Gli uomini mi spiegano le cose di Rebecca Solnit
Lifestyle

"Gli uomini mi spiegano le cose": riflessioni sulla sopraffazione maschile

Una raccolta di articoli della celebre saggista Rebecca Solnit per riflettere da una prospettiva femminista sulle forme dell'abuso di potere

Gli uomini mi spiegano le cose (Ponte alle Grazie, 2017) è una raccolta di articoli femministi di Rebecca Solnit. Il libro, uscito da noi con qualche anno di ritardo (la pubblicazione negli Stati Uniti è del 2014), è diviso in nove capitoli in cui, partendo da stimoli diversi, Solnit riflette su diversi aspetti della sopraffazione maschile identificando due punti cardine del problema: il fatto che sia una questione profondamente e a più livelli radicata nella società (tutti i discorsi di Solnit sono supportati da statistiche), e il fatto che le sue espressioni siano sempre riconducibili all’abuso di potere.

#MeToo e #YesAllWomen: la potenza di un hashtag

Il primo saggio che dà anche il titolo al libro inizia con aneddoto personale, un esempio di sopraffazione che, grazie all’ironia con cui lo racconta Solnit, potrebbe essere anche divertente, ma si conclude parlando di stupri e omicidi. Questa involontaria struttura (lo spiega anche Solnit nella parte finale), evidenzia sin dal principio come quello trattato sia un problema di straordinaria ampiezza e generalizzato. L’abuso di potere dell’uomo nei confronti della donna, questo emerge dai testi di Solnit, è endemico nella nostra società e si manifesta a diversi livelli.

Solnit, dunque, identifica in un simile abuso prima di tutto un problema legato al genere, poiché seppur non tutti gli uomini siano abusivi, è pur vero che tutte le donne, anche quelle che non hanno subito abusi fisici gravi come uno stupro, ne hanno in ogni caso sofferto nel corso della loro vita molti altri, che siano fisici o verbali. L’hashtag #MeToo, diventato virale questo autunno a poche ore dallo scoppio del caso Weinstein, rende tangibile anche agli occhi più ciechi la vastità del fenomeno: ogni donna impara fin da piccola che riceverà commenti sgradevoli un incalcolabile numero di volte nella sua vita, impara che potrebbe anche ricevere molestie fisiche che iniziano con una mano morta e finiscono in modi peggiori.

Tutte le donne, insomma, hanno “paura”, laddove con paura si intende prima di tutto il moto di pensiero automatico su cosa sia o non sia opportuno fare per non rischiare di finire in situazioni indesiderate. Lo evidenzia un altro hashtag, #YesAllWomen, lanciato da una ragazza di nome Kaye a seguito del massacro di studenti di Isla Vista in California.

La cultura della sopraffazione                                        

Una cultura della sopraffazione che, spiega Solnit, si manifesta sia quando una donna viene molestata, sia quando, all’indomani della molestia, viene messa in dubbio ogni sua parola. Come se la stessa vittima non sia pienamente in sé, come se abbia l’innata tendenza a esagerare o a “immaginarsi le cose”, laddove molto probabilmente a un uomo verrebbe dato immediatamente credito.

Una cultura della sopraffazione dove le stesse istituzioni (Solnit porta ad esempio alcuni college nordamericani) quando devono proteggere le loro ragazze preferiscono insegnare a loro “cosa non fare”, invece di far notare ai ragazzi quali sono i comportamenti sbagliati; o ancora preferiscono dire alle ragazze, e non ai ragazzi, di non uscire la sera. La responsabilità della violenza viene in qualche modo sempre ricondotta alla vittima, dunque alla donna.
Ancora una volta, insomma, Solnit ci dimostra come un problema sociale sia un problema di genere.

Rabbia e speranza

Gli articoli di Solnit raccolti in Gli uomini mi spiegano le cose sono feroci e arrabbiati. Solnit è incalzante, elenca fatti di cronaca ed episodi di sopraffazione, trasmette la sua rabbia al lettore perché la ritiene una rabbia giusta, che trova conferma nelle statistiche, e per questo ancora più terribile. Tornando al saggio che dà il titolo al libro, questo parte, come si è detto, da un episodio reale: un ricco ospite che pontifica su un libro appena scritto dall'autrice, fingendo di conoscere l'argomento meglio di lei e senza ascoltare l'amica di Solnit, che tenta a più riprese di intervenire nella conversazione dicendo "lo ha scritto lei".

Intendiamoci, va benissimo ascoltare, va benissimo scambiarsi opinioni, e la boria è peccato sia maschile che femminile, non è certo questo che viene contestato da Solnit, quanto un’abitudine, che viene riconosciuta come radicata nell’uomo, di ribadire la propria posizione di superiorità, di mettere la donna al suo posto e farla sentire “superflua”.

Un discorso che si collega direttamente al faticoso tentativo di farsi ascoltare per essere credute: anche in questo caso possiamo fare ricorso a uno slogan e risalire a un esempio che ha fatto storia. Siamo nel 1991 e la frase “I believe you, Anita”, diventa il simbolo di questa lotta alla credibilità: Anita è Anita Hill, collaboratrice del giudice della Corte Suprema Clarence Thomas. Dopo averlo accusato di molestie fu lei a venire screditata.

La raccolta di saggi di Solnit si conclude però con una speranza: se la situazione è ancora difficile – e per molte donne drammatica –, sono stati comunque fatti dei grandissimi passi. È un problema di genere radicato da oltre cinquemila anni: e se non si può pretendere che le cose cambino in un giorno, si deve però pretendere che ci sia un movimento. I profondi cambiamenti della società che sono stati portati avanti dalla fine del secondo conflitto mondiale a oggi sono un sintomo positivo e tangibile della possibilità di questo cambiamento.

Cosa si può fare allora? Ad esempio battersi perché Cyntoia Brown – che a sedici anni ha ucciso il suo stupratore ed è stata condannata all’ergastolo nell’occidentalissimo Tennessee nel 2004 – non passi la sua vita in prigione. E riconoscere e far valere le sofferenze di tutte le Cyntoia Brown e le Anita Hill che ci circondano.

Rebecca Solnit
Gli uomini mi spiegano le cose
Ponte alle Grazie, 2017
168 pp, 14,50 euro

Per saperne di più:

Libere tutte, D'Elia e Serughetti
Cento storie di donne straordinarie in un libro

I più letti

avatar-icon

Matilde Quarti