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Musica

Yes, il libro sugli anni d'oro della band di Close To The Edge

Dieci album in studio e due dal vivo: così tra il 1969 ed il 1980 gli Yes hanno scritto la storia del progressive rock inglese

Sono una delle band simbolo del progressive rock, un genere musicale che ha vissuto il suo periodo d'oro tra la fine degli anni Sessanta e l'inizio degli Ottanta. A quela stagione della musica è dedicato il libro di Paolo Carnelli edito da Tsunami, Yes, Gli anni d'oro.

Quello che vi proponiamo qui sotto è un estratto relativo alla nascita dell'album capolavoro della band Close to the edge, il disco pubblicato nel 1972 ed a ragione considerato la vetta artistica della band composta da Bill Bruford alla Batteria, Jon Anderson alla voce, Chris Squire al basso, Steve Howe alla chitarra e Rick Wakeman alle tastiere. La creazione di Close to the Edge

"Provate a domandare a un appassionato di progressive rock qual è, secondo lui, l’album migliore, o perlomeno quello imprescindibile, della discografia degli Yes.Nell’80% dei casi vi risponderà senza esitazione: Close to the Edge. Il disco dalla copertina verde. Il disco della imponente suite omonima, che riempie per intero la prima facciata del vinile, ma anche di altre due composizioni lunghe e importanti come ‘And You And I’ e ‘Siberian Khatru’, che occupano l’altra facciata.

Close to the Edge è il punto di arrivo di un percorso iniziato, in nuce, con il primo album nel 1969 e proseguito attraverso altri tre lavori in cui le idee e le ambizioni di Jon Anderson e Chris Squire hanno trovato via via focalizzazione e compimento. Determinante per dare seguito agli intenti è però il successo esponenziale che Fragile ottiene negli Stati Uniti. Quando nel febbraio del 1972 gli Yes tornano per la terza volta in America, molte cose sono cambiate rispetto alle loro precedenti trasferte oltreoceano. Indubbiamente non sono più «la sconosciuta band inglese» che aveva dovuto elemosinare uno slot di quaranta minuti in apertura ai Jethro Tull. I dati di vendita sono lì a testimoniarlo: l'album sta scalando le classifiche a stelle e strisce (a maggio raggiungerà la quarta posizione) e il singolo Roundabout, uscito da poche settimane, è in heavy rotation sulle principali emittenti radiofoniche. Come ricorda Bill Bruford nella sua autobiografia, «potevi rilassarti in piscina sul tetto dello Sheraton di Manhattan, tra un’insalatona e un’abbronzatura, e ascoltare ‘Roundabout’ ogni quarantacinque minuti». I concerti americani si aprono con la celebre suite L’uccello di fuoco di Stravinskij e includono quattro brani del nuovo album – ‘Roundabout’, ‘Heart of the Sunrise’, ‘Long Distance Runaround’, ‘South Side of the Sky’ – alcune citazioni da The Yes Album – ‘Yours Is No Disgrace’, ‘I’ve Seen All Good People’ – e gli assoli di Howe, Squire e Wakeman. Il numero di spettatori va dalle mille alle quattromila unità, in teatri, sale e auditorium universitari. In occasione dell’ultima data, il 27 marzo a Boston, gli Yes dividono il palco con i King Crimson. Durante il tour nasce Oliver, il primo figlio di Rick Wakeman e Ros Woolford.

Una volta rientrata in patria, la band si concede una breve pausa e poi inizia a lavorare al nuovo album. Durante il mese di maggio, i cinque musicisti mettono a punto il nuovo materiale alla Una Billings School of Dance di Shepherd’s Bush. La scelta della location si rivela tutt’altro che felice: la sala, caratterizzata dalle tipiche pareti ricoperte interamente da specchi, riflette e amplifica le frequenze alte prodotte dagli strumenti, rendendo poco confortevole il soggiorno.Le coordinate musicali dei nuovi brani erano già state delineate nei primi mesi dell’anno da Jon Anderson e Steve Howe, grazie a sessioni di scrittura e di registrazione improvvisate nelle camere d’albergo, durante i soundcheck e nei camerini prima dei concerti.

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Gianni Poglio