Le agenzie del lavoro pronte ad aiutare i centri per l'impiego
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Economia

Le agenzie del lavoro pronte ad aiutare i centri per l'impiego

Stefano Colli-Lanzi, fondatore di Gi Group, suggerisce di fare come in Germania, dove i privati collaborano con il pubblico per formare i disoccupati

Un aiuto ai centri per l’impiego potrebbe arrivare dalle agenzie per il lavoro, cioè le società private che si occupano di ricerca e selezione del personale, di formazione, di interinale. Più che una proposta è un auspicio quello che arriva da Stefano Colli-Lanzi, 54 anni, chief executive officer e fondatore di Gi Group, una multinazionale italiana del lavoro presente in 27 Paesi con un fatturato di 2 miliardi di euro, sesto operatore europeo, primo in Brasile e ventesimo nel mondo.

"In genere le agenzie per il lavoro non hanno molti rapporti con i centri per l’impiego, dipende dalla situazione a livello regionale" spiega l’imprenditore. "Il loro problema è che non hanno le competenze nelle politiche attive, cioè nell’aiutare le persone a trovare una nuova occupazione, a migliorare le competenze, a fare formazione e a individuare le aziende che cercano lavoratori. In questo noi siamo più bravi. Non a caso perfino in Germania, dove i job center pubblici sono più forti dei nostri, c’è una collaborazione pubblico-privato. Non siamo concorrenti, lo Stato dovrebbe far fare ad altri quello che non sa fare".

Insomma, una mano tesa al governo da chi guarda con ottimismo al futuro ma non è affatto contento del presente. Gi Group ha appena festeggiato l’ennesima acquisizione, mettendo nel suo carniere il marchio e le attività europee dell’irlandese Grafton Recruitment, tra i leader in Repubblica ceca, Slovacchia, Polonia e Ungheria nella ricerca e selezione di professionals, cioè di persone che hanno già un lavoro, e nella somministrazione di lavoro temporaneo. Grafton Recruitment è presente con 26 uffici in Europa e ha 350 dipendenti. Ma se Colli-Lanzi continua a rafforzare la presenza sui mercati internazionali, sul fronte interno incassa cattive notizie: "Se lo scorso anno crescevamo del 20 per cento, quest’anno il fatturato ha rallentato la sua corsa e salirà del 10. Il sistema sta frenando. Ed è un peccato, perché le aziende hanno comunque bisogno di personale e di chi le aiuta a trovarlo. Inoltre abbiamo accantonato il progetto di quotarci in borsa. C’è troppa incertezza, gli investitori sono in fuga dall’Italia".

Pochi mesi fa il un articolo su "Il Foglio" Colli-Lanzi sosteneva che l’Italia aveva le migliori leggi sul lavoro. Un giudizio basato sulla sua esperienza internazionale: dopo una prima acquisizione in Germania nel 2007, oggi Gi Group è presente in tre continenti, dalla Cina al Regno Unito, dalla Polonia al Brasile. Ora però non ne è più convinto: "Secondo me avevamo un buon sistema, guardato con interesse anche all’estero. Certo, era migliorabile, per esempio nei contratti a termine. Ma guardi il decreto dignità: è stato scritto malissimo, limita gli spazi di manovra per lavoratori e aziende, e genera opportunità solo per gli avvocati con l’aumento del contenzioso".

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Guido Fontanelli