Oscar.

Finita la sua storia d'amore italiana, la diva ha cominciato una terza vita, errabonda tra le due rive dell'Oceano, mai vissuta da sedotta e abbandonata, sempre da donna forte e madre, coronata da un terzo matrimonio e lontana dai paparazzi e dai cacciatori di gossip. Ritorna in teatro con una lunga tournée nei panni di Giovanna d'Arco, riabbraccia la sua patria fino a incontrare il maestro più difficile, Ingmar Bergman, con cui recita in Sinfonia d'autunno (1978, settima nomination all'Oscar), vince la terza statuetta per Assassinio sull'Orient Express (1974), combatte un doloroso cancro al seno che poi si ripresenterà a chiederle il conto di un'esistenza vissuta sempre senza paura. Ingrid è morta il 29 agosto 1982.

La Mostra del cinema di Venezia si prepara a celebrarla col doc breve Viva Ingrid! assemblato dal nipote Alessandro Rossellini per Istituto Luce - Cinecittà: una ventina di minuti di immagini quotidiane, felici e davvero poco divistiche girate dalla stessa Bergman che, come già aveva fatto con lei il padre, ritraeva in pellicola la famiglia, la casa, i luoghi amati con la passione del cineamatore.

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Leslie Howard e Ingrid Bergman nel film "Intermezzo" di (1939) Gregory Ratoff.

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Simona Santoni

Giornalista marchigiana, da oltre un decennio a Milano, dal 2005 collaboro per Panorama.it, oltre che per altri siti di testate Mondadori. Appassionata di cinema, il mio ordine del giorno sono recensioni, trailer, anteprime e festival cinematografici.

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