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Riccardo Melosu
Musica

Abbiamo fatto un giro nella testa di En?gma

Il rapper sardo ci ha raccontato il suo nuovo album "Shardana", l'esperienza da musicista indipendente e l'amore infinito per la sua terra

En?gma, al secolo Marcello Scano, ha scelto di dedicare il titolo del suo nuovo album agli Shardana, civiltà antica del mare che secondo alcuni è all'origine del popolo sardo. Lui, cresciuto a Olbia, nel 2012 era stato tra i protagonisti della nascita di Machete, il collettivo che ha lanciato artisti come Salmo, dj Slait, Nitro, Jack The Smoker ed El Raton, diventando una delle realtà discografiche più potenti del rap italiano.

Dopo il periodo milanese è però arrivato il richiamo di casa, una "scelta umana" che è coincisa con una rivoluzione artistica dettata dalla totale indipendenza e autoproduzione, altre caratteristiche in comune con la sua isola. L'album, anticipato dai singoli Krav Maga, Nuvole e Cupole e Copernico, è subito entrato nella classifica FIMI degli album più venduti in Italia.

Nell'ultima settimana sei stato l’unico artista senza etichetta ad entrare nella top 10 degli album più venduti della classifica FIMI, insieme a tanti artisti di Sanremo. Cosa significa per te?

"Questa cosa era capitata anche l'anno scorso con Indaco, con la differenza che non c'era stato il Festival ravvicinato. Quando Sanremo funziona come format tv ne beneficiano anche gli artisti e quest'anno la musica del Festival sta vendendo tanto. L'anno scorso siamo arrivati anche più in alto perché non c'era questa concorrenza, ma è comunque un risultato enorme. Per me come per altri significa speranza, la possibilità di farcela senza etichetta, mettendoci del proprio, andado a curare in prima persona tante sfaccettature diverse, non solo la musica".

Non hai mai pensato che con un'etichetta alle spalle avresti potuto essere ancora più in alto?

"Si, probabilmente se avessi avuto un'etichetta avrei potuto fare di più. Ma non un'etichetta a caso: se fossi stato ancora in Machete probabilmente avrei fatto più numeri, ma semplicemente per l'esposizione mediatica. In fin dei conti però anche così mi sta rimanendo molto in mano, vedo che va sempre meglio."

Con Indaco avevi iniziato la tua esperienza nella totale autoproduzione e autogestione. Cosa hai imparato in questi anni?

"In questo ambiente, lavorando a 360°, a volte impari una cosa e devi subito disimpararla perché il mercato cambia. Per esempio con Indaco era importante fare una buona promozione su Itunes, adesso invece c'è Spotify. Bisogna stare sempre attenti a questi lati del marketing, anche se a volte si vorrebbe fare musica e basta. Con questo album io e Kaizén abbiamo fatto una promozione migliore rispetto a Indaco, siamo usciti nel momento giusto e abbiamo selezionato meglio i pezzi. Ciononostante abbiamo fatto altri errori, è normale ed umano, non siamo nati facendo i manager o gli addetti al marketing".

Il titolo dell'album conferma ancora una volta il legame con la tua terra, la Sardegna. Perché hai scelto gli Shardana?

"Nella mia idea volevo rappresentare il guerriero 2.0, un immaginario distopico. È il mio disco più aggressivo, volevo un'immagine rude e di impatto. Gli Shardana racchiudevano questa aggressività e questa rabbia, mista al discorso territoriale: metto più Sardegna possibile in quello che faccio. Ormai da 5 anni sono tornato a vivere stabilmente a Olbia, la mia terra è fondamentale, mi dà ispirazione. In tanti mi hanno detto che questo "sembra un disco sardo", mi fa piacere che la gente lo noti".

Nei commenti ai tuoi lavori ho notato un termine che ultimamente era un po' sparito: "fotta". Perché secondo te? Ne hai troppa o ce n'è di meno in giro?

"Esatto, credo ce ne sia un po' di meno in giro. A me piacciono determinati termini, quelli che racchiudono il senso meglio di altri. "Fotta" è uno di quelli: è una questione quasi emozionale, rappresenta quando arrivi alla gente in una certa maniera, quando con l'udito riesci a scuotere tutto il corpo. Credo che nella scena attuale si stia perdendo un po' di emozione, sia nel rap che nella trap. Che poi la trap è una corrente del rap, si rappa sulle basi trap, non esiste il "trappare". Forse c'è meno emozione nei progetti, vuoi anche per colpa dei tempi attuali che ti portano a fare dischi a distanza ravvicinata, non era mai stato così. Questo porta a perdere un po' di "fotta", ma io non ne ho risentito. Anzi..."

In Krav Maga dici: "Rivoluzionari nel sistema finché non ne siamo parte": è quello che ti ha portato lontano da Milano?

"Si, ma non perché Milano mi stava cambiando. Non mi piace un certo tipo di ambiente, frequentare la gente solo per comodità. Milano è la capitale del rap, al punto che anche tanti romani si trasferiscono per essere più nel gioco. Arrivi da rivoluzionario, poi ti ritrovi in un certo circolino, ti adagi e perdi anche lo spirito rivoluzionario che ti ha portato a combattere. Il tutto a favore di una comfort zone..."

Il tuo disco è un intreccio di storia, letteratura, cinema, visioni: cosa ti ha ispirato per la scrittura di questo disco?

"Osservo quello che mi succede nella vita, ma per prima cosa la mia fonte d'ispirazione sono le strumentali. Di solito mi metto a scrivere la notte, spengo tutte le luci e accendo qualche candela. Entro in un mondo mio e la mia testa fa il resto creando l'ambientazione che mi serve per produrre immagini".

In tanti continuano a cercare frecciate e indiscrezioni sul tuo addio con Machete: qual è la verità, siete rimasti amici?

"Il mio addio a Machete è stato una questione umana. Probabilmente sia Indaco che Shardana sarebbero stati due progetti vincenti con Machete Empire Records. Io però non mi trovavo più bene con i fondatori, così mi sono defilato. Non ho nessun problema con Nitro, Jack e gli altri componenti della crew, fino ai registi. Sono tutte persone che sento spesso. Il motivo dell'addio è stata una differenza di vedute con i fondatori, ma in modo totalmente tranquillo. Non c'è stato nessun polverone, l'addio è ormai datato due anni: è normale che se ne discuta ma vedo con piacere che se ne parla sempre meno..."

Obiettivi per questo 2018?

"Non fermarmi, non me lo posso permettere. Sicuramente farò uscire qualcos'altro durante quest'anno. Shardana è stato un passo in avanti rispetto ad Indaco. Ne voglio fare altri."

Le date del tour di Shardana

10 marzo Spazio 211 - Torino

23 marzo Pedro - Padova

29 marzo Square - Napoli

20 aprile Beat Cafè - San Salvo (CH)

21 aprile Legend Club - Milano

27 aprile Crazy Bull - Genova

1 maggio Le Capannine - Catania

4 maggio Arlecchino - Vedano Olona (VA)

12 maggio Fabrik - Cagliari

18 maggio Monk - Roma


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Matteo Politanò