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MANJUNATH KIRAN/AFP/Getty Images
Economia

I vantaggi economici della scelta vegetariana

Una dieta più equilibrata potrebbe permetterci di ridurre le emissioni inquinanti fino al 70 per cento, e di far crescere il Pil mondiale di ben 13 punti

"La carne (soprattutto rossa), fa male alla salute, quindi il suo consumo va ridotto, se non eliminato"; "per chi consuma solo verdura i rischi di tumori e malattie dell'apparato si riducono significativamente"; "non è giusto uccidere gli animali per macellarli"; o ancora "l'intero ecosistema sarebbe più equilibrato se l'uomo non intervenisse per modificarlo per favorire il proprio interesse". Sono queste alcune delle argomentazioni che sentiamo spesso ripetere quando si discute di diete e, in particolare, dei vantaggi di uno stile alimentare vegetariano

I vantaggi economici di una dieta con poca carne

Quello che invece quasi mai si considera è l'impatto economico di una dieta che, di fatto, abolisce il consumo di ogni tipo di carne. Un gruppo di ricercatori di Oxford guidati da Marco Springmann ha provato a porsi questa domanda, e ha scoperto che se la popolazione mondiale manterrà l'attuale livello di consumo di carne anziché adottare una dieta più bilanciata, l'economia globale in generale, e quella americana in particolare, pagheranno un costo salatissimo: 1,6 trilioni di dollari la prima entro il 2050 e dai 197 ai 289 miliardi la seconda.

Perché consumare più frutta e verdura fa risparmiare

Lavorando sulla base di scenari ipotetici, la ricerca degli studiosi di Oxford ha cercato di quantificare quale potrebbe essere l'impatto economico di una dieta ad elevato consumo di carne; quello di una più bilanciata sul consumo di frutta e verdura; quello di una vegetariana e anche quello della vegana, che esclude persino il consumo di uova, latte e altri prodotti che derivano dagli animali. Le variabili prese in considerazione sono state tre: costi sanitari, ovvero legati alla cura di malattie come diabete e altri disturbi cardiaci dipendenti da un elevato consumo di carne, spese sanitarie indirette, legate all'assistenza (non pagata) da parte di familiari e amici chiamati a prendersi cura dei malati, e mancate emissioni di gas serra derivanti da produzione e commercializzazione della carne.  

I risultati, ripresi anche daThe Atlantic, sono sbalorditivi: se l'intero pianeta seguisse la dieta equilibrata proposta dall'Organizzazione Mondiale della Sanità, si potrebbero risparmiare da oggi al 2050 968,8 miliardi di dollari (482 per le spese sanitarie dirette, 252 per quelle indirette, e 234 in mancate emissioni). Se diventassimo tutti vegetariani, i risparmi salirebbero a 1483,8 miliardi di dollari. Da vegani, invece, potremmo addirittura raggiungere il tetto dei 1636,5 miliardi

I vantaggi della dieta vegetariana variano da paese a paese

I vantaggi di una dieta che include più frutta e verdure non sarebbero tutti uguali nelle varie regioni del mondo. L'impatto varierebbe infatti in base all'attuale consumo di carne e al costo della sanità locale, ecco perché il beneficio maggiore sarebbe a favore degli Stati Uniti, nazione in cui si vende tantissima carne e in cui la sanità è molto cara. Per l'America i ricercatori di Oxford avrebbero stimato infatti un guadagno di 197,1 miliardi di dollari nel caso in cui fosse adottata una dieta equilibrata, 258,6 per una vegetariana e 289,1 per una vegana. 

Dieta vegetariana e Pil

Non è la prima volta che vengono pubblicati studi scentifici che sostengono che la riduzione del consumo di carne possa avere impatti positivi a livello sia sanitario che ambientale. La vera differenza con il lavoro di Springmann è che questi vantaggi vengono quantificati. Non solo, a parte il risparmio personale dei singoli, il team di Oxford offre argomentazioni valide anche per i governi interessati a promuovere una dieta più bilanciata. Mantenendo una visione di medio-lungo periodo, i ricercatori inglesi hanno calcolato che una riduzione del consumo di carne potrebbe ridurre il tasso di mortalità globale di una percentuale che oscilla tra il 6 e il 10 per cento, mentre le emissioni di gas serra potrebbero essere tagliate dal 29 al 70 per cento. Infine, ed è questo il valore che interessa di più ai leader dei vari paesi, l'impatto sul Pil globale di questo tipo di una dieta povera di proteine oscilla tra lo 0,4 e il 13 per cento. Visto che l'economia internazionale sta ancora soffrendo e il 2050 non è poi così lontano, forse sarebbe il caso di approfondire la riflessione sull'impatto economico di medio periodo delle nostre abitudini alimentari. 

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Claudia Astarita

Amo l'Asia in (quasi) tutte le sue sfaccettature, ecco perché cerco di trascorrerci più tempo possibile. Dopo aver lavorato per anni come ricercatrice a New Delhi e Hong Kong, per qualche anno osserverò l'Oriente dalla quella che è considerata essere la città più vivibile del mondo: Melbourne. Insegno Culture and Business Practice in Asia ad RMIT University,  Asia and the World a The University of Melbourne e mi occupo di India per il Centro Militare di Studi Strategici di Roma. Su Twitter mi trovate a @castaritaHK, via email a astarita@graduate.hku.hk

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