burt bacharach
(Ansa)
Musica

Addio a Burt Bacharach, il raffinato poeta delle emozioni

Il grande compositore americano è morto a 94 anni nella sua casa di Los Angeles. Insieme al paroliere Hal David ha scritto alcune delle canzoni pop più belle di sempre, vincendo 3 Premi Oscar

Il mondo della musica piange la scomparsa di Burt Bacharach, morto mercoledì a 94 anni nella sua casa di Los Angeles per cause naturali, come riferito oggi da Tina Brausam, la sua legale. Il geniale pianista e compositore americano ha accompagnato, con le sue emozionanti melodie orchestrali, almeno tre generazioni di ascoltatori, nobilitando il pop e regalandogli una veste sonora e una raffinatezza che non aveva mai avuto prima, lasciando all’inseparabile Hal David il compito di tradurre in parole le sue intuizioni melodiche e armoniche. Nell’epoca dello streaming e della musica liquida, troppo spesso le canzoni durano il tempo di una stagione, per essere poi rimpiazzate dagli altri brani del momento. Esistono invece classici che non vengono minimamente intaccati dal trascorrere degli anni, tanto da essere riproposti ciclicamente dai cantanti più giovani e apprezzati così anche della nuove generazioni. Chi non conosce brani immortali come Raindrops keep falling on my head, Walk on by, I say a little prayer,What the world needs now e Magic moments, solo per citarne alcuni? Burt Bacharach ha saputo spaziare, in 70 anni di carriera, dal jazz al soul, dalla bossanova al pop “classico” e ha saputo fonderli in uno stile sofisticato e inconfondibile. Sono decine gli epigoni che hanno cercato di riproporre la sua formula easy listening, ma nessuno è riuscito ad eguagliare il calore e al tempo stesso l’eleganza dei suoi brani. In passato è stata data una lettura troppo semplicistica delle composizioni di Bacharach, considerate da alcuni critici poco avveduti come musica da cocktail, perfetto sottofondo quando si sorseggia un Martini in un locale alla moda. Giudizi superficiali, alimentati anche dalle presunte capacità afrodisiache di alcune delle sue canzoni più romantiche. Perfino Noel Gallagher, artista notoriamente poco accomodante e spesso incline a giudizi tranchant sui suoi colleghi, ha dichiarato: «Se non convinci una donna a venire a letto con te dopo aver ascoltato un pezzo di Bacharach, vuol dire che non ne valeva la pena». Per capire l’impatto delle sue canzoni nella cultura popolare è sufficiente guardare la scena de Il matrimonio del mio migliore amico, pellicola tutt’altro che memorabile, nella quale Rupert Everett accenna a tavola le prime parole di I say a little prayer. A uno ad uno tutti i commensali ne interpretano a modo loro un piccolo brano, fino a che tutto il ristorante si ritrova a cantare il ritornello e a battere le mani in un crescendo emozionante. Come non associare, poi, le gocce di pioggia a una canzone memorabile come Raindrops keep falling on my head, tema principale del film Butch Cassidy, per il quale Bacharach ha vinto un meritato Premio Oscar come migliore colonna sonora originale? Come dimenticare il connubio artistico di Bacharach con Dionne Warwick, la cantante che meglio di tutte ha interpretato il suo stile raffinato e le sue canzoni più amate? Un rapporto che andò in crisi alla fine degli anni Settanta a causa di alcune scelte artistiche non condivise, ma che si è nuovamente rinsaldato nel 1985, dando vita alla straordinaria That’s the friend are for, cantata in compagnia di Stevie Wonder, Elton John e Gladys Knight. Impossibile citare qui tutti gli artisti che hanno interpretato le sue canzoni: ci limitiamo ai Beatles in Baby, it’s you, Aretha Franklin in Walk on by, Tom Jones in What’s new, pussycat? e Dusty Springfield in The look of love. Indimenticabili anche le sue colonne sonore, premiate con tre Oscar, due come Miglior Canzone per Raindrops keep falling of my head e Arthur’s theme (Best that you can do) e uno per la colonna sonora di Butch Cassidy. Bacharach non è certo artista che ha vissuto di ricordi, come ha dimostrato la freschezza dell'album At this time del 2005, in cui il vecchio leone del pop confidenziale si confrontava con il rapper Dr.Dre e con il vocalist soul Rufus Wainwright, dimostrando di avere ancora numerose frecce al suo arco. Dietro alla patina apparentemente allegra delle sue composizioni si intravede l’umanità di una persona che il successo non ha dispensato dalla sofferenza , con tre matrimoni falliti alle spalle, l’enorme dolore per l’amata figlia Nikki morta suicida a quarant’anni, il periodo di oblio dal quale è risorto come l’araba fenice. Tutti aspetti poco noti della sua vita, raccontati a cuore aperto nella biografia Anyone Who Had A Heart. My Life and Music scritta a quattro mani con Robert Greenfield. Più recente, ma non meno fruttuoso, il sodalizio con Elvis Costello, coautore insieme Bacharach dello splendido Painted from memory, album giustamente premiato con un Grammy Award nel 1998. «Quando il pezzo decolla -ha sottolineato Costello- Burt ingrana una marcia in più. Il risultato è quel senso di "dubbio", anche nelle sue canzoni più solari, che rende la sua musica senza tempo».

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Gabriele Antonucci