Carla Bruni al Festival di Sanremo con Colapesce e Dimartino
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Su tutti i social si parla di quanto sia chic la divina Carla

A Sanremo alla super top model in tuta Versace è bastato far luccicare quel serpente di Bulgari, strepitoso e inarrivabile, che si insinua nella scollatura per eclissare il resto del mondo

Quando scende le scale del palco di Sanremo nella mitica «Combi Versace», ossia l’iconica sexy tuta di velluto dedicata solo ha chi ha il fisichetto, non ce n’è più per nessuna. E mentre Carla Bruni dichiara con innocente malizia che «saranno ormai 30 anni che ho il piacere di indossarla», noi, che al massimo sono 30 anni che indossiamo le Birkenstock, ci inchiniamo davanti a tanto intatto splendore. E così alla super top model basta far luccicare quel serpente di Bulgari, strepitoso e inarrivabile, che si insinua nella scollatura per eclissare il resto del mondo. Subito notato da Twitter: «Sono accecato dalla sua bellezza, dalla sua sensualità e da quel trilocale, doppia esposizione, ampia metratura con cantina di pertinenza a Viale Parioli, che indossava al collo».

Elegante, soignée, sorridente e algida. E pure con marito devoto al seguito. Sarkozy se ne sta buono buono dietro le quinte in trepida attesa. Canta Azzurro con Colapesce e Dimartino. Oddio, forse cantare è una parola grossa, comunque anche se parla, bisbiglia, resta divina. Come un bel film che lascia tutti senza parole. E il popolo social non può che alzarsi in piedi in una standing ovation: «Io ti venero», «Ci hai fatto vivere un sogno», «È di uno chic folle», «Vorrei essere arrivato a trent’anni come lei è arrivata a 55». Fino al complimento che tutti li comprende: «Sei una milfona». Come cantava Simone Cristicchi: «Ma meno male che c’è Carla Bruni». E lei sembra una creatura ultraterrena tra cantanti con crisi di nervi, fiori che volano sul palco, vecchie glorie che parlano delle corna degli amici, dive che geniali chiedono i carciofi, come fossero (giustamente) al mercato. E lei che non ha (mai) sentito il peso delle aspettative, è così bella da togliere il fiato.

Eppure alla fine del duetto viene velocemente accompagnata fuori. Siamo allibiti, hai Carla Bruni sul palco e la lasci andare via come se fosse la portinaia che ti porta su la posta? Non è che chiedevamo un monologo, quello no per carità. Ma un haiku, un sospiro, una parolina con quella voce che ci rende ancora ciechi all’istante. I social non gradiscono: «L’hanno sfanculata a tempo di record per una clip registrata», «Scende la scala una dea di eleganza tra tette strizzate e culi nudi. E il protagonista di questo circo, Amadeus, che fa? Incarica Morandi di allontanarla subito. Perdonaci Carla». Poi i soliti acidi insinuano: «È lei che non si è voluta avvicinare al pubblico perché teme di essere contagiata dalla povertà». E c’è anche chi ha dimenticato i multifocali a casa: «Per un attimo ho visto la Santanchè», «Ha gli zigomi più alti della difesa della Lazio». Divina Carlà, sei apparsa, per poi abbandonarci in una valle di lacrime e polemiche. Vogliamo pensare che il tuo spirito sabaudo ti abbia portato a tacere volutamente. Certo che «splash» come lo dici tu, nessuno.

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Terry Marocco