UE-Mercosur: accordo fatto. Timori per l’agricoltura italiana ed europea
Dopo oltre 20 anni di negoziati, Bruxelles celebra l’intesa sul libero scambio con i Paesi del Sud America. Ma Francia e Italia avvertono: "Rischi per agricoltura, consumatori e competitività"
Accordo fatto. Dopo oltre vent’anni di negoziati l'Unione europea ha concluso l'accordo commerciale con il Mercosur (Mercato comune del Sud America). Blitz della presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen è volta a Montevideo e ha portato a casa l’intesa. Bruxelles esulta considerandola una svolta e un’opportunità in una fase in cui la Cina sta mettendo le mani sull’America Latina. Plaudono Germania (pensando all’industria dell’auto) e Spagna (guardando ai solidi e storici rapporti economici con i Paesi del Sud America). Ma carni bovine, riso, zucchero, soia, miele provenienti dai Paesi del Mercosur spaventano l'agricoltura europea, soprattutto quella italiana e francese. "Non condivido i trionfalismi, servono garanzie su reciprocità e protezione dei nostri prodotti", ha commentato il ministro Francesco Lollobrigida. E le diverse associazioni di categoria italiana (da Confagricoltura a Confagri) temono “danni” per il settore.
L’intesa elimina i dazi su gran parte delle esportazioni: il 91% delle esportazioni UE verso il Mercosur e il 93% in direzione opposta. Questo porterà a un risparmio annuo di circa 4 miliardi di euro per le imprese europee, soprattutto nei settori automobilistico, tecnologico e tessile. Al contempo, i prodotti agroalimentari del Mercosur (carne bovina, pollame, zucchero) potranno accedere al mercato europeo a tariffe ridotte, ma con quote contingentate per mitigare il rischio di sovrapproduzione. Tra le principali novità c’è la protezione di oltre 350 indicazioni geografiche europee (tra cui Parmigiano Reggiano, Prosecco e Prosciutto di Parma) contro imitazioni nei Paesi del Mercosur. Inoltre, le imprese europee potranno partecipare più facilmente alle gare d’appalto pubbliche in Sudamerica, mentre le procedure doganali saranno semplificate per facilitare gli scambi.
L’accordo, che coinvolge un mercato da 780 milioni di persone e vale il 25% del PIL globale, ha ricevuto forti critiche da parte di Italia e Francia, preoccupate dell’impatto sull’agricoltura europea e sui consumatori. Parigi si oppone fermamente all’accordo, con il presidente Emmanuel Macron che lo ha definito “inaccettabile”. La Francia lamenta il rischio di un’invasione di cibo a basso costo e denuncia il mancato rispetto dei diritti dei lavoratori e degli standard ambientali nel Mercosur. In Italia il ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida ha chiesto garanzie sulla reciprocità degli standard e sulla protezione dei prodotti italiani, mentre il vicepremier Antonio Tajani ha mostrato un’apertura maggiore, pur sottolineando la necessità di correzioni.
Gli agricoltori denunciano tre criticità. Innanzitutto, gli standard produttivi: le aziende sudamericane sarebbero soggette a regole ambientali e sanitarie meno rigide, tra cui l’uso di antibiotici e ormoni negli allevamenti e di pesticidi vietati nell’UE. Secondo aspetto è la concorrenza sleale: il costo inferiore della manodopera e normative meno stringenti renderebbero i prodotti sudamericani più economici, danneggiando la competitività dei produttori europei. Terza criticità la salute dei consumatori con il rischio che prodotti non conformi agli standard UE arrivino sulle tavole europee. Secondo Coldiretti potrebbe poi aggravarsi il deficit commerciale nel settore agroalimentare tra UE e Mercosur, che attualmente ammonta a 23 miliardi di euro a favore dei Paesi sudamericani.
Secondo Bruxelles l’accordo rappresenta una grande opportunità per l’industria europea. La Germania, primo esportatore europeo verso il Mercosur, ha celebrato l’intesa, sottolineando il potenziale per creare quasi un milione di posti di lavoro in Europa. Anche in Italia, dove oltre 8mila imprese esportano nel Mercosur per un valore di 1,2 miliardi di euro annui, l’intesa potrebbe favorire le piccole e medie imprese grazie alla riduzione degli oneri burocratici e al miglior accesso agli appalti pubblici. Per placare le critiche, l’accordo include clausole vincolanti sugli Accordi di Parigi, che consentono la sospensione dell’intesa in caso di gravi violazioni.
Accordo fatto dunque, ma la partita è ancora aperta. La ratifica dovrà passare per il Parlamento Europeo e i Parlamenti nazionali. E non sarà un iter che procederà liscio come vorrebbe Bruxelles.