Se il fattore tempo è una variabile inversamente proporzionale alla nostra presenza nel mondo reale, allora tuffarsi nel futuro ed emergere nel passato è tanto semplice quanto fare una passeggiata ai giardinetti vicino a casa. Deve avere avuto un’idea simile Andrew Sean Greer quando ha cominciato a scirvere il suo nuovo romanzo, Le vite impossibili di Greta Wells (Bompiani). Perché scorrere quelle pagine equivale a giocare con una meravigliosa macchina del tempo, onnipervasiva. Entra nel tempo dilatato della percezione individuale, in quello più o meno scientifico delle 24 ore quotidiane e in quello storico delle epoche diverse.
Dell’autore, Sean Greer, è stato detto che fosse il più proustiano della contemporaneità e di questo romanzo, John Inrving ha scritto che ci insegna il modo con cui opera la magia. Perché se la storia, sintetizzata nella sua forma più semplice, è quella di una donna che viaggia nel tempo, il tema del libro è quello della possibilità. Come dire che, nella vita, tutto, ma proprio tutto, possa accadere.
C’è anche una questione filosofica di fondo: l’idea di un Eden, di un luogo in cui vivere secondo la propria idea di perfezione. Dove la frase favolosa del vivere felici e contenti sia una realtà sempiterna. «Dopo Le confessioni di Max Tivoli mi è stato spesso chiesto in che periodo storico mi piacerebbe vivere», ha dichiarato Andrew Sean Greer, «Ero tentato dal rispondere all’inizio del ventesimo secolo, tuttavia vorrei portarmi dietro i miei più cari amici, e ho capito che potrebbe non essere l’epoca adatta per molti di loro – persone di colore, donne, gay. Ciò mi ha dato da pensare: c’è un momento, un luogo perfetto per tutti, per tutto? O forse manca sempre qualcosa?».
Così Greta Wells, la protagonista del romanzo, si pone delle domande nelle prime pagine del racconto: «Esiste di sicuro, il posto dove ogni stortura è raddrizzata, e allora perché io non l’avevo trovato? (…) Di sicuro doveva esistere un paradiso. Forse il mio compito era crearlo». Sconvolta dalla morte dell’amato fratello gemello Felix e dalla fine di una lunga storia sentimentale con Nathan, la signorina Wells decide di sottoporsi al trattamento psichiatrico della Terapia Elettroconvulsivante, nome solo più esotico del vecchio elettroshock.
Così ha inizio l’avventura di una donna che vive contemporaneamente in tre epoche diverse, il 1985, anno in cui si svolgono i fatti, il 1918 e il 1941. Ma è anche la storia di tre donne che vivono nelle rispettive tre epoche: la Wells che si presenta all’inizio del romanzo, la Wells adultera e bohémienne e quella che veste i panni della moglie devota.
Naturalmente, le tre donne sono tre facce della stessa Greta e il viaggio temporale, in realtà, è un’incursione nella psiche della donna, a metà strada tra la tecnica dell’ipnosi e la magia di una fiaba antica. Al termine della cura psichiatrica, infatti, la Wells dovrà scegliere in quale epoca storica e con quale identità proseguire la sua vita.
Il percorso interiore compiuto della protagonista è una girandola, ai limiti della psichedelia, narrato in un romanzo che conferma Andrew Sean Greer tra i grandi autori di oggi.
Andrew Sean Greer, “Le vite impossibili di Greta Wells”, Traduzione di Elena Dal Pra
Bompiani, Collana Narratori Stranieri, pag. 304 – Euro 18,00
