Francesco Montanari: non ho mai pensato di essere considerato un Sex Symbol

Francesco Montanari: non ho mai pensato di essere considerato un Sex Symbol

Uno degli attori più bravi del panorama italiano, lo abbiamo conosciuto con il personaggio de “Il Libanese” in Romanzo Criminale – La serie, seguito poi come sposo in “Oggi sposi”, come detective in “Sotto il vestito niente – L’ultima sfilata”, …Leggi tutto

Uno degli attori più bravi del panorama italiano, lo abbiamo conosciuto con il personaggio de “Il Libanese” in Romanzo Criminale – La serie, seguito poi come sposo in “Oggi sposi”, come detective in “Sotto il vestito niente – L’ultima sfilata”, come super eroe in “Super G” web serie demenziale, geniale e divertentissima, fra poco su canale 5 nei panni di un mafioso in “Squadra Antimafia5″ e a teatro come Romeo in “Romeo e Giulietta”. Oggi parliamo con Francesco Montanari e, credetemi, non è affatto cattivo come sembra.

Decidere di fare l’attore è facile, ma riuscirci è un’altra cosa. Quando hai capito che sarebbe stato il tuo lavoro?

Sembrerà una storia da libro Cuore ma ti assicuro che è andata proprio così: alle medie avevo un professore, Fratel Remigio, un fratello dell’ordine dei Lasalliani, che aveva la passione del teatro e del “raccontare storie”. Quando ci spiegava la storia ce la recitava nel vero senso della parola: passava da re Luigi di Francia a Polifemo dell’ Odissea con una disinvoltura ed un divertimento tali che noi ragazzini  tredicenni impazzivano di entusiasmo.

Poi verso giugno si preparavano costumi di scena e prove nel pomeriggio per la recita conclusiva di fine anno. Bene, un anno, mettemmo in scena Rugantino ed a me venne affidata la parte di Mastro Titta, l’oste ed il boia che poi uccide con profondo rammarico il protagonista, Rugantino appunto. Andrea, mi sono talmente tanto divertito che ho pensato “voglio farlo tutta la vita!” non sapevo neanche potesse essere un lavoro, era solo un enorme goduria.

Nei momenti di sconforto legati alla mia professione ripenso a quella sensazione di tale benessere che trovo la forza di proseguire.

Il personaggio del Libanese ti ha fatto amare da tutta l’Italia, pur essendo un personaggio negativo. Mi racconti come lo hai “costruito”, a cosa ti sei ispirato?

Il Libanese… ricordo il primo giorno di set, per me il 15 gennaio 2007. Mi parlò Stefano Sollima (il regista) e mi consigliò di guardarmi “CHOPPER” film australiano con il grande Eric Bana. Voleva che mettessimo in scena quella stessa pesantezza e peso specifico, una roccia solida con la punta rivolta verso l’alto. Io ho immaginato il Leviatano, mostro biblico marino, che terrorizza ed è temuto da tutti gli uomini.

Partendo da questo con il supporto di Mario Pizzuti, acting coach, ed un’importante sceneggiatura è uscito quello che avete visto.

Il tuo primo grande amore è il teatro, di solito una volta diventati famosi la maggior parte degli attori abbandonano quest’arte per continuare solo con il cinema o la televisione. Non è così per te, come mai? 

Io ho avuto e continuo ad avere una formazione teatrale e spero di continuare sempre.

Il teatro oggi è davvero l’ unica palestra che un attore possa concedersi, non perdona, ti fa vincere inibizioni, ti allena le emozioni e ti richiede un’importante messa in gioco di te stesso perché i personaggi dei testi drammaturgici sono personaggi completi e complessi, dove non basta “dirla bene” come purtroppo alle volte è sufficiente in tv o al cinema.

Il prossimo spettacolo teatrale in cui possiamo vederti?

Il prossimo si intitola “Parole Incatenate” di Jordi Galceràn con la regia di Luciano Melchionna dove ho la fortuna di recitare accanto a Claudia Pandolfi. Il debutto è tra pochissimo il 27 agosto al festival di Todi dove lo presenteremo per poi cominciare una lunga tourneè dal 20 novembre a fine gennaio per tutta Italia per poi sbarcare a Roma al teatro Quirino la seconda settimana di maggio.

Per quanto riguarda lo spettacolo muoio dalla voglia di parlarne, ma non posso perché è un triller agghiacciante che terrà incollati gli spettatori, quantomeno noi ce la metteremo tutta. Vi aspetto in giro.

Fra poco sarai in “Squadra antimafia 5″ da Settembre su canale 5. Non ti chiedo di spoilerare, ma di raccontarmi a grandi linee chi sarai.

Interpreto Achille Ferro, rampollo della mafia catanese su cui si concentrerà la nuova serie ambientata le scorse stagioni a Palermo. Uomo senza scrupoli  in contrasto netto persino con il codice degli “uomini d’onore” stesso, fissato totalmente sul guadagno ed il potere assoluto. Amico e forse di più del suo braccio destro Michele Catena, interpretato da Edoardo Pesce, di nuovo insieme dopo Romanzo Criminale. dove era Ruggero Buffoni.

Sono molto curioso di vedere cosa è uscito fuori.

Molti ragazzi vorrebbero calcare le tue orme, qualche consiglio per chi vorrebbe incominciare ora.

L’unico consiglio vero che mi sento di poter offrire è la dedizione con se stessi. È un lavoro di un lusso meraviglioso, ed il lusso consiste nella grande possibilità di lavorare su noi stessi, ricercare in continuazione le proprie debolezze, angosce, nevrosi ed offrirle agli occhi di chi ci guarda. La generosità umana è l’unica caratteristica fondamentale per poter comunicare. È una grande responsabilità che necessita una continua disciplina emotiva. Vivere a fondo, rompere le sovrastrutture che l’ambito sociale ci impone e riscoprire la nostra animalità è l’ambizione di ogni attore degno di tal nome.

MERDA MERDA MERDA A TUTTI NOI.

Ci sono molti bravi attori in Italia, magari meno conosciuti o a ragione molto famosi, segnalaci qualcuno che stimi lavorativamente parlando.

In Italia il vivaio di attori bravi è molto ampio. Il problema è il breve tempo di preparazione che un professionista ha a disposizione prima della performance, non tanto nel teatro quanto nel cinema ed in televisione. Sicuramente un uomo che ammiro molto è PierFrancesco Favino. È un piacere e un orgoglio vederlo al lavoro, a proposito di generosità è un esempio disarmante. Spero un giorno di avere la possibilità di condividere un’esperienza con lui.

Ne potrei citare veramente tanti Elio Germano, Vinicio Marchioni, Edoardo Pesce, Andrea Sartoretti, Riccardo De Filippis, Luca Marinelli, Alessandro Roja, Andrea Di Casa, Fulvio Pepe, ma veramente tantissimi credimi non basterebbe un’intervista.

Volente o nolente sei un Sex Symbol, come ci vivi con quest’etichetta?

Arrossisco… non ho mai pensato di essere considerato un Sex Symbol e se nessuno storce il naso, ti ringrazio… sarà felice mamma!

Hai da poco cominciato ad usare “seriamente”un social network (Twitter:@Francescodaje ), spiegalo a chi non lo conosce proprio.

Ho sempre, per negligenza ammetto, evitato i social. Ma vivo in quest’epoca e lo sto accettando. Twitter come tanti altri è un mezzo di comunicazione informativa e di confronto importante se usato concretamente. Ora è da poco che mi ci sono avvicinato, quindi credo di essere proprio l’ultima persona che possa spiegarne le potenzialità, ma tranquilla ho un coach che mi da lezioni private.

Sei felice?

L’ho trovata, LA FELICITÀ!

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Andrea Delogu

Disgrafica e di sinistra, abbiate pietà.

Nella mia biografia basterebbe scrivere che sono nata a Rimini per farvi capire che volente o nolente sono cresciuta con la musica da club o da discoteca.

Nei giorni in cui non andavo a ballare son riuscita a diventare cintura nera di Karate secondo Dan, scrivere e condurre un programma per Match Music dal titolo "A casa di Andrea", presentare il meglio di Sky, recitare in "Saturday Night Live" su Italia1, far parte di un gruppo musicale e cantare la colonna sonora dello spot Heineken USA, a recitare in alcuni cortometraggi, partecipare a diversi spot pubblicitari, ma soprattutto sono riuscita a convincere Panorama a darmi un Blog.

Chi è il matto tra i due? Prima che mi dimentichi: amante del rock, della buona e abbondante cucina, sostenitrice della piadina della Lella e degli strozzapreti del BarSole, malata di Twitter e tuttologa in pensione

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