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(Ansa)
Dal Mondo

Gli errori ed i problemi dell'Austria dietro l'attentato a Vienna

Kujtim Fejzulai era già stato arrestato, era conosciuto dall'intelligence ed aveva provato ad andare in Siria con l'Isis. Ma era libero di agire. Perché?

La sera del 2 novembre intorno alle ore 20.00, alcuni uomini armati hanno attaccato almeno sei siti in tutta Vienna compreso l'esterno della sinagoga di Seitenstettengasse che era fortunatamente chiusa. Il bilancio attuale è di almeno cinque morti e almeno 22 feriti (la conta è ancora in corso, nda), alcuni dei quali versano in gravissime condizioni. Del commando composto da quattro aggressori (tre ancora in fuga), faceva parte Kujtim Fejzulai 20enne islamista austriaco di origini macedoni-albanesi schedato dai servizi segreti austriaci perché aveva tentato in almeno due occasioni di recarsi nel "Siraq".



Kujtim Fejzulai


Per questo era stato arrestato e condannato il 25 aprile dello scorso anno a 22 mesi di carcere per "appartenenza ad un'organizzazione terroristica". Tuttavia, l'uomo è stato "rilasciato prematuramente" il 5 dicembre del 2019. L'estremismo islamico di matrice salafita è da tempo una spina del fianco del governo austriaco: un fenomeno dai numeri estremamente preoccupanti. Sono stati almeno 313 i cittadini austriaci che hanno partecipato attivamente ai combattimenti a fianco degli estremisti in Iraq e Siria. Si stima che circa 95 di questi siano tornati in Austria, mentre 55 sarebbero morti in battaglia. Di contro, circa 100 combattenti sarebbero ancora nella zona di guerra e l'Ufficio federale per la protezione della Costituzione e antiterrorismo (BVT) stima che circa il 30% di loro siano anche cittadini austriaci. Le autorità hanno anche impedito, con successo, a 90 persone di lasciare l'Austria e tra loro ci sono 22 donne. I foreign fighters austriaci sono per la maggior parte immigrati di seconda generazione dalla Cecenia, dalla Turchia e dai Balcani. Benché dal 2017 i servizi segreti non registrano più partenze per il "Siraq", c'è comunque grande preoccupazione per la costante minaccia rappresentata dai foreign fighter di ritorno e da coloro a cui è stato impedito di lasciare l'Austria, come il 20enne Kujtim Fejzulai che ha colpito ieri sera.

Le organizzazioni jihadiste -in particolare ISIS ed Al-Qaeda - sono state capaci di diffondere le loro ideologie in Austria fin dal 2011 grazie ai social media, approfittando della presenza di gruppi di predicazione salafita come "LIES!" (Die Wahre Religion, DWR), fondata dal predicatore salafita tedesco-palestinese Ibrahim Abou Nagie. Gli uomini del "LIES!" spesso giovani convertiti all'islam hanno allestito stand e distribuito gratuitamente copie del Corano nelle aree a maggioranza musulmana in Austria, Germania, Svizzera, Svezia, Finlandia, e solo per citare alcuni Paesi europei. Con questo gruppo si sono profilati predicatori del male come Pierre Vogel- Abu Hamza, Marcel Krass, Abu Dujana, Sven Lau- Abu Adam e molti altri che hanno fatto proselitismo anche nei centri per richiedenti asilo con il risultato che si sono moltiplicate le adesioni all'islam più estremo. Dopo la messa al bando di "LIES!" in Austria nel 2017 (nel 2016 era stato fatto in Germania) sono nati altri gruppi come "Imam" a Vienna e "Fitrah" a Graz che si occupano di predicazione per strada ("dawa street") e diffondono video, immagini e articoli sulle loro attività sui social media, così da espandere la loro influenza a coloro che si trovano rispettivamente al di fuori delle città di Vienna e Graz. A parole "Imam" e "Fitrah" rinunciano pubblicamente alla violenza, tuttavia, l'intelligence austriaca è preoccupata che entrambi i gruppi "procurino il terreno fertile per la radicalizzazione e il reclutamento di nuovi seguaci attraverso l'indottrinamento sistematico".

Per tornare allo jihadismo austriaco alcuni di loro sono diventati famosi: il primo fu Firas Houidi- Firas Abdullah che partì per la Siria all'inizio del 2014 ma non prima di aver postato su Facebook "All'agente dell'intelligence che potrebbe leggere questo: O ci uccidi o continuiamo, finché le teste non volano". Il 19enne tunisino-austriaco è morto nel febbraio del 2015 dopo aver convinto diversi giovani ad unirsi al Califfato nero. Grande notorietà ebbe lo jihadista austriaco Mohamed Mahmoud - Abu Usama al-Gharib già detenuto in Austria tra il 2007 e il 2011 per la sua appartenenza al Global Islamic Media Forum (GIMF), una cassa di risonanza per diffondere i contenuti multimediali prodotti da Al-Qaeda.

Mohamed Mahmoud era figlio di Sami Mahmoud che arrivò in Austria come rifugiato: disse che essendo un fratello musulmano in Egitto lo volevano uccidere; nel novembre 2014, si fece fotografare di fronte a cadaveri decapitati e seminudi, poi apparve in un video dove bruciava il passaporto austriaco. Dopo la celebrità si sposò con Ahlam al-Nasr, la propagandista dell'Isis, conosciuta anche come la "poetessa dello Stato islamico". Successivamente per lui iniziarono i guai e le gelosie all'interno della stessa Isis per la troppa visibilità conquistata… Tanto che lo arrestarono. Di lui non si seppe più nulla fino al 28 novembre del 2018, giorno nel quale Mahmoud rimase ucciso in un attacco aereo della coalizione in Siria mentre era detenuto. Secondo la ricercatrice svizzera Saida Keller-Messahli profonda conoscitrice della realtà austriaca: " La situazione in Austria è paragonabile a quella di altri Paesi europei. L'Austria ha avuto circa 300 jihadisti che sono entrati in guerra con lo Stato islamico in Siria o in Iraq. La maggior parte di questi jihadisti sono di origine cecena o bosniaca. Ma i semi del male non corrono solo sul web,

" L'Islam politico è presente nella maggior parte delle moschee in Albania, Turchia, Bosnia ed Erzegovina, così come in Austria e nel mondo arabo. I predicatori provengono da tutti questi Paesi ma ci sono anche 'predicatori politici' come Erdogan e altri che mettono benzina sul fuoco".

Altro tema sono i finanziamenti delle associazioni e delle moschee in Austria: " Sappiamo che i Paesi del Golfo finanziano anche le moschee in Austria: il Kuwait, ad esempio, il Centro islamico bosniaco di Graz, il Qatar, le moschee sotto l'influenza dei Fratelli musulmani in Austria così come in Europa. Senza dimenticare la Turchia i cui imam sono funzionari statali inviati in Europa e pagati dal governo di Ankara".

Infine, i morti di ieri sera sono saliti a cinque, mentre, sulla situazione attuale a Vienna regnano ancora incertezza e confusione e molte domande. Una su tutte: era proprio necessario liberare prima della scadenza della pena il 20enne Kujtim Fejzulai, l'autore della strage di Vienna?

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Stefano Piazza