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Economia

Ocse: Italia bene con le riforme, ma disoccupazione e lavoro restano la priorità

Preoccupazioni per la crescita a lungo termine nell'economia del nostro paese nel rapporto dell'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo

Dopo essere stata "duramente colpita dalla crisi", l'economia italiana "ha assistito a una ripresa della produzione e a un miglioramento del mercato del lavoro" ma l'elevatissima disoccupazione giovanile rimane un'emergenza che pone rischi di lungo termine per la crescita. È quanto sottolinea l'Ocse (l'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo) nel rapporto "Going for growth", presentato al G20 finanziario di Shangai.

"La disoccupazione resta molto alta, in particolare per i giovani e per i disoccupati da lungo tempo, cosa che mina la crescita nel lungo termine e l'inclusività attraverso l'erosione e l'allocazione errata di capacità nonché tramite una ridotta mobilità sociale", sottolinea l'organizzazione di Parigi, "mobilitare una vasta gamma di politiche per migliorare le opportunità di lavoro per i disoccupati e facilitare il loro ritorno sul mercato del lavoro rimane un'agenda di riforme prioritaria". La disoccupazione in Italia è la terza più alta dell'area Ocse dopo Spagna e Grecia.

Le raccomandazioni

L'Ocse ribadisce quindi le sue raccomandazioni in materia di lavoro: "riequilibrare la protezione dal posto di lavoro al reddito del lavoratore riducendo la dualità del mercato del lavoro con assunzioni e licenziamenti piu' flessibili e procedure legali piu' prevedibili e meno costose sostenute da una rete di sicurezza sociale più estesa e lo sviluppo di politiche del lavoro attive" nonché "espandere le politiche attive, concentrando in particolare le risorse sui disoccupati di lungo termine". "Nel caso dell'Italia, migliorare l'equità e l'efficienza dell'educazione aumenterebbe l'occupabilità tra i giovani lavoratori", sottolinea ancora il rapporto, "facilitando il ritorno al lavoro dei disoccupati di lungo termine, politiche attive più decise abbasserebbero il rischio di povertà ed esclusione sociale, riducendo cosi' le diseguaglianze".

Le attività di riforma

Il rallentamento del processo di riforma delle economie dell'area Ocse osservato nel 2013 e nel 2015 ha proseguito nel 2015 ma il ritmo dell'attività riformatrice "continua a essere generalmente più alto nei paesi dell'Europa meridionale, in particolare l'Italia e la Spagna, che tra i paesi nordeuropei" si legge nel rapporto Ocse . Che sottolinea, a proposito dell'Italia, i provvedimenti nel campo del mercato del lavoro (sebbene occorra "restringere la differenza nelle forme di protezione tra lavoratori tipici e atipici") e i provvedimenti "rilevanti" per il miglioramento dell'efficienza della giustizia civile e delle procedure fallimentari, un ulteriore punto sul quale l'organizzazione di Parigi suggerisce di intensificare gli sforzi. L'Ocse punta inoltre l'indice sulla riduzione dei costi per avviare un'impresa che, a quanto suggeriscono alcune simulazioni, "ha aumentato in modo significativo il tasso di natalità aziendale".

Prospettive

"Le prospettive di crescita mondiale restano incerte nel breve termine, le economie di mercato emergenti stanno perdendo vigore, il commercio mondiale sta rallentando e la ripresa nelle economie avanzate è frenata dal persistere di un clima d'investimenti deboli".  "Tali preoccupazioni di breve termine emergono in una congiuntura di diffusa decelerazione dei guadagni di produttività, con una tendenza decrescente, perlomeno nelle economie avanzate, che risale agli inizi del 21mo secolo e con pochi segnali di ripresa", si legge nel documento, "il rallentamento della crescita osservato nelle economie di mercato emergenti negli ultimi due anni, suscita altresì interrogativi sulla loro capacità di colmare ulteriormente il divario di reddito rispetto alla maggior parte dei Paesi più avanzati". "Gli argomenti a favore di riforme strutturali associate a politiche di sostegno della domanda, restano sempre molto validi per aumentare in modo sostenibile la produttività e la creazione di posti di lavoro che promuoveranno una migliore equità, afferma ancora l'Ocse, "nella formulazione delle strategie di riforma destinate a migliorare in modo sostenibile il benessere di gran parte dei cittadini, a livello mondiale, i Governi devono affrontare profonde debolezze strutturali che la crisi ha evidenziato, ma che in molti casi erano presenti ben prima della crisi".

Priorità

"Nei Paesi in cui la diseguaglianza di reddito è fonte di preoccupazioni, la maggior parte delle azioni circa le priorità dell'azione pubblica dovrebbero essere utili per ridimensionare la scala di distribuzione dei redditi", prosegue il documento, "in un contesto di prospettive economiche globali deboli, il momento è opportuno per dare priorità a riforme che non solo stimolino l'occupazione e la produttività, ma che siano più atte a sostenere l'attività economica a breve termine". "Oltre a sostenere gli investimenti in infrastrutture pubbliche, tali interventi includono la riduzione delle barriere all'entrata nel settore dei servizi, riforme dei benefici dei sistemi sanitari e pensionistici, misure sui servizi abitativi e programmi per facilitare la ricerca di un posto di lavoro e a favore della mobilita'", scrive inoltre l'Ocse, "accrescere i risultati di breve termine derivati dalle riforme strutturali richiede altresì che le disfunzioni rimanenti del settore finanziario siano affrontate allo scopo di migliorare i flussi di credito destinati alle famiglie e alle imprese con un accesso limitato ai mercati finanziari". "Nell'area dell'euro, una maggiore sincronizzazione delle riforme aiuterebbe altresì a ridurre i costi di transizione dando un maggior margine di manovra alla politica monetaria per attenuare un potenziale innalzamento dei tassi d'interesse reali che risulterebbe da un'inflazione persistentemente bassa", conclude l'Ocse.


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Redazione Economia