Sanremo 2023
Anton Corbijn
Musica

Depeche Mode: cosa dobbiamo aspettarci dalla nuova era del duo

Il leggendario gruppo inglese, formato ora dai soli Dave Gahan e Martin Gore, si esibirà nella serata finale di Sanremo, dove (forse) presenterà un nuovo brano dell'album Memento Mori

Ieri sera è arrivata come un fulmine a ciel sereno la notizia, data da Amadeus stesso al TG1, della partecipazione dei Depeche Mode al 73° Festival di Sanremo come superospiti dell'ultima serata dell'11 febbraio. Un grande colpo, considerando che, finora, gli unici ospiti stranieri annunciati erano i Black Eyed Peas, che negli ultimi anni si sono reinventati come band latin urban, mentre gli altri, Maneskin a parte, erano tutti ben sopra i 70 anni (Gino Paoli, Pooh, Massimo Ranieri, Peppino di Capri, Al Bano). Sarà la quarta volta che il gruppo di Basildon calca il palco del Teatro Ariston: la prima è stata nel lontano 1986, nei giorni in cui pubblicavano Stripped, il primo estratto dall'album Black Celebration, poi nel 1989 con Everything Counts e infine nel 1990 con l'iconica Enjoy the Silence. C'è il massimo riserbo sui brani che il nuovo duo porterà a Sanremo, ma è probabile che, oltre a uno o due classici del loro repertorio, i Depeche Mode potrebbero presentare, davanti a oltre dieci milioni di telespettatori, anche un brano del loro nuovo album, di prossima pubblicazione.

Certo, questa volta la loro partecipazione avrà un sapore del tutto particolare, visti i grandi cambiamenti degli ultimi mesi. La morte di Andy Fletcher, scomparso lo scorso 26 maggio a soli 60 anni, ha lasciato un vuoto incolmabile, da diversi punti di vista. Non solo le tastiere e i sintetizzatori di Fletcher hanno sempre giocato un ruolo centrale nel sound inconfondibile dei Depeche, un mix magnetico di blues ed elettronica, ma, fin dagli esordi, il musicista si è sempre occupato anche della parte manageriale della band ed è stato il vero collante del trio. Andy, grazie al suo carattere amichevole e giocoso, è stato fondamentale per tenere unito il gruppo nonostante i periodi cupi che ha attraversato, soprattutto nella seconda metà degli anni Novanta, quando i litigi interni e i ben noti problemi di droga e di depressione del frontman (che nel 1996 ha tentato perfino il suicidio) hanno rischiato di distruggere i Depeche Mode. Un'eredità ultraquarantennale che adesso graverà interamente sulle spalle dei soli Dave Gahan e Martin Gore, che pubblicheranno in primavera (ancora non c'è una data esatta) il quindicesimo album della loro carriera, dal titolo emblematico Memento Mori, prodotto dall'esperto James Ford.

Il titolo dell'album, Memento Mori (Ricordati che devi morire), non è dovuto all'improvvisa scomparsa di Fletcher, come in molti pensavano, ma era già stato concordato prima da tutti e tre i componenti, come hanno rivelato nella conferenza stampa al Berliner Ensemble dello scorso 4 ottobre gli stessi Depeche Mode: «La fase di scrittura delle canzoni è cominciata due anni fa ma siamo entrati in studio solo in estate. Con la morte di Fletch è cambiato tutto, ci ha stravolto i piani. Le canzoni, il titolo, era stato già tutto deciso prima della morte di Andy». Dave Gahan ha aggiunto: «Fletch avrebbe amato questo album. Non vediamo l'ora di condividerlo presto con voi, e non vediamo l'ora di presentarlo dal vivo durante gli spettacoli del prossimo anno». Martin Gore ha poi spiegato il significato del nome dell'album: «So che un titolo del genere può avere un significato deprimente ma, per come la vedevamo voi, abbiamo pensato di usarlo con un'accezione positiva. Come a dire: vivi tutti i tuoi giorni al massimo».

C'è molta curiosità sulle future esibizioni dei Depeche Mode senza una colonna della band come Andy Fletcher: il nuovo tour mondiale, che partirà a marzo dal Nord America e proseguirà in estate negli stadi europei, farà tappa in Italia il 12 luglio allo Stadio Olimpico di Roma, il 14 luglio allo Stadio San Siro di Milano e il 16 luglio allo Stadio dall’Ara di Bologna. Non è ancora chiaro chi sarà il sostituto di Fletcher sul palco, ma è probabile che si tratterà di un turnista di altissimo livello e non un nuovo componente della band, che resterà un duo, come evidenziato anche dai manifesti del tour. Chi ha assistito a un live dei Depeche Mode, sa bene che si tratta di uno dei concerti più suggestivi, emozionanti e coinvolgenti a livello internazionale. Merito delle suggestive videoproiezioni del fotografo/regista Anton Corbijn, in grado di rendere ancora più emozionanti i successi della band inglese, ma, soprattutto,del carisma magnetico del frontman Dave Gahan e del genio musicale di Martin Gore, che, nei pochi brani che canta (come nel capolavoro Somebody), lascia sempre il segno, come solo i grandi sono in grado di fare.

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Gabriele Antonucci