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Sarà un’estate come non l’avete mai vista

Sarà un’estate come non l’avete mai vista

Spiagge, rifugi di montagna, ristoranti, bar, parrucchieri, uffici. Panorama è andato a spiare come i luoghi pubblici si stanno organizzando per la tanto sospirata ripartenza. Ecco, in anteprima, foto, bozzetti e piantine di luoghi che, per adesso, sono un miraggio.


Fuori la quiete, il silenzio sospeso delle strade semivuote, il soliloquio triste delle saracinesche abbassate. Dentro, il fervore dell’attesa, il cantiere perenne del tempo all’orizzonte: viti che saltano, tavoli portati via, altri spostati in ossequio al distanziamento sociale. Rumore. Di separé che si alzano, di spazi che si ridefiniscono.

Altrove, uffici e negozi con barriere trasparenti, spiagge a dieta d’ombrelloni, rifugi di montagna ad accesso ridotto. Le impalcature delle prossime vacanze, i lavori in corso di una rivoluzione forzata. L’alternativa è non sopravvivere.

In attesa delle riaperture, siamo andati a spiare come ci si sta organizzando per l’ormai famigerata fase due e mezzo, quasi tre, il numero che è. Chiedendo foto, bozzetti, piantine per sbirciare dove oggi sedersi, o attardarsi, non è ancora consentito. A cominciare da bar e ristoranti, che torneranno operativi in toto a giugno, non solo per l’asporto e la consegna a domicilio.


A Milano, la sala dello stellato Andrea Berton è già stata allestita con il nuovo assetto, non resta che apparecchiarla; a Venezia, nello storico hotel Bauer sul Canal Grande, il ristorante De Pisis e la sua terrazza diminuiranno i coperti, non il fascino della vista sulla laguna e dell’atmosfera d’altri tempi; non troppo distante, a Vicenza, per il suo El Coq, lo chef Lorenzo Cogo ha studiato divisori eleganti con il designer Matteo Cibic: «Applichiamo stile e ricerca a qualcosa che è utile per la salute. Che può essere mantenuto, non cestinato. Niente brutture di plexiglass sorrette da pali». Di necessità si fa virtù. Identica la filosofia di Cristiano Tomei, volto televisivo dei fornelli. Nel suo L’Imbuto, a Lucca, tenterà il possibile per servire normalità: «A livello psicologico sarà difficile. Mangiare fuori è un’esperienza, un incontro con il cliente, vedremo se guanti e mascherine la comprometteranno. Se riusciremo a mantenere intatto l’entusiasmo».

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Interno delle cupole dello studio Obicua Architettura. Sono in bambù e garantiscono il distanziamento sociale in spiaggia.

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Gli impianti Averau a Cortina, nei pressi dell’omonimo rifugio sulle Dolomiti, che offrirà servizi di ristorazione e bar. Sulle seggiovie nessun contatto ravvicinato tra sconosciuti.

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Il sistema a pannelli DominoPlus, creato dalla start-up veneta Origama, permette di lavorare o fare meeting in presenza.

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Postazioni per il lavaggio con pannelli isolanti. Elaborazione proposta dallo studio di arredamenti per saloni e barberie Maletti Group.

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In questa immagine e nelle successive, fotografie di sale già allestite o di bozzetti e progetti per garantire uno spazio di almeno due metri tra i diversi tavoli e separare gli ospiti attraverso barriere trasparenti e non, create ad hoc. Sopra, il progetto del ristorante Venissa, a Mazzorbo, Venezia.

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Progetto di divisori per il ristorante El Coq di Vicenza.

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Bozzetto della sala del Ristorante Berton a Milano.

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L’ampia sala del ristorante De Pisis a Venezia garantisce il distanziamento sociale.

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Progetto di locale pubblico con barriere a cura della Laurenzi Consulting.

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Interno già allestito, con i tavoli distanziati, del ristorante Lunasia a Viareggio.

Intanto a Roma Dario Laurenzi, fondatore e Ceo della Laurenzi consulting, società specializzata in format per il mondo della ristorazione, progetta incessantemente rivisitazioni di locali pubblici. Evoluzioni che ci obbligheranno a qualche sacrificio: «Addio ai buffet, sia delle colazioni in albergo, sia degli aperitivi al banco nei bar. Scordiamoci il brunch. Non è così male tuttavia, ne guadagnano classe e qualità, perché un piatto è confezionato per il singolo ospite. Si limitano gli sprechi di cibo». Fingiamo di sentirci improvvisamente virtuosi. Ingoiamo il boccone amaro, rinunciamo psicologicamente a strafogarci. E le cucine? «Si punterà su quelle a vista, sinonimo di trasparenza. In generale, suggeriamo di togliere qualche pietanza dal menu, per ridurre la complessità e il traffico della brigata». Pochi piatti, si spera buoni. Tutto igienizzato con rigore: stoviglie e ambienti. Fino ai menu stessi: «Dovranno essere lavabili o usa e getta, per evitare che i fogli si trasformino in untori». Contagiati da una pagina, ecco proprio no.

La spiaggia è invece territorio di Valerio Campi, cofondatore di Obicua Architettura, lo studio che ha inventato le cupole in bambù di cui tanto si è parlato nei giorni scorsi: «Ce le hanno chieste anche in Spagna e Francia». Saranno tattiche balneari d’esportazione. A Panorama Campi ne svela i dettagli, ne mostra gli interni e la struttura: «Sono in materiali sostenibili, naturali e traspiranti, che le rendono facilmente lavabili. Si montano in mezz’ora». Dentro si può giocare, mangiare, assicurarsi che i bambini non si allontanino troppo. Saranno venduti agli stabilimenti, magari nelle battigie di tendenza ci metteranno sopra uno sponsor per recuperare i costi (sui 500 euro l’una). Produttori di gelati e creme solari, fatevi avanti.

Mario Cambiaggio, amministratore del mitico Twiga beach club in Versilia, si è già spinto oltre nelle ricerche: «Ci hanno proposto una sorta di tunnel da mettere all’ingresso della struttura, in cui il cliente transita prima di entrare. Alcuni sensori gli misurano la temperatura, una vaporizzazione leggera gli sanifica i vestiti». In attesa di un tuffo, quasi un’odissea in uno spazio. Altre accortezze allo studio: «Teli consegnati impacchettati, freschi di lavanderia. Bar con una schermatura sul bancone e un’apertura in basso da cui far uscire il gelato o la lattina di cola. Sarà strano? Diremo che è tornato il cameriere con i guanti bianchi». Meglio scherzarci un po’ su. E in caso di assembramenti sulla riva? «La concessione dello stabilimento cessa a cinque metri dal mare, il bagnasciuga non è di nostra pertinenza. Ai presenti daremo un vademecum con le regole principali, faremo dei cartelli, questo sì». Ma immaginarsi il bagnino poliziotto, è un po’ troppo. Già dovremo abituarci a vederlo con la mascherina e il vaporizzatore per l’igienizzazione sotto la canotta. Il fascino del tipo da spiaggia abbronzato sarà azzerato a colpi di spray.

Per un po’ d’aria fresca e respiri d’ottimismo, bisogna salire su in montagna. A Cortina, per esempio, per raggiungere il regno di Sandro Siorpaes, per tutti solo «Sandrone». È il proprietario del Rifugio Averau, nell’area delle Cinque Torri, tra passo Giau e passo Falzarego. «Ci aspettiamo gli italiani, gli stranieri hanno cancellato. Questi sono posti sicuri, non affollati, nei boschi s’incontra la tranquillità. Non è come d’inverno, quando gli impianti s’intasano». Si salirà in pochi per volta, tra famiglie o congiunti, qualsiasi cosa significhi. Il rifugio eseguirà la sanificazione giornaliera dei locali, avrà dispenser di prodotti igienizzanti a ogni entrata più accortezze assortite, diminuirà e ridistribuirà i tavoli. Non cambierà la sua cucina raffinata, tra le migliori sulle Alpi, garantirà la vista spettacolare dalla terrazza panoramica. La normalità la cercheremo scrutando la bellezza.

E per quando si tratterà di abbandonare lo smart working domestico, c’è chi sta ridisegnando pure l’ufficio. Stavolta non separando le scrivanie, ma aggiungendogli elementi supplementari: «Abbiamo pensato a postazioni divise da pannelli che possano essere disinfettati senza comprometterne la trasparenza. Così si aiuta un’azienda con begli spazi a mantenere una coerenza estetica» dice Nicola Cappellari, uno degli ideatori di DominoPlus, uno scudo da tavolo prodotto dalla start-up trevigiana Origama. «Si adatta bene anche ai coworking».

L’idea è di avvicinarci, per quanto possibile, con tutte le cautele del caso. Come nelle poltrone per il lavaggio per saloni e barberie, che presto vedranno nascere un divisorio. Al resto provvederanno «kit monouso con mascherina, guanti, camice e occhiali», come detta il vademecum per i parrucchieri elaborato da Uala, il sito leader nelle prenotazioni online di trattamenti di bellezza. Tra un tentativo di vacanza e il lavoro in una capsula, tra una spiaggia col coperchio e una cena con la barriera, lasciateci almeno l’illusione di sembrare presentabili.

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