Procida opera La fine di Dio Lucio Fontana Santa Maria della Purità.
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Se Dio si ferma a Procida

L'isola campana si trasforma in capitale dell'arte. Con opere di grandi autori esposte, come mai prima, in una sorta di museo diffuso. Si comincia con un capolavoro di Lucio Fontana.

La grande Wislawa Szymborska scrisse questi versi nel suo poema Utopia: «Isola dove tutto si chiarisce. Se sorge un dubbio, il vento lo disperde». E proprio l'isola di Procida sarà la scena di un importante evento culturale, una sorta di rinascita dell'arte in grande stile.

Il consorzio Italics, appena nato dall'unione di oltre 60 tra le più autorevoli gallerie del nostro Paese, dal 2 al 5 settembre, inaugurerà Panorama, un percorso espositivo che comprende ben cinque secoli di storia dell'arte. Dall'antichità al contemporaneo, con grande attenzione alla produzione italiana e soprattutto al contesto napoletano. Verranno riunite 50 opere di grandi artisti nazionali e internazionali: da Alberto Savinio a Alberto Savinio, da Elisabetta Benassi ad Adrian Paci fino a Chen Zhen e Daniel Buren, che con questo luogo, da sempre amato da intellettuali e scrittori a cominciare da Elsa Morante, mantiene da anni un rapporto particolare. Proprio all'artista francese verrà consegnato il primo Italics D'Oro.

Ci saranno performance dove verranno coinvolti anche gli abitanti, siti espositivi dislocati in tutta l'isola, dal porto al borgo fortificato di Terra Murata fino al meraviglioso e imponente cinquecentesco Palazzo D'Avalos, residenza nobiliare e poi carcere fino al 1988, situato nel punto più alto di Procida.

L'arte invaderà le piazze, le terrazze private, i ristoranti e le pescherie. Una mostra diffusa e unica nel suo genere, che apre le celebrazioni di Procida Capitale italiana della cultura nel 2022. L'evento è da non perdere soprattutto per un capolavoro assoluto esposto per la prima volta in un luogo sacro. In cima al piccolo paese di pescatori, nell'abside bianca della cappella sconsacrata di Santa Maria della Purità, sarà visibile La fine di Dio di Lucio Fontana, una delle opere più importanti, enigmatiche e iconiche del dopoguerra italiano.

Il grande ovale verde mela è qualcosa da togliere il fiato. La tela squarciata, perforata, lacerata sarà posta in dialogo con un'opera seicentesca del caravaggesco olandese Matthias Stomer: l'Adorazione dei pastori, proveniente dal Museo e Real Bosco di Capodimonte, selezionata dal direttore Sylvain Bellenger. L'opera di Fontana fa parte di un ciclo che, al contrario del suo titolo, testimonia la potente presenza di Dio e insieme la fine dell'arte figurativa, come racconta Michele Casamonti, gallerista e collezionista, che con la Tornabuoni Arte ha voluto mettere a disposizione questo gioiello dell'arte per il primo evento di Italics: «Fontana realizzò questo ciclo di opere tra il 1963 e il '64, avendo in mente il titolo ancora prima della loro creazione, ma Gillo Dorfles, il celebre critico, gli consigliò di non utilizzarlo. Erano anni complessi per il nostro Paese e l'Italia democristiana lo avrebbe sicuramente colpito con la censura. Non sarebbero state capite. E così solo alla fine del 1964 l'artista si decise di dare loro il nome per cui erano state create».

In tutto il mondo sono solo 38 le Fine di Dio, inamovibili nei grandi musei (dal Metropolitan di New York al Reina Sofia di Madrid), in collezioni private e fondazioni pubbliche. La mostra di Procida è un evento da non perdere. Continua il gallerista: «La forma dell'uovo è la perfetta rappresentazione dell'idea di nascita e morte. Non è la fine di Dio, ma la fine della sua rappresentazione visiva. Mentre segna l'inizio dell'arte concettuale. Averla posizionata per la prima volta in una chiesa, benché sconsacrata, ribadisce che se Dio è morto è anche risorto. È una fine e insieme un inizio, il dissolversi di un mondo e la nascita di una nuova Era. Come quella che stiamo vivendo oggi».

L'opera filosoficamente più importante dell'arte italiana ha raggiunto nelle ultime aste quotazioni strabilianti che sfiorano i 30 milioni di dollari. Spiega Vincenzo de Bellis, curatore della mostra Panorama e direttore associato del Walker Art Center di Minneapolis: «Procida abituata a un lungo rapporto con gli scrittori è al suo debutto con l'arte contemporanea. Ci sono vari fili conduttori che uniscono i diversi lavori, dal legame con il territorio all'idea di immateriale. L'arte si mescolerà alla vita quotidiana. La Fine di Dio è sicuramente una delle opere più importanti di tutto il nostro Novecento. Parla di Dio, di trascendenza, dell'infinito e dell'inconcepibile. È sicuramente il momento più alto di tutta la mostra».

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Terry Marocco