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Voluntary disclosure, perché i commercialisti chiedono più tempo

L’Agenzia delle entrate potrebbe prorogare il termine per il rientro dei capitali, fissato per ora al 30 settembre

Non si placano le proteste dei commercialisti sui tempi tecnici necessari all’espletamento delle pratiche riguardante la voluntary disclosure. Attualmente infatti, il termine ultimo per la presentazione delle prima istanza sul rientro dei capitali, è fissata inderogabilmente al 30 settembre. È vero che proprio in queste ultime ore l’Agenzia delle entrate ha emanato una circolare con la quale posticipa la scadenza di 30 giorni, ma questo termine vale solo per la trasmissione della documentazione e della relazione di accompagnamento all’istanza di accesso alla procedura. Dunque uno sforzo che per i commercialisti appare ancora insufficiente per sanare una situazione di disagio e caos di cui si è fatto in particolare portavoce Gerardo Longobardi, presidente del Consiglio nazionale dei commercialisti.

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La scadenza del 30 settembre secondo Longobardi, che ha inviato una lettera aperta sulla questione al ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, risulta impossibile da rispettare e costringerà molti professionisti a rinunciare all’incarico, con tutto ciò che ne consegue in termini di “gettito e di emersione di attività sconosciute al fisco”. Le ragioni che spiegano questo stato di malessere sono diverse, e sono tutte legate ai tempi e alle procedure burocratiche con cui nel tempo sono stati chiariti una serie di dettagli sulla normativa per il rientro dei capitali. “Alcuni rilevanti dubbi interpretativi – scrive ad esempio nella lettera Longobardi – sono stati risolti solo nel mese di agosto con due circolari emanate dall’Agenzia delle entrate”.

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Senza contare che il cosiddettowaiver, ossia il facsimile dell’autorizzazione da rilasciare agli intermediari finanziari esteri a trasmettere all’Agenzia delle entrate tutti i dati concernenti le attività oggetto di collaborazione volontaria, relativo alla Svizzera, è stato reso disponibile soltanto il 27 agosto scorso. Non bisogna poi dimenticare, aggiunge Longobardi, che la “norma che sterilizza il raddoppio dei termini per l’accertamento è entrata in vigore il 2 settembre, con la conseguenza che solo a partire da tale data molti contribuenti si sono attivati per aderire alla procedura”. Infine, c’è da tenere conto che “la formazione del dossier documentale è adempimento molto complesso, tenuto conto della necessità di ricostruzione analitica degli imponibili da regolarizzare”.

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Ecco perché dunque, la mini proroga sui tempi di presentazione della documentazione è considerata ancora del tutto insufficiente. In realtà, propone Longobardi, servirebbe un allungamento dei tempi molto più congruo, magari anche oltre il 31 dicembre 2015, data in cui scadono i termini per gli accertamenti delle entrate sull’annualità 2010. Una proposta che sembra aver fatto breccia tra i tecnici dell’Agenzia delle entrate, che starebbero effettivamente lavorando a un più sostanzioso posticipo della scadenza originaria. Solo nei prossimi giorni però si potrà capire se ci saranno effettivamente dei cambiamenti sulle norme attualmente in vigore. I commercialisti, ovviamente, attendono fiduciosi.

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Giuseppe Cordasco

Sono nato e cresciuto ad Aarau nel cuore della Svizzera tedesca, ma sono di fiere origini irpine. Amo quindi il Rösti e il Taurasi, ma anche l’Apfelwähe e il Fiano. Da anni vivo e lavoro a Roma, dove, prima di scrivere per Panorama.it, da giornalista economico ho collaborato con Economy, Affari e Finanza di Repubblica e Il Riformista.

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