Recuperato e restaurato un capolavoro di Nicola Malinconico
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Recuperato e restaurato un capolavoro di Nicola Malinconico

L'amore per l'arte e la generosità di un privato regalano questa fantastica opera ora visibile al Museo di Capodimonte

Nelle pieghe della sua identità millenaria, Napoli nasconde un numero infinito di tesori. Alcuni noti e tanti altri più nascosti. Il Mann, la Certosa di San Martino, il complesso dei Girolamini sono solo alcuni dei luoghi di cultura che raccontano la storia d’amore tra le muse e la città partenopea. Una storia d'amore non sempre vissuta alla luce del sole. Spesso turbolenta, non corrisposta o, addirittura, costretta allo stato di clandestinità.

Molti frutti proibiti di questa passione sono ancora oggi custoditi nei depositi dei musei come gemme nascoste nel ventre di una miniera in attesa di qualcosa o qualcuno che le scopra e le lustri.

a sinistra Stefano Causa, a destra Roberto Nicolucci

Nei meandri sotterranei del museo di Capodimonte, la dimora principesca che Carlo di Borbone volle costruire nel XVIII secolo per ospitare i dipinti ereditati dalla madre, Elisabetta Farnese, dando vita a quella che ancora oggi è conosciuta come collezione Farnese, è accaduto più o meno un miracolo. Un'opera sconosciuta, appartenente alla pinacoteca della casata delle Due Sicilie, è spuntata tra le tele e le statue impolverate. Una drammatica raffigurazione del Compianto sul corpo di Abele, datato intorno al 1690 ma di cui è stata, fin da subito, difficile l'attribuzione.

È stato solo grazie al restauro voluto e finanziato da un privato, lo storico dell'arte Roberto Nicolucci, direttore scientifico della neonata sala museale della Nunziatella, che è stato possibile scoprire, dietro i segni del tempo, la mano di Nicola Malinconico, probabilmente l'allievo prediletto di Luca Giordano, uno dei più influenti esponenti del barocco in Europa, e rappresentante di spicco, egli stesso, della scuola napoletana.

L'intervento, curato da Claudio Palma, Ilaria Improta e Sabrina Peluso con la collaborazione di Rachele Ianniello, ha permesso di riportare i colori e le linee alla loro bellezza originaria e di riscoprire quella che è stata definita una prova di «pittura impetuosa e corsiva».

Il capolavoro, di cui si erano perse le tracce nel tempo, è oggi visibile nelle sale del secondo piano del museo Capodimonte nell'allestimento «Oltre Caravaggio. Un nuovo racconto della pittura a Napoli», curato da Stefano Causa e Patrizia Piscitello, che si concluderà il prossimo 7 gennaio 2023.

«Sono cresciuto a Capodimonte», ha spiegato Nicolucci, «e ho ripreso a tornarci da quando un direttore della cultura e della sensibilità di Sylvain Bellanger ha saputo rilanciarlo, anche partendo dal bosco meraviglioso che circonda la Reggia. Sono i musei per primi ad accendere i motori della memoria e della nostra civiltà».

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Simone Di Meo